strange_river 7 / 10 22/03/2010 23:39:53 » Rispondi In bilico tra realtà e sogno, tra concretezza e immaginario, non è così immediato accostarsi a questo film dell'iraniana Neshat, da tempo residente negli Stati Uniti. Cito questo dato perché credo che questo film rappresenti proprio l'unione (o un tentativo di) tra due culture (cinematografiche e non) che grossolanamente potremmo definire con “occidentale” e “orientale”: dall'una tutto un gusto estremamente estetizzante, mutuato dalla fotografia (superbamente eccelsa, ma forse anche esageratamente nel momento in cui perfino una manifestazione di protesta assomiglia più ad un quadro, tanto è esteticamente perfetta), dall'altra un ricorso all'onirico che, come ben detto prima di me, necessita di una predisposizione ad una visione contemplativa. Ciò che dovrebbe riempire questo contenitore sono i drammi, reali, ma forse anche simbolici, delle quattro donne (anch'esse misteriosamente simboliche?) che lungo percorsi a volte indecifrabili intrecciano le loro vite allo scopo di darsi un futuro in un tempo presente (quello degli anni '50) che non permette loro molto. Ci si pongono diverse domande durante il film e naturalmente i rimandi alla situazione attuale sono ben presenti, ciò nonostante mi pare che a volte siano state fatte scelte registiche più in funzione della forma (bellezza) piuttosto che del contenuto, il quale gradualmente si rarefa quasi come le atmosfere della natura che circonda l'arcana dimora signorile, rifugio, meta e rinascita delle quattro donne.