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C'ERAVAMO TANTO AMATI regia di Ettore Scola

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  09/04/2007 08:23:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mai avrei pensato di commentare questo film, visto piu' volte, affresco di un Paese afflitto dalle proprie illusioni, e splendidamente (tardivamente?) arreso al cinema d'autore "dei papà".
Se dovessimo guardarlo con occhi meno coinvolti, sarebbe ugualmente un gran bel film, cui non sfuggono forti perplessità stilistiche: ideologicamente, tanto per cominciare, è giusta la rassicurazione per "chi ce la fa"? Paradossalmente è il personaggio piu' triste, cinico, disperato del gruppo: ha raggiunto quello che voleva, ma a discapito degli affetti piu' cari.
La sequenza onirica, quasi un flashback emotivo, della splendida Giovanna Ralli è un curioso e ambizioso vezzo stilistico di Scola, immerso in un'indimenticabile clima psicanalitico (immenso Gassman, ma mi sembra ovvio persino sottolinearlo).
Altri due, in particolare, i personaggi realmente straordinari di questa vicenda: il grandissimo Aldo Fabrizi ("tanto non moro... non morooo"), ineffabile e spregiudicato capitalista degno di certi epiteti recenti purtroppo vivi e vegeti - e l'amara "urgenza" intellettuale di Satta Flores, irrefrenabile ammiratore di Vittorio De Sica (cameo pochi mesi prima della sua scomparsa).
Memorabili partecipazioni di Mastr.o.i.a.n.n.i e Fellini che rievocano la famosa sequenza della fontana di Trevi sul set di "La dolce vita".
Un film splendido che è ormai un classico del cinema italiano, privo pero' forse del coraggio di andare ben "oltre" l'affresco e raccontare il tutto con maggior cattiveria e meno bozzettismo autoriale.
In ogni caso, il personaggio di Fabrizi è di quelli che non si dimentica facilmente: laido, corrotto, e fatalmente "umano" davanti alla barriera implacabile della sua imminente fine