Alpagueur 6½ / 10 15/02/2021 19:14:48 » Rispondi Cos'è un Whodunnit? È essenzialmente un puzzle; un puzzle che ha come tema l'omicidio. Quasi invariabilmente è un requisito del genere che le intense emozioni umane che in realtà accompagnerebbero un soggetto così drammatico (omicidio) sono, se presenti, subordinate alle esigenze del puzzle, e i protagonisti devono percorrere i loro passi comportandosi come...beh, comportarsi come i personaggi di un Whodunnit. Tuttavia, proprio come una buona commedia, anche nella sua forma più surreale, deve aggrapparsi a una verità centrale, un buon mistero di omicidio non deve mai dimenticare del tutto che le sue dramatis personae, le sue 'maschere del dramma', sono proprio quello, e che le loro emozioni (sebbene modellate dalle esigenze del puzzle) danno un contributo essenziale per trasformare un curioso indovinello in un avvincente Whodunnit. Sfortunatamente, la sceneggiatura dell'adattamento di René Clair di "Dieci piccoli indiani" trascura piuttosto le considerazioni drammatiche e interpreta la storia più per le risate che per la tensione. È quasi come se, riconoscendo che i Whodunnits si distinguono dalla vita reale (e niente di più degli affari britannici piuttosto spietati della 'età d'oro' dei romanzi gialli) la produzione ha deciso di realizzare un pezzo di intrattenimento per famiglie in cui il il puzzle è preminente e il cast è relegato a interpretare personaggi che si comportano più come se si fossero trovati in una mini vacanza un po' deludente nel Devon che come prede braccate da un assassino impazzito. In quanto tale è ancora un piacevole pezzo di cinema, ma guardandolo non si può fare a meno di essere consapevoli di ciò che manca. In modo più evidente, i personaggi mostrano poco senso di orrore o paura per la loro situazione (con un'eccezione non viene mostrato alcun cadavere e un omicidio viene anche semplicemente denunciato). L'azione diventa più urgente verso la fine ma non supera mai una sorta di omicidio-farsa. È un peccato considerando il talento recitativo in mostra, e i pochi momenti di autentico dramma che si aprono ci ricordano come un mistero di omicidio, sebbene schiumoso, possa ancora avere profondità. Ad esempio, il momento in cui il personaggio di Miss Emily Brent descrive la sua crudeltà verso un bambino con toni freddi e impenitenti è brevemente avvincente, ma è uno dei pochi momenti del film in cui ci si interessa a qualsiasi personaggio. Il tentativo di aggiungere un filo romantico alla storia è così incredibile e in contrasto con la situazione da essere ridicolo. "Dieci piccoli indiani" ha molte belle qualità, non ultime le scenografie e la cinematografia, e molto fascino (c'è anche un intrigante motivetto di Mario Castelnuovo-Tedesco). È davvero divertente da guardare, ma è una faccenda superficiale. Preparati a essere perplesso e affascinato ma non 'afferrato' per il colletto da questa commedia leggera e brillante, basata sull'intrigo e sulla satira, uno spettacolo basato sul romanzo più famoso della Christie con un tocco di vaudeville.
Questa versione originale è l'unica in cui viene spiegato bene il significato del nome dell'anfitrione (N.N. Owen)...U(N)K(N)(OWEN) o unknowen è infatti principalmente la variante dialettale di SCONOSCIUTO, lo notano il dottor Armstrong e il giudice Quinncannon leggendo le lettere di invito con firma apocrifa mandate a tutti gli invitati. Lombard, o meglio Charles Morlain (il mio personaggio preferito del film), aveva intuito quasi da subito l'identità del killer e lo confessa velatamente a Vera, intenta a suonare il pianoforte (che invece sospettava del dottore), dicendole che "a uno che ha passato la sua vita in mezzo ai crimini potrebbe venire improvvisamente il desiderio di fare il boia, dopo aver fatto il giudice". Il finale ripropone quello dell'adattamento per il teatro che la stessa Agatha Cristie fa del proprio romanzo nel 1943. Le ultime parole del giudice prima di morire, così come nella versione del 1965, sono anche qui "mai fidarsi delle donne...". Questa versione è considerata dai critici la più interessante, personalmente la colloco tra quella del 1965 (alla quale ho dato 6) e quella del 1974 (7). L'isola sperduta del Devonshire dove è ambientata la vicenda ha la forma di una testa di indiano, così come le statuette rappresentano dei piccoli indiani, mentre nel racconto originale di Agatha Christie la storia è ambientata a Nigger Island, una piccola isola dalla forma di una testa di un nero, con le statuine rappresentanti i dieci piccoli negretti della filastrocca. "I dieci piccoli indiani" che hanno dato il titolo italiano al più famoso libro di Agatha Christie erano infatti in realtà dieci piccoli neri. Anzi negri, "Ten little niggers", come la regina del giallo aveva intitolato il suo romanzo apparso nel 1939. Negli Stati Uniti, quei "ten little niggers" suonavano male e vennero eliminati dal titolo, che divenne "And then there were none" ("E poi non rimase nessuno"). Uno degli ultimi paesi dove il romanzo da cento milioni di copie (da solo rappresenta il venti per cento dei due miliardi di libri venduti da Agatha Christie) portava ancora il titolo voluto dall'autrice era la Francia.