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INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO regia di Elio Petri

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Invia una mail all'autore del commento lunapapa69     10 / 10  01/10/2004 14:50:35 » Rispondi
Dai più definito come un semplice film politico, questo capolavoro vince le barriere del tempo grazie alla sottile "indagine" psicologica che Petri fa di ogni personaggio che mette in scena sapientemente. A primo acchito è facile individuare nell'ispettore un semplice ingranaggio della macchina più complessa del potere ( a testimonianza di ciò ricordiamoci che il protagonista non ha nome e cognome ma è chiamato semplicemente "dottò"), il cui fine è quello di garantire la stabilità del potere, combattendo qualunque ondata eversiva ( celebre è il monologo dell'insediamento all'ufficio politico). Ma attenzione, sarà lui stesso a verificare se il "potere" è in grado di giudicare chi lo detiene. Lui assassino della sua amante, è combattuto se mettere gli inquirenti sulle sue tracce o sviare le indagine: una disocciazione interna per chi è abituato ad usare il potere. Alla fine, riconoscendo l'inadeguatezza di chi conduce le indagini sul delitto, farà la sua confessione di colpevolezza che, seppur in sogno, sarà rifiutata dai suoi superiori, e si trasformerà in una paradossale confessione di innocenza: alla fine, "l'ingranaggio" sembra già pronto a reintegrarsi nella macchina del potere. Al di là della vicenda narrata importanti, dicevo, sono i risvolti psicologici: l'autorità qui rappresentata potrebbe essere calata addosso a chiunque occupa una posizione dominante, come in un rapporto padre-figlio, quale sembra essere il rapporto tra l'ispettore e Augusta Terzi, in cui lui si presenta come modello inattaccabile e costringe la donna a ritornare bambina e quindi a sottomettersi, a sottostare all'autorità.. ma non per sempre, perchè la donna si ribella, accusando l'uomo di infantilismo, di essere incapace di amare. Ecco che la maschera di chi vuole assumere una posizione dominante viene meno ( rivelando la fragilità umana) allorchè si trova non più in questura, ma casa di una donna che non vuole che la sua abitazione diventi una camera di sicurezza, dove lui pretende di sapere tutto su tutti. Da notare, a tal proposito l'arredamento diverso che troviamo tra la casa della donna, caratterizzato da linee mosse, ondulate, prolungamento dello spirito libertino della donna, e le linee squadrate, precise, rigorose dell' ufficio dell'ispettore. Non dimentichiamo oltre tutto la colonna sonora di Morricone, che non è semplice commmento alle vicende narrate, ma si integra con esse e con la psicologia del personaggio. Un'ultima riflessione è sulla straordinaria bravura di Gian Maria Volontè (troppo presto dimenticato), che qui volutamente attua una recitazione che rende in pieno sia il comportamento che la psicologia di chi occupa posizioni dominanti: vibrante e sofferta allo stesso tempo, con un linguaggio e un tono della voce davvero disarmante. Davvero una grande prova d'attore. Nico