Jolly Roger 6½ / 10 12/11/2012 15:30:23 » Rispondi Sicuramente Carriers è un film che colpisce. Due fratelli, con due ragazze, attraversano il continente americano e le sue tipiche strade desolate, in un mondo che stà morendo a causa di una pandemia, diretti verso la spiaggia messicana dove trascorrevano le vacanze da bambini – un luogo abbastanza desolato, dove contano di rifugiarsi e attendere che la pandemia finisca. Lungo questa strada faranno vari incontri, alcuni buoni e altri meno buoni. Il background pesca un po' da 28 Giorni Dopo e da The Road, ma Carriers punta più che altro sulle interazioni tra i personaggi e sulla loro psicologia, tralasciando gli aspetti più gore, con l'effetto che le scene di tensione sono poche, ma il film è molto efficace, crudo e realistico. I personaggi sono molto curati, i rapporti fra di loro sono profondamente analizzati così come l'evoluzione dei loro personaggi nel corso della storia. Quel che importa, in un mondo che sta morendo, è restare vivi, fare di tutto per non essere contagiati. Tutto il resto diventa secondario: persino gli affetti più cari. In un mondo che muore, diventa normale abbandonare le persone care, se sono state contagiate, al loro destino. Non importa se si tratta di una bambina. O dei propri genitori. O della propria fidanzata. In un mondo che sta morendo, si uccide anche per un po' di benzina…perché la benzina non è più soltanto un combustibile che fa muovere una macchina, ma diventa una speranza, uno strumento che ti permette di fuggire e di sopravvivere. In un mondo che sta morendo, vale il principio mors tua, vita mea. Questo principio è portato all'estremo e il film è fin troppo sincero nel non nascondersi dietro alcun buonismo, mostrando a quali bassezze possa portarci la natura umana in una situazione terrificante in cui si è costretti a lottare ogni minuto per la propria sopravvivenza. Ma è anche pregevole nell'analizzare le conseguenze a cui l'applicazione di tale principio porta: ogni volta che, per salvarsi, compiono qualche azione che – in un mondo come quello "normale" – è considerata sbagliata o immorale o disumana, ogni qualvolta si lasciano alle spalle qualcuno, i protagonisti perdono anche qualche cosa di loro stessi, della loro umanità. In una parola, si annientano, poco per volta.
Non a caso, quando il ragazzo e la ragazza arrivano a destinazione, scoprono che il viaggio li ha completamente trasformati: li ha resi due perfetti estranei, l'uno nei confronti dell'altra. A nessuno dei due importa dell'altro. Ognuno di loro sa che potrebbe uccidere l'altro, o che potrebbe essere ucciso dall'altro, semplicemente qualora le condizioni lo rendessero opportuno. Uccidendo il fratello, il biondo, in realtà, uccide l'ultimo briciolo di umanità che aveva dentro, intesa come solidarietà, fratellanza, capacità di sperare in un futuro migliore ma anche capacità di MERITARSI un futuro migliore. In realtà il viaggio dei ragazzi non è verso la speranza, ma verso il nulla. E' un lungo viaggio su un binario morto. Secondo questa lettura, il film è profondamente nichilista: rappresenta l'ultimo viaggio estremo di due sopravvissuti, i quali, però, sembra non sopravviveranno ancora per molto, anche perchè, a ben vedere, non lo meritano: hanno lasciato dietro di sè solo terra bruciata, una tabula rasa di affetti, e facendolo si sono bruciati dentro. Potrebbero benissimo anche essere gli ultimi due esseri umani vivi e sani, giunti, però, ad un punto di non ritorno. Il loro viaggio è una sorta di eterno ritorno all'inizio, dove, dalla scena iniziale, si giunge proprio alla stessa scena finale: i sopravvissuti arrivano sulla spiaggia, dove il film era iniziato, con i due fratelli, da piccoli, che si rincorrevano in riva al mare, giocavano e si abbracciavano. Ma quel tempo non esiste più, è finito. Il cerchio si è chiuso. L'arrivo su quella spiaggia non significa più speranza: i propri cari sono morti. La reciproca compagnia dei due sopravvissuti non conta nulla. Quella spiaggia ormai può avere una funzione esclusivamente consolatoria, per il fratello biondo: aspettare la morte, addolcire l'agonia cercando di ri-vivere il tempo passato attraverso i ricordi, ricordi di un tempo che non può più tornare.
Considerato quanto detto in spoiler, il mio voto non può andare oltre il sei e mezzo, peraltro già strappato. Peccato, fino a dieci minuti dalla fine gli avrei dato un otto.