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IL RE LEONE regia di Roger Allers, Rob Minkoff

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Godbluff2     9 / 10  20/04/2022 12:39:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ultimo Capolavoro Disney, anche se ad essere obiettivi proprio un capolavoro non lo sarebbe, ma al cuor non si comanda ed oltre ad essere un gran bel film è anche quello, con "Fantasia", al quale sono più affezionato, tra i film animati.
Partiamo dal presupposto che, visivamente ed esteticamente "Il Re Leone" è per distacco il miglior film Disney dell'era moderna (et) pure contemporanea, perché l'unione di disegno tradizionale e grafica digitale usata negli anni '90 per questi film raggiunge qua il suo zenit espressivo e tecnico e dunque mi pare decisamente quella meglio invecchiata che regge tutt'oggi alla grandissima il confronto con le scenografie digitali migliori dei film più recenti (tipo in "Zootropolis") e, anzi, conserva un fascino e una bellezza che nel digitale odierno si è persa. Poi, la storia che ti attrae da bambino e nemmeno sai quanto e nemmeno sai da dove è presa: una rivisitazione Disney e leonina dell'Amleto shakespeariano, per gradire. D'altronde non c'è canovaccio più sfruttato, è chiaro, ma per un film Disney è un bel discostarsi dalle fonti più canonicamente utilizzate. L'Amleto, dunque... E gli anime giapponesi, ma questa è un'altra storia.
Il doppiaggio: uno dei migliori doppiaggi italiani in un film Disney, il che è dir molto perché di solito lo standard è alto. Con un cast misto che presenta doppiatori di professione (Accolla, Rossi ecc.) e gente che non faceva il doppiatore ma che ha fatto un lavoro straordinario. In parte in questo film si è ricalcato il modus operandi originale, ovvero quello di chiamare attoroni bravissimi a doppiare i personaggi (come nel caso di Scar doppiato in originale da Jeremy Irons). Nella versione italiana lo si è fatto con Mufasa. Doppiato in originale da James Earl Jones (attore e pure doppiatore, ovviamente) qui Mufasa ha la Voce (V come Vittorio, tutto torna) di Vittorio Gassman. Ora, Gassman non è che facesse il doppiatore ma, appunto, è Gassman (si scrive Gassman si legge "uno dei più grandi attori nella storia del cinema") e quindi, ecco, pure con le marce automatiche Gassman è Gassman e il Mufasa che ci regala è qualcosa che da i brividi. Scusa, J.E. Jones, ma questo è Gassman, dai. A Mufasa basta aprir bocca per farti commuovere. Da bambino ne ero ipnotizzato. Poi mi sono appassionato al cinema. E ho ritrovato Vittorio. E ho capito tante cose. Le Epifanie, quelle belle. Grazie.
Poi c'è Tullio Solenghi. Che di mestiere fa principalmente il comico. Attore, certo, pure bravo, teatro, cabaret, televisione, parodie, gag surreali, irriverenza delicata, tante risate con i due compari di sempre. Ma Scar... Scar è Jeremy Irons, come fai a reggere botta con uno così ? Solenghi, poi, quello del Trio. E invece... Solenghi mette paura. Quando hai 5 anni o quando ne hai quasi trenta, Solenghi è uno Scar che mette paura. Superbo nel restituire tutte le più infami sfumature del personaggio, una grande prova d'attore e di trasformismo. Poi i doppiatori veri, dei quali però è inutile stupirsi (pure per Gassman è inutile, ma ci siamo capiti): Tonino Accolla, Riccardo Rossi, Sergio Fiorentini, Laura Boccanera. Poi c'è Pumbaa, che è doppiato da Ernesto Brancucci, in arte Ermavilo, il povero Crìsto in croce che si occupava dell'adattamento italiano delle canzoni dei film Disney. Non è stato un lavoro invidiabile, Ernè. Infatti la figlia Lorena è quella che doppia Nala nelle parti cantate (cantate bene, ma in una canzone di mèrda, poi ci torno). E ci sono le Iene, una delle quali per sfizio è doppiata da Rita Savagnone, che così, per sport, è stata una delle più grandi doppiatrici-e di rimbalzo dunque anche attrici, italiane della sua generazione. C'è Paola Giannetti, che è una che qui ti fa una bellissima, orgogliosa Sarabi, poi ti giri e scopri che doppiava Qui (si, Qui il nipote di Paperino) in "Duck Tales". Ok. Insomma, è stato fatto un "discreto" lavoro da tutti.
Poi c'è "Il Re Leone" che è un Capolavoro: quello dei primi 4 minuti, dell'intro, del prologo, della giostra che va, dei fenicotteri, dell'ingonyama nengw' enamabala, dell'Africa che esplode in tutta la sua bellezza arcana al sorgere del Sole. Quella è la sequenza di un Capolavoro. Così come lo è quella della fuga-carica della mandria di gnu, dalla strabiliante potenza e tensione visiva, e della morte di Mufasa. Ecco, la morte di Mufasa. Un "tipo" di trauma della quale la Disney era già esperta, ma mai era stato messo in scena in modo così diretto (anzi, mai era stato messo in scena "in campo", visto che era sempre accaduto - "Bambi", "Red & Toby" - fuori campo); stavolta il povero bambino è costretto ad assistere, dall'inizio alla fine, a tutto lo svolgersi del dramma, impotente. Un dramma messo in scena per la prima volta senza filtro, senza pietà, in una sequenza che è epica e allo stesso tempo molto "secca", spietata, disperata. Sicuramente anche molto "pietosa" nel giocare con i sentimenti dello spettatore, ma è pur sempre la Disney, son furbi, ma va. Io poi vidi questa scena prima di tutte le altre negli altri film, perché questo fa parte dei film Disney della mia generazione, quindi IL trauma "morte di Mufasa" per me resta lo shock filmico infantile per eccellenza.
Ecco, qui è dove "Il Re Leone" è un capolavoro. Poi "Il Re Leone" cessa di essere un capolavoro, diventa schiavo delle necessità filmiche Disney, una divertentissima sezione di "relief" comico (che è molto riuscita, intendiamoci), la ingenua, stucchevole e un po' imbarazzante parte della love-story/tensione sessuale adolescenziale tra Simba e Nala, la fin troppo forzata estremizzazione del Male rappresentato da Scar, che ha trasformato l'intera savana in un regno oscuro, cupo, desolato, senza cibo, un altro po' e nemmeno l'Eclissi di Miura, e che è. Un po' meno sarebbe bastato, lo sapevamo già che Scar=brutto. Ma il film regala ancora momenti bellissimi, iconici: l'Hakuna Matata, la catartica apparizione di Mufasa ("Ricordati, chi sei" con la voce di Gassman è illegale, ti uccide proprio), l'incendiario scontro finale con Scar e la sua fine in piena regola del contrappasso. Insomma, lungi da me il voler trasmettere l'idea che da un certo punto in poi il film si limiti a svaccàre del tutto, assolutamente no.
C'è poi "Il Re Leone" musical, che funziona quasi sempre. "The Circle of Life" (anche nella versione Spagnola, ba-dum-thsss) è iconica, "Hakuna Matata" anche di più, Solenghi che se la canta (benissimo) in piena estasi da dittatore assolutista con tanto di citazioni hitleriane (visive) e staliniane (letterali) è fantastico, per inciso un altro momento memorabile del film. Ma "Can You Feel the Love Tonight" è semplicemente orrenda, una delle tante schifezze fatte da Elton John in quella luuunga parte di carriera costellata di pessimi dischi iniziata a fine anni '70 (e ancor di più dal 1984) e finita solo nel 2001, con il ritorno ad una produzione di qualità. Canzonetta stucchevole e di una banalità così disarmante e assoluta da non andar bene nemmeno in un film Disney.
La morale, il non scappare dai problemi, l'affrontare i propri demoni e i propri sensi di colpa, il non hakunamatatare tutto sotto un tappeto (di terra, in questo caso, che siamo nella Savana) e prendersi le proprie responsabilità è anche ben sviluppata. Così come lo sono i personaggi: la dialettica Mufasa-Scar è perfetta e il leone cospiratore, più debole e svantaggiato fisicamente ma crudelmente astuto e intelligente, è uno dei villain più belli della Disney, una sorta di Jafar in versione felina. Rafiki il mandrillo (ovviamente nel senso di Mandrillus sphinx, che avete capito oh) è un personaggio caratterizzato in maniera perfetta, irresistibile come spalla "comico-saggia" e su quanto siano diventati iconici Timon e Pumbaa nemmeno devo aggiungere nulla. Sarabi è una leonessa matriarca che, nello spazio concessole, si impone come personaggio di forza, dignità e carisma granitici, bellissima. Simba stesso percorre il giusto sentiero di crescita ed evoluzione del suo personaggio, scontatissimo dall'inizio alla fine ma ben scritto, con un personaggio che riesce ad essere anche simpatico. Forse solo Nala, onestamente, non mi ha mai detto molto, pur essendo la scintilla che convince Simba a tornare ad affrontare lo zio, mi pare un personaggio deboluccio assai (in generale, fino a Megara e Mulan, quasi sempre i personaggi femminili, protagonisti o co-protagonisti del Rinascimento mi sembrano debolucci assai). Le Iene, quasi le dimenticavo, sono spalle comiche del cattivo perfette, e non era scontato che le spalle comiche del cattivo si prendessero la scena in quel finale... Che belle le Iene, rivalutiamo 'sto animale, per favore.
Infine mi fa sempre molto ridere l'umanizzazione dei leoni (in generale degli animali nei film Disney), non tanto psicologicamente ma proprio l'umanizzazione della struttura sociale, con dei leoni in formato "famiglia classica" con moglie e prole (d'altronde, l'Amleto coi leoni lo dovevi tirar fuori così, con zii e nipoti che se le danno e padri che muoiono a tradimento). Ovviamente non è un difetto del film eh, è la prima regola alla quale Disney ti chiede di sottostare, il trucco che ti chiede di accettare, ci mancherebbe, però mi fa ridere perché, se in "Zootropolis" ad esempio c'è dal principio l'effettivo assurdo di un universo parallelo in cui l'evoluzione ha di fatto portato tutte le specie animali al punto in cui l'uomo è ora, qui i leoni, e gli altri animali, sono proprio i leoni e gli altri animali, in un contesto familiare che non ci azzecca niente con quello dei leoni (psss, bambini, sappiate che Mufasa si tromba e sassofona mica solo Sarabi ma tutte tutte le leonesse, e non solo Simba ma anche Nala è figlia di Mufasa in quel branco, Simba e Nala sono "fratellastri"). E niente, mi fa sorridere 'sta cosa ma niente di che.
In conclusione, è uno dei pilastri della mia formazione cinematografica infantile, una delle perle visive (che fotografia l'Africa di quei primi minuti...) più brillanti della Disney, un grande film che è un non-capolavoro che diventa capolavoro perché si. Meraviglioso. "Afante sane cocco e banane".