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VALHALLA RISING regia di Nicolas Winding Refn

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Skorpio     9½ / 10  08/09/2012 19:47:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prima di poter commentare Valhalla Rising occorre, un po' fastidiosamente, liberarci un peso. Facciamolo subito, così non se ne parla più. Certo non aiuta il fatto che il film sia presentato come film "d'azione" né che il trailer lo spacci per favoletta di spada e magia. Non è dunque affatto sorprendente che questo film sia stato per molti una delusione: one-eye non parla dopotutto, e la maggior parte delle persone non ha la capacità di percepire quel che non è spiegato, semplificato e banalizzato. La gran parte delle persone guarda film per non perder tempo a leggere libri semplicemente perché nei film spera di trovare spiegazioni più estese, di dover "faticare" meno a ragionare e immaginare, e se proprio legge vuole libri che confermino le proprie convinzioni/convenzioni – o perlomeno quelle convinzioni/convenzioni su realtà e identità che crede esser "sua" ma che di fatto apprende semplicemente dalla cultura in cui vive imprigionata. Viviamo un'epoca di codardia imperante, e film come questo inevitabilmente deludono la pigrizia mentale e la mancanza di flessibilità.

Ora, sulla "poca credibilità" della trama: Valhalla Rising sta a Braveheart come Dead Man (di Jarmusch) sta a Ombre Rosse. Qui la vicenda è simbolo e l'accuratezza storica, se e quando c'è, è poco più che un ornamento. Che i vichinghi siano giunti sul continente americano nel medio evo è un fatto piuttosto documentato, e forse proprio da questo evento prende spunto il film, ma lì inizia e finisce ogni pretesa di verosimiglianza storica. Così come ben presto finisce ogni pretesa di realismo in generale, visto che i personaggi non mangiano per giorni forse settimane. Anche il più ottuso degli spettatori dovrebbe arrivare a capire che tutto qui, è simbolo. Il digiuno stesso, ad esempio, è un simbolo di purificazione. In molte culture il digiuno è visto come il percorso per avvicinarsi alla spiritualità, alla ascesi. Così come lo è il viaggio.

Quel che il film dice senza dire all'ottuso medio spettatore, così come one-eye comunica senza parlare con gli ottusi esseri umani che lo circondano nel film, è che la cecità non sta in un occhio orbo ma nel tenere entrambi gli occhi fissi solo su quel che "desiderano" vedere – o per esser più precisi su quel che la propria cultura gli impone di vedere, rendendoli ciechi e sordi ad ogni altra cosa. E in un perfetto meccanismo metacomunicativo, lo spiega con visioni e presagi insieme affascinanti e spaventosi. A chi questo film guarda senza capire, senza "sentire" nulla, si può dare solo la risposta alla domanda di uno dei vichinghi: "perché sono venuto qui, perché devo passare tutto questo?" – e la risposta è il silenzio.

Simboli dunque, simboli e visioni allegoriche. E sui simboli quindi ritengo interessante fornire le mie osservazioni, qui di seguito.

Prima di tutto, il viaggio. "On the road" è un modo di dire spesso usato a sproposito, ma esprime bene l'idea di un percorso di conoscenza, purificazione, libertà. A guardare più a fondo esprime anche l'essenza della perdita delle convenzioni, delle strutture, della forme di percezione mentale che una cultura – qualsiasi cultura – necessariamente produce e impone ai suoi membri. Allora saltare in motocicletta e partire per il deserto, o a cavallo per le praterie, o in camion in stile anatra di gomma non è affatto diverso che saltare in barca e salpare verso il nulla delle nebbie oceaniche. Il primo e forse più grande contenitore simbolico di questo film è dunque il viaggio: si parte in catene, e ci si affranca, passo dopo passo, talvolta con la furia omicida, talvolta con la semplice resistenza, poi con il digiuno, con le visioni, e infine con il sacrificio.

Valhalla Rising è un viaggio dunque, in e fuori di noi, e un percorso di purificazione.
Nello specifico, sui mille spunti e simboli che affollano questo film:


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Queste sono ovviamente soltanto alcuni dei moltissimi spunti che il film offre, mi si perdoni se non ho neppure accennato alla fotografia, alle scenografie, all'uso dei filtri per colorare le luci e alle molte altre faccende di tipo strettamente cinematografico, mi sono voluto concentrare sul percorso simbolico-iniziatico che è, a mio vedere, il nucleo fondamentale del film.
oh dae-soo  19/09/2012 15:02:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No vabbeh Skorpio, questa rece me la devo leggere con calma, aprendo lo spoiler noto che richiede tempo :)

ti ringrazio di avermi contattato, cercherò di venire presto ma da un pò di mesi sono praticamente assente

un saluto
Neurotico  18/12/2012 17:56:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grande pippa mentale, complimenti.
Non mi va giù il tuo commento sprezzante e offensivo nei confronti di coloro ai quali il film non è piaciuto. Sei presuntuoso, rispetta i pareri degli altri che hanno trovato questo film solo pretenzioso.
Torok_Troll  20/09/2012 21:31:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo commento, davvero! E ci sono tante altre metafore e simbolismi da racogliere e scoprire in questo film (specie con le antiche religioni pagane).
Lo stesso One-Eye è basato sulla figura dell'Odino (o Wotan/Wodan) viandante di stampo germanico e normanno, che cammina in mezzo agli uomini per portare sapienza e saggezza (e chissà che One-Eye non sia proprio lui in persona?) padroneggia le arti magiche (in questo caso divinazione e visioni) è orbo di un occhio (sacrificato per la conoscenza) ed è un combattente forte e valoroso ma anche feroce e spietato (e in questo si riscontra la ferocia dei leggendari guerrieri Berserker).
Poi c'è da dire che, non ci viene dato a sapere se quel luogo in cui sono giuenti sia proprio l'america, potrebbe essere essa stessa la mitica Valhalla in cui dimorano i guerrieri e gli eroi caduti che continuano a duellare in attesa della battaglia finale (il Rangarock) contro le forze del caos, e gli indiani incontratio da loro potrebbero essere un gruppo di questi guerrieri caduti. Oppure potrebbe solo essere un luogo che è il passaggio tra il mondo della morte e quello della vita, in fondo vi giungono in maniera quasi innaturale (senza remare e senza venti per le vele)