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MARPICCOLO regia di Alessandro Di Robilant

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gerardo     6 / 10  27/01/2010 13:41:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film mi sembra un'altra occasione mancata per ritrarre Taranto e la sua disperata vitalità ammorbata dai fumi dell'ILVA, del petrolchimico e della marginalità sociale. "Marpiccolo" si perde nella retorica neo-neorealista di frasi messe in bocca a protagonisti visti come li vorremmo vedere dall'esterno: cattivi di una cattiveria imposta, ancestrale, ma pronti, ben disposti alla redenzione; cattivi per necessità e per (in)giustizia sociale. Su questo si può anche essere d'accordo ideologicamente, ma il naturalismo al quale il film di Di Robilant si rifà stilisticamente viene intriso di moralismi fictionari, spesso didascalici, che non fanno bene sia all'estetica del film, sia alla storia dei protagonisti, intesi questi non solo come quelli del film, ma della realtà tout court. Per intenderci, o si prende a modello il cinema dei fratelli Dardenne in tutto e per tutto, o è meglio lasciar perdere.
E poi... Taranto. Questa meravigliosa città plurimillenaria, che ha una bellezza struggente e disperata nel suo degrado (estetico-morale) e una bellezza fiera e delicata nascosta nelle rovine del centro storico, coperta e sfregiata dagli scempi della speculazione edilizia - che è lo specchio avvilente della mostruosità, anch'essa ossimoricamente affascinante e squallida, del colosso industriale che l'assedia -, quest'altra "stupenda e misera" città, in "Marpiccolo", non trova, a mio avviso, tutto lo spazio che merita. Taranto basta mostrarla così com'è, ché da sola è capace di raccontare di una realtà senza aver bisogno di parole che spieghino storie.