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CELLA 211 regia di Daniel Monzón

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jack_torrence     7 / 10  28/04/2010 18:38:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come si comporterebbe un uomo comune calato improvvisamente in un contesto a dir poco infernale, nel quale la sua estraneità ne segnerebbe forse anche una condanna a morte? Affascinante spunto di partenza.
Mi piace sottolineare come il film, se si eccettua la parte finale, è un'ennesima pellicola che tiene in qualche modo fede a canoni squisistamente hitchcockiani, riguardo ai meccanismi sia di partecipazione psicologica dello spettatore con il protagonista, sia della suspence e del thriller: calati in un'opera che aspira ad avere comunque pretese più elevate e a non limitarsi ad essere un film di genere.
Se fosse solamente un film di genere, quale in fondo rivendica di essere per il suo stile visivo - potente, rude, senza fronzoli autoriali e raffinatezze formali (è molto diverso, in questo, da "Il profeta", nel bene e nel male) - il film a mio giudizio potrebbe paradossalmente dirsi persino più riuscito.
Tanta è la sua potenza visiva, l'impeccabile meccanismo della suspence. E non solo tanta "potenza visiva": anche un soggetto niente male, una sfida sempre più alta che chi l'ha sceneggiato ha posto a se stesso, nel complicare la trama con ripetuti colpi di scena, senza cadere (QUASI mai) in clamorose inverosimiglianze. Il film resta plausibile anche nelle sue estreme conseguenze, quantunque il plot, nel suo avvilupparsi sempre più esasperato, si compromette non poco in fatto di verosimiglianza (proprio lì si gioca la posta dettata dalla differenza con un film che fosse solo di mero intrattenimento).

Le obiezioni maggiori sono da sollevare quanto alla "metamorfosi" del protagonista Juan:

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Inoltre il film compie, a favore della pervasiva figura di Malamadre, una eccessiva riduzione di sfaccettature tra i diversi volti e le diverse fazioni dei carcerati in rivolta. Fuori della carismatica (e psicologicamente ben approfondita) figura di Malamadre, gli altri sono solo macchiette che restano sullo sfondo.

E infine: è davvero credibile - sia pure in presenza di un poliziotto violento ed esaltato - una repressione così efferata contro i manifestanti al di fuori del carcere? In un momento per di più in cui già tutte le carceri spagnole sono precipitate in un tumulto incontrollabile (come si apprende dai media)?

Il film è una potentissima esposizione delle teorie del caos: mi ha persino fatto venire in mente in questo senso un film completamente diverso in tutto come "La classe" di Laurent Cantet.
Come da un evento inconsistente e imprevedibile possano scaturire a catena complicazioni sempre più atroci, ingovernabili, ingestibili e inprevedibili.
Come possa sfuggire completamente di mano a chiunque ne sia protagonista, una situazione che vede da un lato esseri umani "oppressi" e sottoposti a una tensione esasperante che li rende potenzialmente micidiali, e dall'altro un sistema di controllo del tutto impotente ad evitare una sedazione senza carneficina.
Complessivamente "Cella 211" funziona molto bene, però si fonda su qualche snodo di sceneggiatura poco plausibile (ne ho elencato qualcuno, altri sicuramente ve ne sono) nel continuo "complicarsi" la vita da parte di una sceneggiatura che si inerpica coraggiosamente su di un percorso molto molto impervio.
Potenza visiva e coraggio: sono insieme motivo di pregio e origine dei difetti del film.