julian 9½ / 10 03/01/2009 02:05:58 » Rispondi Un gradino più su e Pontecorvo toccava la perfezione. La scelta più azzeccata è quella di non schierarsi da nessuna parte, di essere assolutamente imparziale, ed è qui che invece cadono e sono caduti (quasi) sempre i film di guerra. Stragi da una parte e dall'altra, abomini su entrambi i fronti, la battaglia è vista dal punto di vista dei guerriglieri della Casbah che lottano per l'indipendenza e da quello dei miliziani francesi i quali tentano di conservare onore e dignità ad una delle storiche potenze mondiali. Le scene intense abbondano senza mai perdersi nello scontato e noioso pacifismo. Denuncia della guerra si, ma più che altro esaltazione della libertà. I volti parlano, specialmente quello di Ali La Pointe all'inizio e alla fine del film quando, dopo il lungo flashback sui suoi trascorsi rivoluzionari, lo si vede nel suo nascondiglio insieme alla famiglia, disposto a portare gli ideali con sè nella tomba. Anche nella disposizione cronologica Gillo ci è andato cauto, senza esagerare, perchè "il troppo stroppia". Solo gli ultimi minuti si potevano evitare, giusto per far sapere allo spettatore come andrà a finire (o meglio come inizierà) la storia dell'Algeria, ma per me la meravigliosa fine di Ali è la meravigliosa fine del film.
wega 17/07/2009 19:21:17 » Rispondi Quindi ti autoproclami dalla parte degli oppressi. Che non c' è nulla di male, anch' io sinceramente. Ma Pontecorvo voleva fare un documento sulla Nascita dell' Algeria e non sul sacrificio eroico del singolo, in quel caso sì che sarebbe stato retorico. Gli ultimi minuti non si potevano evitare.