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IL POSTO regia di Ermanno Olmi

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amterme63     7 / 10  09/06/2013 18:05:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'interesse che hanno i primi film di Olmi è soprattutto documentario, nel senso che ci preservano quasi intatto lo spirito e le forme di vita di un'Italia ormai scomparsa, quale quella della fine degli anni '50.
Infatti si fa fatica a riconoscere Milano e la Brianza (la città di Meda) di quell'epoca rispetto a quelle di oggi (le vecchie case a ringhiera, gli arredamenti minimali, la mancanza di comodità, la grande città con i lavori in corso, i grandi e ricchi negozi che oggi appaiono come miseri e poveri).
Si fa fatica soprattutto a riconoscere il tipo di gente ritratto: i giovani semplici, timidi, che si accontentano di poco, desiderosi prima di tutto di trovare un lavoro e una sistemazione che durino una vita, ormai sono una rarità. Anche il fare popolare, il parlare in dialetto, la spontaneità dei rapporti è merce quasi estinta. Ma quello che salta più all'occhio è la facilità con cui si riusciva a trovare un'impiego fisso a quell'epoca. Un miraggio al giorno d'oggi.
Il film non si limita però a illustrare la vita, i sentimenti e l'ambiente in cui opera un (tipico) ragazzo di 15 anni di allora (operazione resa con uno stile molto lento e contemplativo, con larghi vuoti e silenzi, tipico del primo Olmi), ma vuole contrapporre all'Italia attiva, coscienziosa, solidale e operosa descritta in "Il tempo si è fermato", l'altra Italia tipica dell'epoca. Cioè l'Italia della burocrazia, dell'improduttività, della grettezza e della piccineria piccolo-borghese, con il suo ipocrita rispetto per le istituzioni. Anche qui Olmi si rivela regista abilissimo inquadrando ambienti anonimi, lunghi corridoi vuoti con tante porte laterali, uffici polverosi e aria stantia. Le inquadrature sono in campo lungo o con visuale esterna, proprio per far risaltare la natura oppressiva o almeno condizionante che hanno questi ambienti.
Il destino del giovane Domenico è segnato: ha trovato sì il tanto agognato (dai genitori) "posto", ma diventerà anche lui una rotella, perderà la sua innocenza, il suo entusiamo e si adeguerà, farà la fine di tutti gli altri. Il suono monotono e continuo di un ciclostile suggella nel finale il suo destino.
"Il posto" non è un film facile: lento, a volte monotono. La prima parte segue le vicende del giovane Domenico per poi ampliare lo sguardo e gettarlo su brevi sequenze della vita-non vita dei mediocri burocrati, perdendo il filo logico-temporale fin lì seguito. Quindi non ci sono vicende eclatanti da seguire o su cui emozionarsi. Occorre allora occhio critico e mente sveglia, altrimenti questo film non può che risultare pesante e noioso.
Molto bravo il giovane attore che impersona Domenico (debuttante preso fra la gente comune). Assomiglia come una goccia d'acqua a Sergio Castellitto adolescente.
A me è piaciuto ma non ha particolarmente entusiasmato.
amterme63  09/06/2013 18:07:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ultima frase è rivolta al film, non all'attore.