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I VITELLONI regia di Federico Fellini

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  20/02/2007 00:55:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per quanto umanamente (e giustamente) ritenuto uno dei capolavori del cinema italiano degli anni cinquanta, "I vitelloni" rileva le stesse contraddizioni che sono alla base del cinema Felliniano di sempre.
L'analisi sociale è compromessa da un'affetto (inclinazione?) troppo "buonista" e non così cinica come potrebbe sembrare in un primo momento.
Forse il piu' "francese" dei film di Fellini, con uno spirito vagamente vicino al realismo poetico di Carnè, e questa pecularietà si scontra con il post-realismo dei suoi esordi.
L'errore de "i vitelloni" fu di assecondare uno spaccato sociale che pecca di qualunquismo ma che tale non è, globalmente.
Il problema di Fellini era rischiare di avere imitatori proprio tra i cineasti che egli cercava di esorcizzare con il suo cinema: e il gusto del bozzetto, puo' trasformarsi in parodia: come nel Sordi truccato da donna durante un tristissimo carnevale che, abbattuto dalla sua vita grama, si spoglia di tutta la simpatica cialtroneria dei suoi personaggi tipici, quasi una confessione disarmante ai suoi tanti ammiratori
Piu' interessante il personaggio di Fabrizi (Franco), emblema dell'infedeltà coniugale e modernissimo ritratto del tipico maschio italiano (anche contemporaneo sì).
Ripeto, non c'è vera "cattiveria" nei personaggi del film perchè agiscono secondo un istinto primordiale, trastullandosi a fare i viveur di provincia.
La vocazione della "fuga" è il tema portante del film, e probabilmente il piu' centrato e riuscito: non nascondo che cio' rappresentasse quell'illusione "migratoria" tipica di quegli anni e non il degrado del vuoto provinciale fine a se stesso.
Così com'è ambiguo il rapporto di F. con un ceto sociale piccolo-borghese di cui è sempre acuto osservatore e a tratti codardo mediatore: ne illustra la noia, le attitudini, ma mai lo squallore fine a se stesso.
L'Io narrante diverrà materia di studio e l'influenza (dichiarata?) per l'Ettore Scola di "c'eravamo tanto amati" che chissà come mi è sempre parso piu' sincero e candidamente "brutale" del "capolavoro" Felliniano
Che avesse ragione Fellini, pro o contro le ambizioni della massa, con la sua ottica di discernimento fatalista, è tutto da dimostrare
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  20/02/2007 00:58:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non si arrabbino i fan del film: ho copiato pari pari un mio commento scritto otto anni fa in merito al film visto in tv... evidentemente non lo ritenevo "giustamente" un capolavoro, ma puo' darsi che cambiero' idea col tempo.
Il fatto che io abbia espresso tanto ferocemente la mia contrarietà a ritenerlo un film "piu'" che Importante mi ha fatto venire voglia di trascrivere quello che pensavo, allora
Spero di non essere insultato per questo
Invia una mail all'autore del commento wega  04/12/2007 10:20:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cavolo Kowa... giusto un "buon" film??!! A parte tutto ritengo questo uno dei veri capolavori di Fellini. E' bellissimo, era anche tra i dieci film di sempre amati da Kubrick.