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PANE E TULIPANI regia di Silvio Soldini

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kafka62     6½ / 10  18/04/2018 10:29:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quelli dei film di Soldini sono sempre personaggi in movimento, il che vuol dire sia che sono fisicamente in viaggio, verso sud o verso nord non importa, attraverso un'Italia dalle tante e ineliminabili differenze socio-culturali, sia che sono in trasformazione, in divenire, alla ricerca di sé stessi non meno che di un luogo geografico dove approdare. Così è per Rosalba, che vive in un'alienante ménage piccolo-borghese e che, dopo vent'anni di grigio matrimonio, il caso sbatte, per una banale distrazione, a centinaia di chilometri da casa, facendole venire la voglia di ricominciare da zero. In una Venezia irreale e favolistica, la donna troverà alla fine l'amore in un gentile cameriere di mezza età e, come la Jasmin di "Bagdad Café", riuscirà anche a trasformare la vita delle bizzarre persone (un goffo idraulico-detective, una massaggiatrice romantica e un burbero fioraio dal cuore buono) che condividono la sua avventura.
E' evidente che, al centro del film, c'è il tema della disponibilità, dell'apertura al prossimo, che, in un mondo pieno di egoismo e solitudine, è già di per sé un gesto di solidarietà, di tolleranza e perfino d'amore: questi sentimenti accomunano "Pane e tulipani" alla corrente più sensibile della commedia all'italiana di fine millennio, quella dei Piccioni e, soprattutto, dei Mazzacurati (il cui delizioso esordio di "Notte italiana" Soldini cita nella scena della balera all'aperto in cui si ritrovano tutti i personaggi del film). Soldini descrive con grande affetto questa storia dolce e al tempo stesso struggente (dai piccoli gesti di imbranataggine di Rosalba-Maglietta fino alle frasi forbite e antiquate di Fernando-Ganz) e questo risultato, insieme alla inconfondibile leggerezza del tocco (rintracciabile nello stile ellittico e allusivo del film: vedi la scena in cui Fernando è ritratto apaticamente seduto al tavolo della cucina con i tulipani di Rosalba che perdono a una a una le loro foglie) e al sottile umorismo, va a premiare il coraggio con cui il regista milanese si è cimentato per la prima volta nella sua carriera con un genere, quello della commedia, che forse non rientra nelle sue corde più autentiche.