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INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO regia di Elio Petri

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impanicato     9 / 10  06/02/2015 00:39:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Elio Petri é stato uno dei registi italiani che si sono spinti di piú verso una certa tipologia di cinema, definito "sociale", termine che mi sembra riduttivo. Ritengo che le sue pellicole siano state sempre scomode e invise a coloro che comandavano e criticavano, creandosi nemici sia a destra che a sinistra, proprio per non farsi mancare nulla.
"Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" é l'esempio di questo tipo di cinema di denuncia. Prima pellicola in ordine cronologico della cosiddetta "Trilogia della nevrosi", si assicura anche l'Oscar al miglior film straniero.
Magnifico thriller che rappresenta come il potere istituzionalizzato e costituito possa arrivare a compiere certe azione restando impunito, avvantaggiato dal fatto di essere sempre dalla parte vincente. Come da titolo, é impensabile indagare su alcuni elementi, sarebbe impossibile. Fa riflettere molto sul fatto che chissá quanti delitti sono stati perpetrati da certi soggetti e sono rimasti impuniti a causa della posizione di chi li commetteva.
Al termine della visione leggo che il film é del 1970, ma non ci credo. Sono trascorsi ben 45 anni, ma non si sentono per niente. Film di un'attualitá disarmante che, se distribuito ai giorni nostri nei cinema, potrebbe sembrare contemporaneo.
Ritengo che sia l'interpretazione migliore nella lunga carriera di Gian Maria Volonté che si supera creandosi un personaggio irascibile, forte, ma allo stesso tempo infantile, tanto da far smascherare dalla sua amante questo suo lato bambinesco. Questo personaggio non avrá un nome durante il film, se non quello di "dottore", proprio perché potrebbe essere uno chiunque di questi dottori potenti a commettere delitti. Epico il discorso davanti la sua squadra.
Il regista, a mio avviso tra i piú sottovalutati della sua generazione, realizza un film che é un capolavoro. Aiutato anche dall'ottimo montaggio e dalla colonna sonora di un certo Ennio Morricone. Il primo arrivato, insomma.
Il finale ambiguo e quella frase di Kafka prima dei titoli di coda conferiscono solennitá a questa pellicola che entra di diritto tra i migliori film italiani e non solo di sempre.