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AMABILI RESTI regia di Peter Jackson

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  07/06/2010 14:41:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A Peter Jackson piacciono le sfide e i con budget faraonici di cui ormai dispone sembra non moderarsi più.Questo non è necessariamente un male,anzi,la fantasia di Jackson è un’arma dalle potenzialità infinite,capace di creare scorci,paesaggi ed universi che non lasciano indifferenti,adatta nell’immaginare incantatrici terre di mezzo,questa volta popolate da anime incapaci di spezzare il legame con il mondo terreno.
Tra questi senza pace si trova Susie Salmon,quattordicenne assassinata da un feroce quanto anonimo serial-killer in un rifugio sotterraneo ricavato all’interno di un campo di granturco.
Esteticamente l’opera convince,l’opulenza visiva sfoggiata per creare panorami oscillanti tra il naif e la new age ricchi di simbolismi e metafore,seppur a tratti ridondante, è utilizzata con la giusta delicatezza.Le critiche piovute sull’operato del regista neozelandese per essere ricorso a una traduzione visiva stereotipata sono immotivate,in realtà prodotto della mente di una teenager e quindi semplificate,intrise di una poetica e un romanticismo fanciullesco,quasi utopico, tipico per un’adolescente sognatrice,incapace di comprendere la vera portata di un orrore che può nascondersi ovunque,anche nella sonnolenta e tranquilla vita suburbana di un piccolo agglomerato della Pennsylvania.Il film quindi non difetta nella sovrabbondanza figurativa,semmai nell’elaborazione del lutto,nell’ostentazione del dolore,nella rappresentazione di quei sentimenti che gli amabili resti di Susie,ossia i suoi famigliari,si trovano a dover affrontare,ognuno concentrato su un percorso d’accettazione non sempre reso con efficacia.
La disperazione nel romanzo è raramente urlata e Jackson si attiene con scrupolo,allo stesso tempo non riesce però a far defluire dalle sue immagini quella sofferenza dignitosa contaminata spesso da un senso di accettazione che su pagina è quasi rassicurante,come una figurazione laica di un aldilà più che accettabile.Il regista sembra a sua volta sospeso in un limbo in cui i sentimenti restano come prigionieri di una caratterizzazione approssimativa,non infiacchita da un sontuoso immaginario policromatico,bensì dalla difficoltà oggettiva di tradurre in immagini la sofferenza,per nulla ordinariamente cinematografica e quindi ostica da imprimere su pellicola.
E’ rispettata invece quella commistione tra l’amorevole ed il rabbioso che muove i passi ultraterreni di Susie,una Saoirse Ronan molto espressiva, vera punta di diamante di un ispirato cast all stars di cui è perfetto opposto il maligno ed inquietante Stanley Tucci.
Non mancano intensità e un approccio emotivo originale,che stava poi alla base del romanzo,non tutto è oliato a dovere ma Jackson porta a casa un risultato onorevole trattando ancora una volta di innocenza e mostri,di amore e crudeltà mediante la sua poetica personale,sempre intrisa di contenuti robusti nonostante le palesi mire commerciali.