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CAPITALISM: A LOVE STORY regia di Michael Moore

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  18/05/2010 15:01:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'arricchimento spropositato di pochissimi eletti a sfavore della grande maggioranza, ossia di quella gente che lavora duramente per potersi garantire un'esistenza serena,ecco il grande inganno americano secondo Michael Moore.
Rappresentato attraverso il consueto stile caustico lo "j'accuse" del corpulento filmaker del Michigan combina dosi di traboccante indignazione con arguto sarcasmo,profonda commozione e trascinante humor, avvicendati in un frizzante montaggio, composto da sequenze provenienti dalle più disparate fonti, come tasselli costitutivi di un documentario coraggioso ed importante mirato a circoscrivere in termini spiccioli quello che viene definito "un colpo di stato finanziario".
Sono messe in agghiacciante mostra le frodi di aziende e banche che con l'appoggio governativo hanno costretto milioni di onesti lavoratori ad abbandonare le loro case,licenziati e ridotti sul lastrico solo per aver essersi fidati,per aver dato retta a dei piani finanziari mendaci, improntati unicamente sull'appropriazione indebita di ogni dollaro guadagnato onestamente.
Si snocciolano analogie con la fine dell'impero romano per simulare il buco nero in cui si è infilata l'America, con lo stile cristallino che caratterizza i suoi lavori Moore spiega vizi finanziari di portata devastante, illustra maneggi infiniti e premi assicurativi intestati alle ditte,pronte a trarre ricchezza addirittura dalla morte dei propri lavoratori. Toccante nel ricordo della sua città natia di Flint, ridotta ad un desolato panorama a causa di truffaldine decisioni aziendali o nel discorso del presidente Roosvelt, deceduto prima che il suo sogno, una seconda carta dei diritti a protezione di ogni singolo cittadino potesse diventare realtà, Moore esorta tra le righe una rivoluzione pacifica, una ribellione senza armi.
Lui stesso si cala nei panni di tutore della legge condannando simbolicamente le malefatte di Wall Street e delle banche utilizzando del nastro giallo, quello in dotazione alla polizia per delimitare la scena del crimine, con cui circondare gli edifici dove gli abusi e le ruberie più evidenti hanno avuto luogo. Capitalismo feroce e democrazia fasulla, la ricetta vincente di uomini senza scrupoli, un'inattaccabile cupola che ha campato per anni con il benestare del governo americano. Moore centra l'obiettivo, denunciando e comprovando, mettendo alla berlina senza mezzi termini un cancro terminale che purtroppo non ha attecchito solo in America.