caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL COLORE VIOLA regia di Steven Spielberg

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     7½ / 10  16/04/2010 23:02:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo è il primo film in cui Spielberg si cimenta con la storia e già mostra tutte le caratteristiche degli altri film storici che farà (come Salvate il Soldato Ryan e Schindler's List).
Diciamo che punta soprattutto sull'effetto dei sentimenti, mentre dal punto di vista etico e politico ci si mantiene in una media rispettosa dei principi fondamentali della nazione americana (libertà individuale, fede religiosa). Il soggetto in genere è la gente comune, il trattamento della storia è però di stampo epico, quasi da epopea e a suo modo "eroico". Il finale rimette a posto le cose, commuove ed esalta i protagonisti.
Con "Il colore viola" probabilmente Spielberg ha voluto smentire alcuni cliché che la critica gli stava affibbiando: uno era quello di regista di film di avventura o di fantasia, l'altro quello di un autore di film in cui i protagonisti erano uomini (in effetti c'è un po' di misoginia delle prime pellicole) e tutti della middle class bianca.
Invece in "Il colore viola" il protagonista è una donna di colore, tra l'altro senza grandi qualità fisiche (è pure brutta) o intellettuali. Ne seguiamo la storia per molti anni, una storia travagliata, sfortunata, fatta di abusi e soprusi, di tanta sopportazione e sofferenza.
Intorno a lei gira tutto il mondo tipico della società di colore dei primi del Novecento, fatto di padri padroni, mariti violenti, affamati di sesso e divertimento, come pure di donne sottomesse pulisci-casa e sforna-bimbi ma anche forti e a volte ribelli ed emancipate.
Lo stile di rappresentazione è quello tipico dei classici americani: numerosi avvenimenti spalmati in tanti anni, con una base di tipo familiare o sentimentale, puntando più sull'effetto e l'intensità piuttosto che sull'approfondimento e il conflitto.
In questo film ad esempio ci troviamo davanti a situazioni forti, commoventi, a volte di suspense, ma manca però l'introspezione nei personaggi, il perché si comportano in una certa maniera. E' l'effetto e non la causa quello che conta. Tra l'altro c'è spesso un trattamento ironico dei personaggi e delle situazioni, tanto da spezzare a volte la drammaticità e la serietà della vicenda. Il resto lo fa il gusto per il folklore e per la musica nera dell'epoca. Si può dire che come atmosfera questo film è una via di mezzo fra Dickens e Twain.
In ogni caso è un film che sa essere a volte molto affascinante (ottima fotografia, sapiente uso dei punti di ripresa). E' uno dei pochi film di Spielberg in cui ci sia un quasi esplicito accenno all'omosessualità (femminile).
Va comunque dato atto al regista di avere avuto coraggio nel fare un film di sola gente di colore, trattata tutto sommato in maniera nobilitante. Non ha avuto però abbastanza coraggio per poter proporre anche il superamento delle barriere. Anzi questo film ribadisce l'incomunicabilità e la diffidenza innata fra bianchi e neri. Nobilita i neri ma li tiene comunque rinchiusi nel loro recinto culturale.
E' quindi un film ben fatto, divertente, a volte commovente; solo che qualche volta langue un po' e poi sì, è troppo tipico, troppo scontato. Va beh, dipende ovviamente dai gusti.