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LOURDES regia di Jessica Hausner

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amterme63     8½ / 10  29/10/2010 12:36:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ha un fascino particolarissimo questo film, qualcosa che sopperisce alla mancanza quasi totale di tutte quelle caratteristiche (azione, suspence, emozioni estreme, sentimentalismi), di cui in genere un film comune non può fare a meno.
Si tratta della capacità di penetrare a fondo nelle vite umane e nei concetti profondi che le guidano. Una dote che si realizza tramite lo sfruttamento totale del mezzo cinematografico. Non si fanno parlare solo i personaggi o la storia ma si fa parlare tutto quello che appare nello schermo: gli oggetti, i colori, le scenografie, le luci e i suoni. La bravissima regista è riuscita a far rivivere lo spirito essenziale, sintetico e profondo che animava le pellicole di Dreyer.
Ed è così che partendo da una semplice storia di una banalissima persona, in circostanze comuni e in ambienti dimessi, si riesce a penetrare in questione etiche, religiose ed esistenziali universali e cruciali. Si rimane molto colpiti dopo la visione del film, veramente scossi nell'animo e non si può fare a meno di riflettere, di domandarsi, di prendere posizione. E' un'emozione che colpisce soprattutto il lato etico e spirituale dell'animo umano.
Il grande pregio del film è quello di non prendere nessuna posizione prestabilita ma di dare dignità e forza a qualsiasi ipotesi od opinione che venga espressa. Allo stesso tempo ogni posizione viene verificata con il reale e con l'effettivo. Si espone direttamente e ufficialmente, ma la regista allo stesso tempo ci propone anche delle letture implicite, diverse o opposte che dalle circostanze, dai contesti, dalle immagini. C'è dignità e avvallo per ogni ipotesi ma c'è pure molta oggettività e distacco, tutto è chiaro-scuro, vero-falso, in tutti i personaggi nessuno escluso. Spetta a noi spettatori elaborare e trarre le conseguenze. La regista ci fornisce tutti gli elementi e ci lascia libertà assoluta di giudizio.
I termini in gioco sono il constrasto fra fede e non fede in un ente supremo sovraterreno, fede e non fede nel "miracolo", cioè nel cambiamento radicale della propria esistenza. C'è poi il contrasto fra corpo e spirito, fra normale e "handicappato", fra solitudine e compagnia. Insomma un film apparente povero e lento ma decisamente ricco di vita e spirito.
I personaggi chiave sono due: la protagonista Christine e Cecile, la suora capogruppo. La protagonista (che sembra uscita da un film di Rohmer) rappresenta il lato "terreno" dell'animo umano, quello che cerca di esprimersi e di trovare tutto in questa vita e sulla terra. Assetata di vita, di amore, di compagnia, non ha grande interesse per la religione. Per lei questi viaggi a Lourdes sono un'occasione di svago (preferisce Roma che è più culturale) e un tentativo di ottenere sollievo materiale e fisico. Il "miracolo" quindi viene vissuto come qualcosa di scandaloso dai suoi "colleghi": come dire, Dio così spirituale ed etereo va a soddisfare i desideri di chi chiede i piaceri mondani? Poi di una che non aveva una fede accesa né era assidua nei riti. L'abile ma sincero prete si rifugia nel "calcio d'angolo" dell'assoluta autonomia di Dìo che si deve accettare in tutte le circostanze, belle e brutte che siano. L'evento smentisce la sua opinione che il miracolo avviene a chi è semplice, ligio e credente.
L'ombra del materialismo e della contraddizione si allunga così inesorabile su questi viaggi "della speranza". Si fa balenare la speranza di una vita terrena più agevole e allo stesso tempo si predica la rassegnazione e l'accettazione. Cosa serve curare il corpo se conta di più lo spirito? Il curato ha sempre la risposta pronta a ogni questione e a ogni domanda, ma la sottotraccia del film fa vedere una realtà molto più burocratica e pratica. Da una parte il malato con i suoi desideri ed esigenze terrene (lo svago, il divertimento, la compagnia), dall'altro i religiosi che fanno quasi del "marketing".
C'è anche un secondo miracolo "paradossale" ed è quello che capita a l'unica persona profondamente e coerentemente "religiosa" (secondo l'accezione cattolica), cioè Cecile. Lei è l'unica che ha proprio nessuna considerazione nel lato terreno della vita. E' così coerente che arriva ad essere severa e dura nell'imporre la disciplina e la rinuncia a tutto quello che è edonistico ed egoistico. La sua è un'aspirazione diametralmente opposta a quella della protagonista e si tratta dell'annullamento e della rinuncia a tutto ciò che è materiale. Viene "accontentata" e la sua esistenza diventa completamente "spirituale". Anche questo è un "miracolo", in quando si realizza un desiderio "impossibile", paradossale.
Vince alla fine l'instabilità e l'incertezza del vivere e del pensare umano.
Il grande merito del film è proprio quello di lasciare tutte le questioni aperte, avendocele mostrate visivamente e interiormente in maniera completa e perfetta. Questa è veramente Arte con l'A maiuscola.
oh dae-soo  29/10/2010 14:17:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grandissimo commento Luca. Sono molto contento che hai raccolto l'invito alla visione. Non hai fatto riferimento però (almeno non direttamente) allo straordinario finale, a mio parere uno dei più belli della cinematografia moderna.

Credo che senza quei 10 minuti finali il film sarebbe stato tutto un altro, sempre buono, ma non meraviglioso.

E' vero, il personaggio della suora è importantissimo e diametralmente opposto a Christine, sia nell'indole che nel destino. Io l'ho colpevolmente omesso.

A presto.
amterme63  29/10/2010 17:21:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie mille, Giuseppe. Per tuo merito se ho comprato il DVD e non me ne sono per nulla pentito, anzi. Guarda, il film è così complesso che andrebbe analizzato scena per scena. C'è anche probabilmente una lettura "simbolica". Ad esempio la compagna di stanza di Christine, la signora anziana un po' strana, che segue Christine come un'ombra e che alla fine le porge la sedia a rotelle, potrebbe forse rappresentare l'Angelo Custode, o almeno ciò che nella vita terrena può assomigliare a questa funzione. Ecco, proprio in questo gesto finale di porgere ciò da cui si era fuggiti e di accettarlo nonostante tutto ci sta tutta l'arte della regista di suggerire tantissimi significati con pochi fotogrammi. Lasciata poi così in sospeso inviata proprio lo spettatore a mentalmente interpretare e dare un seguito. Christine ha capito che la gioia materiale è un'illusione e che davvero come dice il prete la vita è solo una dignitosa accettazione del destino? Oppure ha capito che la felicità va cercata e assoporata qui e ora, in qualsiasi condizione materiale o fisica uno si trovi?
Insomma ce ne sarebbe tanto ancora da pensare, discutere, riflettere. Bello davvero questo film, Giuseppe. Grazie di nuovo per avermelo consigliato.
oh dae-soo  29/10/2010 17:35:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dici? E' passato molto tempo dalla visione ma non mi sembra di avere ricordi positivi dell'anziana signora. Ho la sensazione di averle dato una connotazione negativa, come di una "approfittatrice" che si avvicina alla miracolata sperando di trarne chissà quale beneficio, fisico o di immagine (dato che dal momento del miracolo in poi Christine è sotto gli occhi di tutti). Il gesto finale addirittura me lo ricordo come un dare la carrozzina tutto fuorchè pietoso o solidale, ma tipo "ragazza mia, qui nessun miracolo, rimettete a sedè". Ripeto, ho tenui ricordi e probabilmente, quasi sicuramente, mi dto sbagliando.

La serenità, nonostante tutto, finale di Christine può avere un significato molto profondo o meno, non lo sapremo mai. Può darsi che Christine veramente si stia rendendo conto che il miracolo non c'è stato, ma ha comunque raggiunto uno stato di serenità e felicità (vedi soundtrack) tale che gli interessa ben poco. Ma c'è un significato molto più terra terra. Christine poteva davvero essere solo stanca, e il suo viso disteso finale (contrapposto ai minuti di tensione appoggiata al muro) soltanto la realizzazione appunto di ciò, sono solo stanca, mi metto un secondo a sedere.

Dovrei rivederlo. Sì, grande film, grande acquisto...

A presto (ma tu vai a Bologna?).
amterme63  29/10/2010 19:31:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Certo, finalmente ti posso stringere la mano.