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THRAUMA regia di Gianni Martucci

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Alpagueur     1½ / 10  02/11/2020 22:31:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La prima cosa che mi sono domandato è stata la stranezza dell'ortografia del titolo di questo film (anche in inglese). Si scopre che è semplicemente "thrauma" scritto male. Non è stato un ottimo inizio! Se fosse stato un 'giallo' si sarebbe anche potuto chiudere un occhio (per restare in tema col plot), ma a tutti gli effetti questo è un film slasher, anche se con un po' di sapore italiano. È stato realizzato sulla scia dell'enorme successo del film americano "Halloween" (1978) di John Carpenter, che all'epoca era nel guinness dei primati come il film indipendente di maggior successo mai realizzato. Non sorprende che questo abbia portato alcuni registi a cercare di plagiare la sua idea di base, "Trhauma" è uno di quelli. In quanto tale, a differenza dei suoi fratelli 'gialli', ha decisamente meno trama e sostituisce l'elemento mistero con sequenze estese di peduncoli. Sembra anche essere un film con un budget leggermente inferiore, con set limitati, attori oscuri e una colonna sonora di base. Quest'ultima ricalca principalmente una traccia synth ripetitiva, ma dà il via alle cose con un inaspettato numero da discoteca ottimo per accompagnare i titoli di coda (!) La trama è messa in moto da un breve prologo e poi entra in gioco la storia principale, che riguarda essenzialmente gli ospiti di una festa in una villa remota che vengono uccisi uno ad uno da uno psicopatico sfigurato. Non è graficamente eccessivamente violento, con la maggior parte delle uccisioni che avvengono fuori campo, sebbene ci sia stata una scena piuttosto inquietante di necrofilia. È per lo più roba insignificante e non terribilmente interessante, ma ci sono alcuni aspetti che sono degni di nota, come il fatto che l'assassino sia pagato per i suoi omicidi in mattoncini Lego! Inoltre, non è davvero difficile capire cosa sta succedendo dietro le quinte e puoi elaborare il "colpo di scena" così facilmente, in realtà ti chiedi se sia davvero un colpo di scena. Ciò che era meno prevedibile era il finale sorprendentemente improvviso. Sebbene sia stato inaspettato, non è stato nemmeno molto soddisfacente! La durata del film è piuttosto breve (1h e 20' scarsi), il che probabilmente è prevedibile data la mancanza di materiale. Per molti versi mi ha ricordato "Il gatto e il canarino" ("The cat and the canary") di Radley Metzger, dell'anno precedente (1978), con quel volto sfigurato del folle scappato dal manicomio criminale, che aggredisce il gruppo di persone con un preciso scopo. Il finale risolleva un po' le recitazioni mediocri e i doppiaggi pessimi (Lilly su tutti), e da un senso anche all'incipit. Ma dato il titolo, rimane il dubbio legittimo su quale fosse alla fine questo trauma scatenante, dato che la menomazione fisica del killer era antecedente alla caduta dall'albero (a proposito come avrà fatto il ragazzino a non riportare nemmeno una piccola frattura dopo quel volo?). Il vero e unico "Trauma" comunque è e resterà sempre quello di Dario Argento del 1993.