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TARON E LA PENTOLA MAGICA regia di Richard Rich, Ted Berman

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Dom Cobb     9½ / 10  27/05/2012 12:46:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A metà degli anni '80, la Disney vede, nel suo periodo più movimentato, il definitivo abbandono della vecchia generazione di animatori, che lascia il posto agli allievi e alla nuova generazione, che in seguito avrebbe creato i capolavori del cosiddetto rinascimento Disney. Come prima prova, i nuovi animatori offrono al pubblico una pellicola decisamente atipica per i canoni disneyani: Taron e la pentola magica.
Trattasi di un film cupo, dark, al limite dell'horror, e per questo colossale flop ai botteghini, al punto da portare la factory del topo sull'orlo della bancarotta. Solo negli ultimi tempi si è cominciati a riconsiderarlo, finché esso è diventato una sorta di cult.
Ora, premettendo che questo sicuramente non è paragonabile ai migliori classici della tradizione, c'è anche da dire che vi sono elementi che da soli valgono la visione, tralasciando l'animazione, più che accettabile, per quanto dia la sensazione di vecchio.
Vero punto di forza di Taron sono tre elementi, cioè i personaggi, la musica e la storia. Partendo dal primo elemento, posso dire che, bene o male, tutti i personaggi o, almeno, una parte, rappresentano una novità, già introdotta col precedente Red e Toby: il protagonista non è il classico "Mr perfettino" dei tempi d'oro, ma è caratterizzato in modo tale da poter attuare su di lui un appena accennato ma comunque presente processo di formazione. Tralasciando una "principessa" a onor del vero un po' sciapa, i comprimari sono tutti da ricordare, dal menestrello con l'arpa che si scorda a ogni menzogna che dice al simpatico furetto Gurgi, passando per i (forse troppo) teneri folletti. Anche i cattivi sono al di fuori dei canoni disneyani, un'orda di non morti capeggiati forse dal più spaventoso villain dopo Chernabog: il diabolico Re Cornelius, dall'indubbia presenza scenica, autentica fonte di terrore, affiancato dall'esilarante aiutante Rospus, perfetta spalla comica degna di uno Iago.
Altro elemento decisivo alla riuscita del film è la colonna sonora di Elmer Bernstein: cupa, solo a tratti briosa, perfetta per creare l'atmosfera giusta, specie nelle scene dedicate ai cattivi, e che va a braccietto con la storia, all'insegna del puro fantasy. Storia e musica insieme generano un mondo nel quale lo spettatore si immerge con piacere.
Infine, il film è indubbiamente nobilitato da un eccellente doppiaggio, che ha il merito di rendere i personaggi più simpatici e memorabili di quanto non lo faccia quello originale.
Che dire? Alla luce di tutto questo non posso che promuovere a pieni voti uno dei miei classici preferiti, di cui consiglio la visione.
Dom Cobb  24/10/2014 00:59:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella terra di Pridayn, il giovane guardiano di porci Taron viene incaricato dal suo padrone Dallben di proteggere la maialina profetica Hen Wen dalle mire del malvagio Re Cornelius, che intende sfruttarne i poteri per trovare il malefico talismano noto come la pentola magica. Insieme a una principessa senza regno, un pauroso menestrello e un bizzarro gnomo/furetto, il ragazzo si imbarca in un pericoloso viaggio...
Taron e la pentola magica è il primo lungometraggio appartenente in modo assoluto alla nuova generazione di animatori che, ormai abbandonata l'ala protettiva dei vecchi veterani, tenta di portare avanti un'eredità che dura ormai da mezzo secolo. Sfortunatamente, quelli non sono bei tempi per gli studios: il cambio di gestione dal precedente amministratore delegato Ron Miller al nuovo "boss" Michael Eisner crea turbolenze che si ripercuotono anche nel reparto animazione. Il prodotto finito verrà più volte criticato per mancanza di coesione, oltre che per essere, in generale, tutt'altro che esaltante. A peggiorare le cose, il fatto che il film sia uno dei più costosi e tecnicamente impegnativi cartoni prodotti da tempo, facilitando quello che si rivelerà essere un flop colossale, con effetti paragonabili a quelli che la guerra ebbe negli anni '40. Oggi, Taron è uno dei lungometraggi disneyani più disprezzati, a prescindere del suo attuale status di cult presso un numero crescente di spettatori. Ma è davvero così brutto come si dice?
Innanzitutto, la prima cosa che balza all'occhio è quanto Taron sia diverso da ogni altro classico che lo abbia preceduto o seguito: non si tratta di una fiaba o di un'avventura urbana, ma l'adattamento di una saga fantasy, una specie di risposta al Signore degli Anelli di Ralph Bakshi e al dilagare del genere fantastico, che in quegli anni andava per la maggiore anche al cinema oltre che nella letteratura. Di conseguenza, l'approccio utilizzato è quanto di più lontano si possa immaginare dalla "formula" disneyana.
L'animazione costituisce senza dubbio un pregio: nonostante l'impiego della tecnica xerografica, essa è capace di donare magnificenza e personalità alla mistica terra di Pridayn, complice un impianto visivo spettacolare che si avvale del recupero del Technirama 70mm e atmosfere così dark da essere, a tratti, ai limiti dell'horror. Mai classico si era spinto fino a quel punto dai tempi di Fantasia, ed è così che, forse, si spiega la reazione perplessa di un pubblico abituato troppo bene con la tenerezza dei classici usciti fino allora.


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Storia e personaggi rappresentano un aspetto interessante di cui parlare, poiché, sebbene siano per certi versi l'anello debole della catena, non risultano un difetto vero e proprio. Il gruppo di protagonisti non sarà fra i migliori usciti dalle matite degli animatori Disney, ma hanno comunque delle personalità ben definite che li rendono sufficientemente simpatici.


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C'è anche da dire che essi sono nobilitati da un fantastico doppiaggio italiano, che stende letteralmente la mediocre versione originale; ciò è vero specialmente con il Re Cornelius, di sicuro uno dei villain più spaventosi, efficaci e sottovalutati del canone disneyano.
Per quanto riguarda la storia, è vero che manca di dettagli che alcuni potrebbero considerare importanti,


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è vero che alcuni passaggi vengono liquidati in maniera a dir poco frettolosa, ma stranamente, la cosa non disturba affatto: è un fantasy, per di più un cartone, per di più degli anni ottanta, non possiamo certo aspettarci una cosa ai livelli di Narnia o del Signore degli Anelli di Jackson. In effetti, conosco film fantasy di quell'epoca con storie ancora più sommarie,


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dove, però, nessuno ha qualcosa da ridire. Aggiungiamo una colonna sonora da brivido, capace da sola di valere il prezzo della visione, opera del veterano Elmer Bernstein (I magnifici sette, I dieci comandamenti) che qui sforna una delle sue composizioni migliori, e voilà.
Non so se Taron sia davvero un buon film, so solo che vi sono molto legato per i motivi che ho detto; un classico da rivalutare, con i suoi difetti certo, ma anche con i suoi non pochi meriti.