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AMABILI RESTI regia di Peter Jackson

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axel90     5 / 10  12/06/2010 12:46:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Susan Salmon è stata uccisa il 6 dicembre 1973. E così che incomincia la nuova opera di Peter Jackson. Un progetto ambizioso, per alcuni definito impossibile (non ho letto il libro) di trasportare su pellicola un soggetto così potente dal punto di vista emotivo. Per me, pur non avendo letto il libro, rimane comunque un prodotto troppo mediocre.
Fantasie, sogni, progetti e vita di un’adolescente barbaramente uccisa da uno psicopatico vicino di casa, simboli e allegorie di case a schiera della provincia americana che nascondono più mostri e incubi di quanto qualcuno possa immaginare. L’intorno, il contorno delineato da una famiglia tipica americana che soffre nella perdita e nel dolore immutabile di un padre che non trova pace e che non si rassegna a simboli della defunta figlia che gli invia da un limbo, una sorta di purgatorio dove risiedono altre anime non ancora ascese al paradiso. Un soggetto del genere avrebbe dovuto avere un migliore trattamento, più intimistico e meno convenzionale. Da un lato Jackson dimostra la sua impareggiabile vena artistica, cimentandosi in un progetto fin troppo ambizioso, mettendo in luci la sua incredibile verve nel costruire scenari in CGI perfettamente funzionali, un miscuglio di cliché di un paradiso ormai standardizzato come sede di natura contaminata, fulgida patria di colori vivaci e potenti, ma anche sede di luoghi oscuri e arcani, paure e rimorsi con cui Susan si deve ancora confrontare. Ma l’incredibile limite di questa opera sta in uno script decisamente troppo essenziale, sviluppato senza tenere conto di come andrebbe costruito un minimo di emozione o perlomeno qualcosa che riesca a travalicare più il cuore che la mente. Jackson quindi si ritrova tra le mani un progetto troppo scottante, troppo complicato da mettere in opera, troppo intimista per un regista del suo calibro, non dando “credibilità” (diciamo coerenza) sia alla parte realistica, sia a quella mistica. Il voto non scende di più perché tutto sommato c’è qualcosa di rassicurante e alcune messe in opera funzionano (soprattutto il finale dove sicuramente è riuscito a farmi più effetto che in tutto il resto del film) e le scene dove la suspense la fanno da padrona riescono a creare un certo effetto morboso. C’è quindi difficoltà, quasi un muro da valicare per mettere in luce le emozioni appena sussurrate, abbozzate addirittura malamente. Il cast poi non brilla (tranne Tucci assolutamente gelido e raggelante). La convinzione di avere qualcosa che può ma non funziona è evidente.