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VIDEODROME regia di David Cronenberg

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amterme63     8½ / 10  24/09/2010 11:15:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Videodrome è diviso nettamente in due parti. La prima parte, oltre ad essere una lenta preparazione alla seconda, è anche l'occasione per una riflessione su temi importantissimi e cruciali, quali il rapporto esistente fra istinti di natura "estrema", insiti naturalmente nell'animo umano, e il tipo di rappresentazione/evocazione che ne fa la televisione e il cinema.
La scena chiave è quella della breve e profonda intervista/discussione su questo argomento. L'intervistatrice chiede se l'esposizione massiccia del pubblico a scene di sesso estremo e di violenza possa causare assuefazione se non imitazione. Max, uno che del sesso e della violenza (a dosi "legali") ne ha fatto un mezzo di lucro e di integrazione economico/sociale, asserisce che questa esposizione è un'utilissima valvola di sfogo per gli istinti repressi, che si sublimano nella finzione invece di realizzarsi nella realtà.
Nikki, una giornalista radiofonica che "soccorre" chi soffre (in realtà una masochista), risponde in maniera vaga e superficiale, come se per lei il problema non esistesse. La testimonianza più lucida e scioccante è però quella del dottor O'Blivion: dice chiaro e tondo che ormai la finzione, cioè la televisione, ha sostituito completamente la realtà. Addirittura la televisione è la nuova realtà e la gente ormai la percepisce come tale.
E' un'affermazione di un'importanza immensa, dalle conseguenze imprevedibili, eppure Max e Nikki chiacchierano fra di loro dando più valore ad un avvenimento piacevole che riguarda solo loro due, piuttosto che ad un cambiamento umano epocale. Sarà proprio questa tendenza a sottovalutare, l'eccessiva fiducia, la curiosità morbosa, l'ossessiva ricerca del piacere più "forte" senza limiti che porterà i due all'autodistruzione; destino finale, secondo Cronenberg, di questa corsa pazza e imprudente allo sdoganamento di tutti gli istinti umani.
Nella prima parte si certifica anche un'importante evoluzione estetica che inizia proprio negli anni Ottanta. Max critica un provino erotico giapponese perché "troppo elegante" e un altro di stampo europeo perché troppo "leggero": "il pubblico vuole roba forte, che spacca", afferma. E' la nascita dell'estetica attuale che privilegia l'effetto più della forma o del contenuto e che è culminata nel pulp e nello splatter.
La seconda parte cambia totalmente registro e si avventura in territori "irrazionali". Entrano in scena il misticismo, la fantasia creatrice, l'utopia, il gusto estetico della simbologia fantastica/inquietante. Spariscono coordinate di verosimiglianza, tempo, luogo. Entrano in scena forze ed entità misteriose di cui non viene spiegata la provenienza e il fine. Tutto si trasforma nel piacere della rappresentazione simbolica, in scene di una pregnanza davvero sconvolgente.
Non aiuta però nel godimento di queste scene l'indeterminatezza della forze in gioco (in "Il demone sotto la pelle" invece ogni cosa era "razionalmente" spiegata). Quello che ne esce fuori è la mistica della "nuova carne", cioè la fusione fra tecnologico e fisico, fra razionalità scientifica e primordiale istinto umano. E' la sintesi visuale della nuova cultura che si è imposta dagli anni '80 in poi: i prodotti tecnologici animati dagli istinti più estremi quali sesso e violenza, con meta finale probabile l'(auto)distruzione. La scena finale del film è chiarissima in proposito.
L'atteggiamento di Cronenberg è abbastanza ambiguo: evoca con partecipazione ed espressione, ma sembra che lo voglia fare per mettere in guardia nei confronti di questa evoluzione autodistruttrice. Tutto è rappresentato nel carattere di Max. Non è animato da cattive intenzioni, solo che è troppo curioso, fiducioso e imprudente. Determinante sarà l'apporto di una figura femminile (Cronenberg può tranquillamente passare per misogino) morbosa, superficiale e pansessuale che letteralmente "trascina" il protagonista dentro il gorgo degli istinti primordiali, annullando tutte le sue autodifese culturali. Così la persona convinta che tutto fosse uno sfogo fittizio, alla prima OCCASIONE di vivere il fittizio come reale (nel senso indicato da O'Blivion) si lascia andare, scoprendo che non è una finzione, uno sfogo ma un desiderio concreto. La televisione/finzione si propone addirittura come sostituita della religione come oppio dei popoli. Il gusto attuale per i reality, l'uso politico centrale che ha il mezzo televisivo ci fa capire che O'Blivion non aveva tutti i torti.
Ad analizzarlo bene questo film, al di là del gusto per l'immagine, ci propone delle riflessioni importantissime e tutto sommato, secondo me, ci vuole mettere in guardia a non essere troppo superficiali, imprudenti e fiduciosi.
Ciumi  05/10/2010 18:46:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bell’analisi Luca.. Sei in periodo Cronenberg - Bergman?
amterme63  05/10/2010 19:44:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravo Maurizio! Hai azzeccato i registi che sto cercando di conoscere in questo periodo.
Erano dei "buchi" che dovevo assolutamente riempire, soprattutto Bergman. A guardare i suoi primi film viene proprio voglia di andare a passare l'estate su quelle placide e luminose tranquille coste svedesi. C'è tanta semplice e delicata poesia partecipata nei suoi primi film, come pure un prezioso sguardo realista e disilluso sui sentimenti umani.
Aspetto con piacere la tua recensione a "Fanny e Alexander".
Ciumi  06/10/2010 18:00:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tra i registi contemporanei, Cronenberg è uno dei miei preferiti… Di Bergman ho un sacco di ‘buchi’ anch’io, per esempio mi pare di non aver visto nessuna delle opere precedenti a ‘Il settimo sigillo’, tipo quelle che hai commentato tu ultimamente. Va beh, c’è tempo.
carsit  24/07/2013 13:50:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti.
Recensione lucida e veramente ben approfondita.

amterme63  24/07/2013 22:57:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie