Estonia 8 / 10 23/12/2009 12:38:15 » Rispondi Forse è davvero finita la love story tra gli americani e il Capitale? Visto che alla luce dell’attuale crisi economica il dualismo capitalismo = democrazia scricchiola, Michael Moore ha avuto gioco facile a mettere alla berlina un sistema economico in cui i ricchi sono l’1% della popolazione e i poveri e poverissimi il 99%. Con un sarcasmo ancora più incisivo rispetto ai suoi due precedenti il regista costruisce un film strepitosamente umoristico e amaro allo stesso tempo, a cominciare dal poco consolatorio parallelo tra la decadenza dell’impero statunitense e quella dell’Impero romano. Le gag del regista fuori dalle banche con tanto di megafono, nastro giallo e nero attorno agli edifici e sacchetti per farsi restituire il maltolto alleggeriscono con ironia le complicatissime ma lapalissiane spiegazioni degli esperti e i balbettamenti giustificatori di alcuni dei fautori del grande imbroglio (piccole e grandi rotelle dell’ingranaggio) e dei loro tentativi di arrampicarsi sugli specchi. Un certo modo di indulgere su toni leggermente demagogici appartiene allo stile di Moore e comunque ha la sua efficacia per rendere l’operazione più leggibile a largo raggio. Chi tra gli illustri membri della critica cinematografica ufficiale ne ha sottolineato unicamente la faziosità ha sbagliato i suoi conti o è in malafede oppure semplicemente non ha ancora capito che questa crisi colpisce a ogni livello sociale e non c’è ideologia che possa arginare la deriva di un sistema di vita che si è dimostrato deleterio anche per quei pochi che credevano di essere al sicuro.