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A SERIOUS MAN regia di Ethan Coen, Joel Coen

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Tumassa84     7½ / 10  26/03/2011 05:56:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
- - QUESTO COMMENTO CONTIENE SPOILER - -

I fratelli Coen fanno centro con questo film divertente, cinico, spietato e allegorico. La prima scena è subito memorabile: è sera e nevica in un antico villaggio polacco, quando un uomo ebreo rincasa accolto dalla moglie in pensiero. L'uomo dice di essere stato aiutato da un conoscente della moglie, ma quando dice il suo nome a lei si gela il sangue nelle vene: quell'uomo in realtà era morto, quello che l'ha aiutato era in realtà uno spirito malvagio. Bussano alla porta. "Per ringraziarlo l'ho invitato a mangiare un piatto di zuppa calda", dice lui. L'anziano uomo entra e il pathos della scena sale. La moglie lo accusa apertamente di essere uno spirito malvagio e alla fine decide di pugnalarlo al cuore. Il vecchio esce fuori barcollando e si accascia sulla neve.

Dopo questo episodio apparentemente slegato al resto del film, veniamo catapultati nell'America dei giorni nostri, dove seguiamo le vicende di una famiglia ebrea totalmente allo sbando. Lo scarto tra i due mondi è evidente: mentre nell'antichità la religione, l'occulto, il mistero, il soprannaturale convivevano a stretto contatto con l'uomo ed erano elementi di primaria importanza nella vita delle persone, in epoca moderna essi perdono qualsiasi significato e ne ereditiamo solo le forme e gli aspetti più superficiali. Tutto ciò che concerne la religione ebraica viene rappresentato dai Coen come un grottesco anacronismo: la cerimonia del funerale di Sai che diventa quasi un pezzo di cabaret, il fatto di voler a tutti i costi divorziare ma senza contravvenire alle regole della fede, il giovane rabbino con la sua vuota metafora del parcheggio (forse l'unica cosa che ha visto in tutta la sua vita), l'altro rabbino e il suo inutile aneddoto del dentista senza né capo né coda, la cerimonia dell'ingresso nell'età adulta del figlio che è talmente strafatto da non riuscire a capire nemmeno cosa deve fare. Ormai il mondo è troppo diverso da quello della prima scena, significativamente fotografata in 4:3 palesando così lo scarto anche sul piano fotografico, quindi valori, istituzioni, riti e cerimonie che sono nati e andavano bene in quel contesto, non possono più ricoprire il loro ruolo nella società di oggi.

L'unico legame tra il presente e il passato sembra essere l'anziano rabbino Marshak, come testimonia il fatto che si sorprenda di fronte a un walkman e che sia totalmente ignorante in fatto di tecnologia. Egli è l'unico a conservare un'aura di sacralità, e infatti il figlio di Larry quando andrà a incontrarlo dopo la cerimonia sarà in grandissima soggezione. Ma alla fine tutto quello che avrà dai dirgli sarà "sii un bravo ragazzo", forse l'unico insegnamento che possa essere ancora valido al giorno d'oggi. La spirale negativa del film non ha fine, anzi, nelle ultime battute vede subire un brusco e repentino peggioramento: Larry si vede prima recapitare la salatissima parcella delle spese legali, e poi subito dopo riceve una telefonata dal proprio medico che ha per lui notizie così nefaste da volergliene parlare solo di persona. Nel frattempo all'orizzonte si profila un minaccioso uragano, pronto ad abbattersi sulla scuola ebraica frequentata dal figlio per spazzarla via per sempre. E con lei, forse, i suoi insegnamenti.