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CHE BELLA VITA regia di Mitchell Leisen

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steven23     8 / 10  07/02/2015 11:02:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi trovo perfettamente d'accordo con chi ha commentato prima di me. Siamo ai tempi d'oro di Hollywood e questa "screwball comedy" della quale, personalmente, non ero a conoscenza fino a qualche giorno fa è semplicemente fantastica. Non raggiungerà i grandiosi livelli toccati da Hawks con "Bringing up baby" ma rimane comunque uno spasso... una vera e propria delizia.
I motivi sono diversi, non ultimo il fatto che film del genere oggi non esistono più. Per quanto un regista, un produttore o chi per lui possa sforzarsi, non riuscirà mai a realizzare qualcosa del genere.

E dire che l'incipit è incredibile nella sua semplicità. Un ricco banchiere, stanco dei continui sperperii della moglie in pellicce, prende l'ultima che ha comprato e la getta in strada dal tetto del palazzo dove abita. Finisce addosso a una dattilografa.
Da qui inizieranno guai e complicazioni a non finire.

Il ritmo di questa commedia è assolutamente incredibile. Non c'è un attimo di pausa: dialoghi al fulmicotone, situazioni esilaranti e momenti romantici riescono a susseguirsi uno dietro l'altro con una naturalezza disarmante, facendo trascorrere quest'ora e mezza scarsa di durata in un lampo.
Alla sceneggiatura si può leggere il nome di un certo Preston Sturges, e direi che la sua mano è ben visibile sia per quanto riguarda la forte satira al mondo della finanza, sia per alcune scene che sembrano recare proprio il suo stampo.
E poi è divertente constatare come il film si collochi in una realtà completamente diversa dalla nostra, ma che allo stesso tempo mostra così tanti punti in comune. Basti guardare l'intera scena in cui si trattano le azioni dell'acciaio. L'enorme differenza con cui si acquistavano azioni quasi ottant'anni fa rispetto a oggi è limitata dalla consapevolezza che, adesso come quasi un secolo fa, è sufficiente una semplice soffiata sulle oscillazioni del mercato (seppur nata da una sciocchezza) per sconquassare il mercato e, magari, far finire qualcuno sul lastrico.

E vogliamo parlare del cast? Il terzetto protagonista è in assoluto stato di grazia. La Arthur favolosa nel mostrare una donna inconsapevole dalla fortuna che le sta crollando addosso, nonché dolce al punto giusto nei momenti opportuni; Milland altrettanto convincente seppur ancora estremamente giovane. E poi quell' Edward Arnold che, abituato a veder interpretare il ruolo del cattivissimo, qui mi sorprende in una parte sì burbera, ma che lascia molto spazio alla bontà che risiede in lui. Alla pari della Arthur il migliore!
Senza dimenticare gli spassosissimi personaggi di secondo piano quali Luis Alberni, oppure Pangborn, il proprietario dell'Atelier dal quale la Arthur acquista il cappello da abbinare alla pelliccia. Chi più chi meno, alla fine risultano essere tutti quanti incredibilmente divertenti.