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LA BALLATA DI NARAYAMA regia di Shohei Imamura

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elio91     8½ / 10  13/06/2013 16:14:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le immagini di calore umano, l'abbraccio intenso tra figlio e madre mi resteranno per molto tempo nel cuore cosi come il finale, tra i più belli che mi sia capitato di vedere.
"La ballata di Narayama" fu palma d'oro a Cannes nel 1983 gareggiando con titoli e autori di enorme levatura: dai Monty Python col "Senso della vita", Bresson, fino a Tarkovskij e la sua nostalgia, da uno Scorsese che non fu capito dal pubblico con "Re per una notte" a Nagisa Oshima con quell'altro piccolo grande gioiello che è "Furyo".
A vincere fu però il connazionale Imamura e la sua ballata di Narayama: storia immersa nei ritmi naturali di un villaggio con una cultura, un passato e delle usanze che il maestro Imamura mostra con intento realista. I cicli della vita del villaggio sono dettati ed accettati con fiducia, le leggi non devono essere infrante con il rischio della pena di morte- una delle sequenze più agghiaccianti riguarda una vera e propria esecuzione che viene effettuata in modo brutale e sbrigativo, ripresa con distacco dal regista.
Imamura non condanna, mostra senza filtri un modo di intendere la vita da parte di una comunità retrograda ma fedele nel Dìo Narayama e ai cicli della vita, non a caso Imamura inquadra spesso l'accoppiamento di vari animali (tra cui i serpenti in cerchio, immagine che immagino amasse molto).
Verso la conclusione la salita al monte Narayama è certamente il climax emotivo di un film che se non è freddo, perché i personaggi sono affascinanti e umani, soltanto in questo frangente ci restituisce tutta la profondità e il senso di struggimento di fronte al distacco estremo di un figlio e di una madre che accetta con serenità di andare incontro alla morte.
Ripeto, quell'abbraccio è un gesto semplice ma ti sconquassa il petto.
Va assolutamente riscoperto Imamura e il suo cinema.