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PALOMBELLA ROSSA regia di Nanni Moretti

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  26/02/2007 00:17:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è facile commentare un film come "Palombella rossa": lo vidi a un cineforum del Lido quando alla fine della proiezione entro' Moretti in persona incarnandosi (la modestia non è il suo forte eh) "l'ultima diva". ne parlai anche con lo stesso autore ma ero troppo giovane e inesperto per comprendere i legami che ne derivavano e ovviamente ero davvero emozionato di aver avuto l'onore (o l'onere?) di poter scambiare quattro parole con lui... chissà se riuscirei a farlo, oggi....

comunque alla luce del "dopo" è comprensibile che il film sia in un certo senso una prosecuzione magari piu' elegiaca di "Ecce bombo" o meglio un "ecce bombo dieci anni dopo".
Smaltita la sbornia dei trentenni del 77" delusi dal 68" primordiale, "Palombella rossa" è un film-chiave che racconta (secondo me ci riesce benissimo, ma pecca di demagogia gratuita) la crisi del Pci e dei tesserati, la svolta di Occhetto e il trasformismo delle alleanze (memorabili i due di cl che perseguitano lo spaesato Apicella - e se fosse il nostro Antoine di Truffautiana memoria? - allo scopo di dargli - metaforicamente - il "salvagente" della coalizione pci-dc).
Il film esibisce una luce diversa: Michele è raffigurato in un contesto pop dal quale pero' lo spettatore attiva la sua dipendenza intellettualistica, che a tratti è davvero verbosa e irritante.
Non è una commedia, ma fa di tutto per sembrarlo: la vera natura del film è quella di un film costruito per il grande pubblico che viene pero' inopinatamente "tradito" dalla veste di Cinema Politico.
E per questo anche il messaggio ideologico del Dr. Zivago rischia di perdersi soprattutto se uno spettatore chiede a Moretti "è uno dei suoi film favoriti?" suscitando ilarità nei presenti.
Chiedersi il perchè dell'omaggio al film di Lean è una delle tante faticose prove che lo spettatore dovrà superare per affrontare "Palombella rossa". Visto la prima volta, mi parve divertente. Visto la seconda, irritante. Dopo qualche anno, l'ho trovato splendido, e le caratterizzazioni dei giornalisti "tuttologi" e svuotati dalla coscienza dell'informazione è davvero spassosa.
Indica un grande amore per l'ideologia da salvare ("io... sono comunista" frase banalissima che esprime piu' concetti di qualsiasi altra, fino a commuovere) ma anche un solerte, ineffabile narcisismo.