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IL CATTIVO TENENTE - ULTIMA CHIAMATA NEW ORLEANS regia di Werner Herzog

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BlackNight90     8 / 10  26/08/2010 02:44:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dico subito che il film di Herzog non c'entra una fava col capolavoro di Ferrara (dunque perché mettere lo stesso titolo? immagino si debba chiederlo ai produttori), quindi stare a fare continui paragoni, cosa che è fattibile per i veri remake, non ha senso anche perché il tenente di Herzog è più simile al Dr. House e al suo vicodin con gli sbalzi d'umore e la follia di altri personaggi interpretati in passato da Cage, in una delle sue interpretazioni più magistrali.
Piuttosto c'è da chiedersi quanto del vecchio Herzog ci sia in questo film: secondo me... abbastanza, e forse c'è una sottile influenza di Lynch per la scelta delle scene lisergiche(che nell'ultimo film di Herzog appunto prodotto da David sarà clamorosa!) visto che i due dovevano aver cominciato a sentirsi per il loro progetto in comune.
Ma d'altra parte, Herzog è il regista dei personaggi al di fuori della società, del senso comune e delle regole, grandi o piccoli che siano, rinnegati e sofferenti come Woyzeck, visionari come Fitzcarraldo o folli come Aguirre, personaggi quasi shakespeariani per come affrontano la tragedie che la casualità riserva loro: così il cattivo tenente (ma è davvero cattivo?) porterà per sempre il marchio doloroso e beffardo di una buona azione, troverà l'unico rimedio nell'affidare la sua indagine, e la sua vita, al suo istinto, al libero fluire della sua natura umana che si scontra con quella della società e della criminalità, due facce della stessa medaglia. Non sono tanto i rettili che appaiono al posto di Crìsto (anche perché il regista tedesco non si è mai interessato a Dìo) a dare l'impronta di Herzog al film quanto lo stesso protagonista che si può affidare solo al suo istinto di sopravvivenza per cavarsela in quella giungla urbana e alluvionata che era New Orleans.
Ah, è adorabile lo humor che permea tutto il film, come nella break-dance dell'anima in cui risuona la musichetta dei polli di Stroszek, e il tono con cui Herzog conclude la vicenda facendosi beffa dei clichés di Hollywood. Un finale per quelli che hanno incurabile bisogno di happy ending.