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MULHOLLAND DRIVE regia di David Lynch

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stratoZ     10 / 10  01/03/2024 14:37:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Tra i miei film preferiti e probabilmente quello che preferisco del nuovo millennio, questa fatica di Lynch è un'esperienza unica, un viaggio all'interno della sua arte tra significati sfuggevoli, una rappresentazione onirica e allucinata all'interno di una psiche dilaniata dal dolore, dal senso di colpa, dall'amore non corrisposto, dall'invidia per il successo, ma ciò che davvero colpisce dell'opera non sono tanto gli innumerevoli significati e chiavi di lettura possibili, quanto l'emozione dell'esperienza, portata avanti da una messa in scena sublime, a mio parere agli apici del cinema, "Mulholland Drive" è emozione, e proprio come l'emozione non è possibile spiegarla a parole, ma soprattutto non è possibile avere un sentimento oggettivo nei suoi confronti.

Alla terza visione, il mio parere personale sull'opera è che, seguendo una chiave di lettura simile a quella di "Lost Highway", fondamentalmente il film parla di una storia d'amore non ricambiato, con la prima parte che rappresenta una rielaborazione in uno stato di coscienza confusionale della realtà con cui è venuta a contatto la nostra protagonista interpretata dalla Watts.
A Lynch piace giocare tanto con gli stati di coscienza e le proiezioni, sfigura le vicende e le rielabora secondo la psiche della protagonista, non sappiamo quanto di quello che vediamo sia vero, sappiamo che benomale tutti i personaggi dovrebbero esistere in un modo o nell'altro per essere all'interno di quella storia, ma non sappiamo se sono effettivamente così, in linea di massima dovrebbero essere venuti in contatto, anche di sfuggita con il personaggio della Watts ( a cui volontariamente non voglio dare un nome ma presumibilmente nella realtà si chiama Diane)
E' così che la protagonista distorce gli eventi a suo piacimento, diventa la salvatrice di Rita, l'aiuta a scoprire cosa sta succedendo e come ha perso la memoria, mostra Adam, il suo presunto futuro marito come un inetto, che viene licenziato, mandato in bancarotta, tradito, picchiato, insomma gli succedono tante di quelle peripezie che sembra proprio gliele stia mandando dall'alto, quando nella realtà Adam è una persona in gamba e che ha avuto successo sia lavorativo che sentimentale con la donna amata da Diane.
Ci si mette di mezzo pure l'invidia, con la proiezione che mostra questa Camilla, reale nome di Rita come una raccomandata da questi presunti poteri forti che la vogliono per forza nel film, nella realtà è ben diverso Camilla ha avuto la meglio, ma ha aiutato anche Diane.
Poi arriva il momento in cui si apre la scatola e Diane deve fare i conti con la realtà e con i sensi di colpa che la condurranno al tragico epilogo.

Ma personaggi ambigui e simbolismi a parte, ciò che davvero mi fa innamorare di Mulholland drive è il talento con cui Lynch mette in scena tutto, visione dopo visione lo spettatore si rende conto sempre di più dettagli, che vanno dalla recitazione caricaturale tipica del sogno all'uso - stratosferico - della fotografia, quegli esterni bruciati nel diurno sono di una potenza espressiva clamorosa, le sequenze notturne prendono la forma degli incubi più bui, quelle sfocature luminose figlie di una Los Angeles in penombra che riflette, come nei noir classici, la coscienza sbiadita del personaggio, i primi piani di Naomi Watts e della Harris, mamma mia ragazzi, mi stava venendo quasi da piangere alla scena di quanto la pazza bussa alla porta e si vede Naomi col volto illuminato e tutto il contorno buio, l'uso che fa Lynch dei movimenti di camera, lenti, dilatati, accompagnati dalla musica di Badalamenti per creare una tensione sempre più palpabile e gutturale, amplificata dal contesto di poca conoscenza in cui è immerso lo spettatore, il mistero fa da padrone, poco o nulla viene spiegato, vi è soltanto un leggero filo conduttore ogni tanto spezzato dall'onirismo e da alcune scene grottesche che l'autore mette in mezzo, riuscendo ad ottenere un risultato straordinario per come trasmette malinconia, inquietudine, un calore e una sensualità tipici degli hard boiled, ma soprattutto un senso di spaesatezza e dispersione, ambiguità e vaguità come riflesso della psiche umana. Lynch rielabora la lezione di oltre settant'anni di cinema, spazia senza mai uscire fuori tema dal thriller erotico al puro film lisergico, dal mistery al noir, arrivando in alcuni momenti cardine a sfociare nello psicodramma sentimentale, crea una nuova concezione della femme fatale qui transfigurata e privata del suo carico di fascino per una buona prima parte di film, per poi progredire in tutta la sua sensualità onirica man mano che avanza il minutaggio.
La scena lesbo, signori, di un'eleganza unica, da notare le differenze di quanto sia sensuale e ben riuscita nella proiezione di Diane e di quanto invece risulti fredda nella deludente realtà, di quanto sia coinvolta Rita nei suoi desideri e quanto sia distaccata dopo il cosiddetto "risveglio"

La scena del club Silenciò, con quella musica in playback a cui assistono le nostre protagoniste, altra perla, con cui Lynch lancia il suo messaggio metartistico, sempre secondo me perché è tutto così sfuggevole nella sua arte, e mostra come nonostante la morte della cantante, la sua canzone comunque rimane perpetua, come l'opera che sopravvive al suo creatore, come Mulholland drive.