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IL DEMONE SOTTO LA PELLE regia di David Cronenberg

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Godbluff2     7½ / 10  30/04/2022 23:14:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Shivers" è il primo vero film di Cronenberg che sia stato compiuto e completo in ogni sua parte (ovvero, con dei normali dialoghi e una normale colonna sonora e una trama più definita) dopo le sperimentazioni/limiti tecnici di "Stereo" e "Crimes of the Future", lontani ormai 5 anni da questo film. Si tratta anche del suo primo film con distribuzione internazionale, seppur legato ancora ad un circuito assolutamente indipendente e casalingo, di produzione canadese. Insomma, il vero e proprio punto di partenza della sua filmografia lo troviamo qui, possiamo ben dirlo. "Shivers" è anche uno dei film più riusciti ed interessanti del primo Cronenberg, probabilmente il migliore del periodo pre-"Videodrome".
Vero che già nel film precedente c'erano molte idee e aspetti tipici del suo "credo", ma è qui che il canadese aggiunge gli ultimi, fondamentali tasselli mancanti nella definizione della sua idea di cinema.
Infatti con "Shivers" Cronenberg abbraccia l'orrore, sposa il genere "horror" che lo accompagnerà da qui in poi in molti film, gettando i semi di quella sotto categoria poi conosciuta come "Body Horror". E lo fa scrivendo e girando film che riprendono in tutto e per tutto il cinema "di genere" nel campo dell'horror e della fantascienza, del fantastico e del weird, quello del basso costo e del "B-movie" hollywoodiano, rivoluzionandolo però con tematiche del tutto nuove o trattate in modo originale, con uno stile particolarissimo che sconvolge l'horror "di genere" con una forte componente autoriale ed innovativa senza però togliergli quella fondamentale patina da "b-movie casareccio". Così Cronenberg trova la quadratura del cerchio, con un percorso stilistico oltre che tematico che in un fantastico crescendo arriverà al suo zenit una decina di anni dopo con "La Mosca".
Qui Cronenberg assorbe la lezione di Romero e la fa totalmente sua, rivisitandola con la sua visione d'autore, le sue ossessioni e i suoi orrori. Ne nasce il film di "zombie" più particolare e originale dell'epoca; gli zombie cronenberghiani sono esseri ormai dominati dalla pulsione sessuale più pura, animalesca, arcaica e violenta, fino a diventare omicida, trasformati da un parassita che dall'esterno si immette nell'organismo umano, controllandone il cervello e facendo esplodere in persone qualsiasi gli istinti più sepolti, più repressi. Ovviamente la nuova creatura infestante è nata attraverso gli esperimenti di un medico che corrisponde perfettamente alla rilettura della figura dello "scienziato pazzo" che Cronenberg riprende a modo suo, ma sempre con un tocco di classicità, appunto dai vecchi classici "fantastici" del genere. Da non sottovalutare come l'epidemia parassitaria e l'esplosione di questa zombesca furia sessual-omicida sia intelligentemente inserita nel contesto di un presunto "Paradiso Terrestre", nella riuscita ambientazione di questo modernissimo complesso residenziale all'avanguardia, posto in periferia, lindo, pulito, elegante, ospitante la parte "migliore" della società (almeno all'apparenza) e che si vanta di essere un'oasi felice capace di lasciare chiuse all'esterno tutte le storture delle città e del mondo. Un contesto idilliaco ma, sotto sotto, anche repressivo. E sarà teatro della nascita di una probabilissima apocalisse umana portata da sesso e morte, Eros e Thanatos. In quel complesso residenziale moderno e "futuristico" c'è forse un primo accenno al rapporto contrastante di Cronenberg con l'innovazione e la tecnologia, ma questo è un aspetto del suo cinema qui a malapena accennato.
Registicamente Cronenberg sa regalare momenti di assoluta intensità. Il semplice montaggio parallelo della prima sequenza del film regala allo spettatore con assoluta efficacia la dialettica base tra l'atmosfera pulita e rigorosa apparente del "Paradiso Terrestre" e ciò che sta già accadendo di orribile nelle sue "viscere", nel suo "corpo". Per quanto Cronenberg usi comunque un crescendo narrativo verso il climax finale d'orrore, in "Shivers" fin dalle prime scene sappiamo che il male è già presente, siamo gettati in un contesto nel quale la discesa è già iniziata e non c'è modo di fermarla, costruendo così una suspense perenne fino alla palese esplosione del delirio. Alcune sequenze di mutazione della carne (il solito corpo che dall'interno muta e si ribella, devastandosi in nuove forme) sono già visivamente capaci di colpire il bersaglio, soprattutto quando accompagnate da scene buie, con l'ausilio della penombra, senza comunque nascondere il sanguinolento risultato. Ah, e il verme-coso fa ribrezzo quanto basta, direi. In pochi d'altronde rivaleggiano con David Cronenberg in quanto a barocchismo (barocco nel senso di stupire e commuovere, nel suo caso, stupire e orripilare, ma ci siamo capiti) visivo nel campo dell'orrore.
La sequenza della piscina, dionisiaca orgia d'orrore e follia finale, è da maestro e il finale vero e proprio per quanto mi riguarda è stupendo, l'ho apprezzato moltissimo ed è girato con grande abilità, lasciando intuire al raggelato spettatore tutto ciò che c'è da intuire, tramite pochissime semplici inquadrature conclusive e una voce fuori campo. Secco, ermetico, desolante, terrorizzante. Comunica tantissimo mostrando poco, un finale eternamente, inesorabilmente sospeso verso il disastro imminente. Applausi.
Cronenberg è spietato nei confronti del genere umano, non lascia scampo, c'è pessimismo e nessuna possibilità di salvezza, solo abbandono alla (nuova) carne e all'impulso primordiale ormai insopprimibile. Naturalmente il tema del sesso è in "Shivers" quello dominante.
Non tutto funziona allo stesso modo, però in questa innovativa e personale lettura romeriana del film di genere Cronenberg regala tante idee visive e tante scene che restano impresse. Lo stile è ermetico, chiuso in se stesso e con slanci di virtuose visioni vomitevoli, diviso tra autorialità da cinema indipendente e "underground" e cinema di genere. Memorabile cameo di una gran signora del cinema horror "di genere" d'autore (qualcuno ha detto Mario Bava, per caso ?) come Barbara Steele.
Una piccola, importante pietra miliare, un gioiello del primissimo Cronenberg, indipendente e voglioso di mutare in nuove forme il classico cinema di genere. Uno dei migliori, se non il più bello, prima del nuovo passo avanti compiuto nel 1983 con il delirio di "Videodrome".