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AUDREY ROSE regia di Robert Wise

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  03/12/2013 10:12:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La piccola Ivy è preda di violenti incubi notturni associati a crisi isteriche, all'impotenza dei genitori sembra poter sopperire un uomo misterioso, l'unico in grado di calmarla.
Non è certo frequente imbattersi in pellicole concernenti il tema delle reincarnazione, in "Audrey Rose" questo diventa motivo per trattare un incubo domestico serpeggiante tra spiritualità e parapsicologia, con relativa lenta disgregazione del tipico nucleo famigliare all'apparenza spensierato e solidissimo.
In sintesi un prodotto discreto, Robert Wise viene ricordato (giustamente) per lavori di ben altro livello pur riconoscendo alcuni spunti validi.
Ispirato a un racconto di Frank De Felitta (che ne cura la sceneggiatura) coinvolge troppo sporadicamente per dirsi davvero riuscito; la causa è il ripetersi di situazioni che appesantiscono lo svolgersi dei fatti dando una sensazione di staticità abbastanza fastidiosa, e soprattutto alla marea di dialoghi poco appassionanti e decisamente non sempre necessari. L'insistenza verbale pare ideata per delineare al meglio gli stati emotivi che in fin dei conti vengono ben riportati solo nel caso di Janice (Marsha Mason), madre scissa tra il dover accettare l'assurdità della situazione e al tempo stesso cercare di "liberare" la propria bimba.
Più stereotipate la figura paterna e quella di Anthony Hopkins, che è comunque valore aggiunto, come le rare ma incisive scene di follia, denotanti numerose analogie con l' horror in cui la possessione demoniaca spadroneggia.
La lentezza, a volte fondamentale per assimilare certi passaggi o comprendere meglio determinati sviluppi, in questo caso si rivela faticosamente sopportabile.
Si arriva fino alla fine più per curiosità, venendo fortunatamente ripagati da un epilogo ruvido e ben ideato.