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LE NOTTI DI CABIRIA regia di Federico Fellini

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amterme63     8½ / 10  14/03/2013 21:26:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo aver visto "Le notti di Cabiria" mi sono reso conto che Fellini è il più grande continuatore della tradizione neorealista di Rossellini e De Sica. "Le notti di Cabiria" è anzi uno dei capolavori del neorealismo, certamente un neorealismo un po' "corretto" e soprattutto personalizzato dalla particolare indole stilistica malinconica e poeticheggiante di Fellini.
E' comunque un film neorealista a tutti gli effetti, visto che porta in scena categorie sociali e persone che fino ad allora erano state tenute ai margini (in questo caso delle povere prostitute). Le rappresenta come loro sono, come appaiono e come parlano (per le battute Fellini si è servito di Pier Paolo Pasolini). Nonostante che venga fuori tutta la loro povertà, le loro difficoltà di vita, lo sfruttamento a cui sono sottoposte, su ogni cosa risalta la loro umanità. Cabiria soprattutto (interpretata da una splendida ed espressiva Giulietta Masina) è rappresentata sì come una persona rozza, ingenua, impulsiva, ma è vista soprattutto come una donna palpitante, che soffre, sogna e cerca, nonostante tutte le sventure, di vivere.
La sua umanità è messa a durissima prova (come quella di Umberto D) in un mondo cattivo e indifferente, eppure malgrado tutto alla fine Cabiria si rialza, senza nulla, senza nessuno, piange (e quindi elabora il dolore) e ride perché la vita continua, c'è sempre comunque qualcosa (anche un ballo, un gioco, una persona qualsiasi che ti dice "buonasera") per cui vale la pena continuare a vivere, a dispetto del più profondo dolore.
L'arte e lo spettacolo, con le illusioni e i sogni, hanno questo potere di riconciliazione con la vita. Lo vedremo anche nel finale di "Otto e mezzo".
Molto bello anche il personaggio di Wanda, forse l'unica persona che voglia veramente bene a Cabiria. Qualcosa che va al di là della semplice amicizia.
Altro tocco stilistico personale di Fellini è quello del ricorrente tema del contrasto fra innocenza e corruzione, fra ingenuità e cinismo. Anche in "Le notti di Cabiria" si getta uno sguardo sul mondo romano altoborghese delle feste e del godimento, sempre con un intento sotterraneamente critico e disvelatore della superficialità e della vanità di quel mondo che si autorappresenta come "superiore".
Altro oggetto della sottile satira di Fellini è il mondo religioso, qui rappresentato nella sua versione superstiziosa e orgiastica nella scena del Divino Amore. In questa scena viene fuori la capacità di Fellini di rendere un evento naturale in maniera grottesca. A contrasto con l'aspetto barocco e materialista della religiosità cattolica, c'è l'episodio delle Grotte e del Frate itinerante, tanto per mostrare che il contrasto ingenuità-corruzione divide in due non solo la società civile, ma anche la stessa Chiesa.
Altra impronta stilistica di Fellini è quella di non usare una narrazione fluente, conseguente e stringata; in genere preferisce giustapporre episodi vari, giusto per approfondire i temi del film, piuttosto che intrattenere lo spettatore con una storia. Questa caratteristica stilistica ne "Il bidone" e "Le notti di Cabiria" rende il film un pochino noioso e statico, come se girasse su se stesso dilungandosi. Avrà modo poi Fellini di perfezionare questo suo stile, togliendo i riferimenti narrativi palesi e usandolo in maniera pura, al servizio delle tematiche del film (vedi "Otto e mezzo").
La scena più bella di "Le notti di Cabiria" è comunque il finale, una delle vette del cinema italiano. E' una scena che mi è rimasta molto impressa e porterò sempre nel mio animo.