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METROPOLIS (1927) regia di Fritz Lang

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julian     8 / 10  09/03/2008 15:55:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Parto con la premessa che questo per me è uno dei film più difficili da commentare.
Vabbè innanzitutto 2 ore e 27, muto e bianco e nero; mi ci è voluto parecchio tempo prima di sentirmi pronto per "affrontarlo"... si sa che queste non sono pellicole fatte per rilassarsi o per divertirsi.
Diciamo che si può dividere in due parti: la prima è descrittiva, illustra l'ordinamento politico e gerarchico di Metropolis, ci mostra come si potrebbe evolvere il mondo fino al 2026 (il che è una previsione ancora aperta, per ora siamo molto vicini al ritratto di Lang...);
la seconda è narrativa, racconta la presa di coscienza da parte della folla della loro condizione di sfruttamento, la rabbia, la sedizione, in poche parole la rivoluzione.
Quello di Lang è un mosaico che coinvolge storia, letteratura e religione.
Chi non ha assimilato i primi piani di Maria (che come Gandhi in quegli stessi anni, predica la non violenza) alle effigi della ******* ?
Chi non ha riconosciuto nel film dei tocchi alla Huxley o alla Orwell per poi scoprire che i due romanzi distopici sono venuti dopo ?
E poi il ritratto della rivoluzione è assolutamente corrispondente a realtà, ne segue tutte le tipiche fasi fino alla degenerazione.
Sembra quasi futile, inoltre, che io ribadisca l’incredibile sguardo in avanti che ha dato Lang:
egli ambienta la sua storia a giusto un secolo di distanza, sembra un’utopia già il solo anno 2026 con tutte le paure e le superstizioni che correvano a quei tempi riguardo la fine del mondo.
La città futuristica, realizzata in modo molto convincente, è strutturata a piramide: il cervello che comanda sta ovviamente nei piani alti e vive nel benessere; la mano che lavora e subisce si fa il mazzo nei bassifondi, in condizioni estreme, ridotta a macchina.
L’altra assoluta novità è il robot con capacità e sembianze umane; unica cosa che non riesce a emulare sono i sentimenti: anche qui Fritz Lang ci ha preso.
E allora perché dovrei mettere 8, con quell’inizio travolgente al ritmo di straordinaria musica (o rumore ?), con tutti quegli elementi anacronistici, con quei riferimenti qua e là e con quell’importanza storica immensa ?
Perché nell’ultima parte Metropolis scade. Scade nel retorico, nei facili sentimentalismi, nel lieto fine francamente inaspettato e, forse, imposto da qualcuno.
Sta di fatto che ci si potrebbe fare una discussione per un’intera giornata e non si arriverebbe a parlare di nemmeno un quarto dell’opera.
E d’altra parte il discorso su Metropolis è aperto dal lontano 1927, è stato criticato da grandi registi, è stato apprezzato da Hitler e nemmeno oggi la critica riesce a mettersi d’accordo sulla sua dimensione di capolavoro.
Innegabile è che ha compartecipato alla storia del novecento, lasciando ben visibile la sua impronta.
Invia una mail all'autore del commento wega  09/03/2008 16:29:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Accidenti che analisi, ti sei sentito nel dovere di farlo ahn?eheh, dai tranquillo neanche per me è il suo capolavoro e manco un capolavoro in sè.
julian  09/03/2008 15:59:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La parola censurata è Mad.onna.