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UN AMERICANO A ROMA regia di Steno

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Dom Cobb     6 / 10  19/10/2018 23:10:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nando Mariconi è un ragazzaccio romano ossessionato dal mito americano che tenta di emulare in tutti i modi, dalla parlata ripiena di slang anglofono al modo di mangiare e di comportarsi...
Nonostante in genere apprezzi il genere della commedia all'italiana, a questo film in particolare non sono mai stato particolarmente affezionato, tanto più che ritengo Alberto Sordi uno dei più grandi attori anche al di fuori dell'ambito italiano; e in generale mi sfugge il motivo per cui tanti lo tengono in così alta considerazione.
Questa pellicola, che tra l'altro segna il punto di svolta della carriera di Sordi e lo ha reso noto al grande pubblico, nasce come espansione di uno spunto che già era stato presente l'anno prima ne "Un giorno in pretura", dove Sordi compariva per un breve episodio in cui interpretava lo stesso personaggio che si metteva nei guai in parte anche a causa del suo atteggiamento. Un'idea carina che lasciava il tempo che trovava, ma che in ogni caso funzionava a dovere in uno sketch di una decina di minuti; il guaio è che idee nate per un breve siparietto raramente reggono da sole un intero lungometraggio, e anche se l'intero concetto della storia è essere una bonaria presa in giro di certi atteggiamenti giovanili tipici di quei tempi, è proprio questo il problema a cui il film soccombe, e anche molto in fretta.
La trama è inesistente, rappresenta solo un pretesto per incollare fra di loro una serie di episodi capaci di esistere ciascuno indipendentemente dagli altri, e tutti si reggono solo e soltanto sulla natura dirompente del personaggio di Sordi e dei suoi istrionismi, qui davvero troppo sopra le righe. Il suo Nando è un bambino troppo cresciuto che non impara mai dai propri errori, immaturo e impulsivo che dopo un po' risulta anche antipatico a forza di strillare ogni singola battuta; in generale, più che di questo specifico film, sono tutte caratteristiche della commedia di quegli anni, meno sofisticata e impegnata della vera commedia all'italiana che avrebbe preso piede nel decennio successivo. Inoltre, se mi si perdona l'insinuazione, ma si vede benissimo che il film è stato diretto da un Vanzina, sebbene si tratti in questo caso del ben più talentuoso padre; si vede da dove i figli nei loro cinepanettoni hanno ripreso molti dei loro eccessi e del loro stile, fatto appunto di urla e strepiti e di episodi incollati con lo sputo. Certo, alla fine Steno è Steno, e al suo peggio è comunque mille volte meglio dei migliori fratelli Vanzina (di Parenti non parliamo proprio). Ma la somiglianza ci sta...
In tutto questo si salvano un paio di episodi, che effettivamente strappano delle risate,


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e la scena finale chiosa in maniera tutto sommato carina la vicenda, ma non è sufficiente ad andare oltre una sufficienza striminzita. La bravura di Alberto Sordi e qualche momento riuscito sono tutto ciò che di positivo si può trovare in un film alla fin fine nella norma del periodo. Come dice la definizione del voto, non è male, ma potrebbe essere migliore.


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