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C'ERA UN PADRE regia di Yasujiro Ozu

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amterme63     5 / 10  23/10/2014 22:59:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Parallelamente a quello che aveva fatto Kurosawa con "Lo spirito più elevato", anche Ozu si deve inchinare alle prescrizioni delle autorità giapponesi in guerra, riguardanti gli spettacoli cinematografici. I film, se non di aperta propaganda, devono comunque rappresentare la perfezione della virtù, la dedizione totale ai doveri, lo spirito di sacrificio, la felicità individuale nel compiere alla lettera ciò che è prescritto, ciò che ci si aspetta debba essere l'ideale e il perfetto.
Ozu continua comunque a trattare il suo tema preferito (il rapporto fra padre e figlio, il conflitto fra aspirazioni individuali ed esigenze sociali) rovesciando però i termini e i significati con cui aveva fino allora rappresentato questo importante aspetto della vita umana. Nei suoi film precedenti vedevamo spesso ragazzini ribelli e pestiferi mettere in dubbio o in discussione l'autorità paterna; i padri a loro volta avevano i loro problemi vedendosi costretti a chinare il capo e umiliarsi per ottenere una posizione sociale di rispetto. Erano rapporti vivi e conflittuali, di forte impatto umano ed emotivo, da cui scaturiva quasi sempre una nuova consapevolezza e una accettazione reciproca.
In "C'era un padre" si tende invece ad annullare qualunque tipo di recriminazione e critica nei confronti dell'esistente. Ne viene fuori un quadro in cui si sa già cosa sia perfetto, cosa si debba fare e come ci si debba comportare. Tutto è tracciato e stabilito e la singola persona trova la propria felicità e il proprio compimento proprio nell'adesione completa a questa legge collettiva. I propri desideri, i propri sentimenti più personali esistono sì, procurano all'inizio dolore e dispiacere nel vederli non realizzati, ma poi molto velocemente ci si convince che valeva la pena rinunciare.
Il personaggio del figlio è fin troppo statico e semplicistico, tanto da apparire quasi irreale. Colpisce l'arrendevolezza e la facilità con cui si fa guidare. L'attore recita poi in maniera monoespressiva e quasi leziosa.
Un po' più complesso è il personaggio del padre. Intanto l'attore che lo interpreta ce ne dà un'immagine più sfumata e più espressiva. I suoi sentimenti sono rappresentati in maniera più sincera. Molto bravo l'attore a rendere credibile il personaggio sia da giovane che poi da vecchio.
Il rapporto fra padre e figlio è di natura esclusiva, quasi morbosa. Potrebbe essere scambiato quasi per un rapporto amoroso. Fra loro non c'è mai un abbraccio o uno scambio visibile di affettività, c'è però un attaccamento molto forte: conducono vita ritirata e solitaria e non pensano ad altro che al momento in cui si potranno rivedere e stare insieme (in pratica andando a pesca). Il fatto è che stanno pochissimo insieme e ciò di riflesso serve a esaltare e glorificare il loro sacrificio nei confronti del "dovere" e della loro missione sociale.
Il porre di continuo l'accento sulla perfezione etica smorza molto l'effetto delle scene in cui si esprime emotività o dolore. Diciamo che tutto il film appartiene a una mentalità e a un'epoca agli antipodi rispetto alla nostra. Difficile per noi capire.