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DONNE SENZA UOMINI regia di Shirin Neshat

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  26/05/2010 14:19:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quattro donne incatenate ad un opprimente mondo maschile nella Teheran del 1953,alla vigilia del golpe militare.Vite sopraffatte,destinate a temporaneo sollievo all’interno di un isolato giardino sito in una villa rigogliosamente florida.Un benessere ottenuto con un esilio indotto,impossibilitato a resistere assorbito da una storia che si ripete circolarmente aggrovigliandosi su di essa(a tal proposito l’immagine della tavola imbandita è eloquente).
Un approccio disilluso per Shirin Neshat,professione (soprattutto) fotografa, qui al suo primo lungometraggio basato sull’affresco storico contaminato con la fantasia,oppresso da un pessimismo che riflette il pensiero di un’autrice singolare.
La grazia e la forza delle immagini esprimono le qualità tecniche della Neshat,a tratti incerta nel portare avanti il suo racconto, sospeso come in una bolla surreale tra sogno e realtà,annacquato da lentezze e vezzi che denotano stile ed eleganza,ma lasciano il vigore narrativo in disparte a favore di una poetica troppo sofisticata.L’elaborazione della crisi sociale e politica di un paese attraverso una chiave di lettura femminile è interessante,anche per le metaforiche vesti in cui la neo-regista cala le sue protagoniste.C’è l’attivista politica oppressa da un fratello conservatore che incarna la coscienza civile di un paese alla sbando,la prostituta schifata dai continui rapporti sessuali con uomini di cui non riconosce più il volto, rappresentazione di una democrazia morente,la giovane innamorata ,violentata da due bruti,raffigurazione del flebile rispetto nei confronti della donna,quindi l’emancipata aristocratica,inizialmente determinata nel riconquistare la propria libertà,poi pavida e compiacente,nuovamente assoggetta a quel potere di cui tornerà ad essere parte integrante.
Un film intenso ma anche molto astratto,troppo sospeso all’interno di una vaporosa razionalità che ne smorza il potenziale emotivo.