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GLI ARISTOGATTI regia di Wolfgang Reitherman

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Dom Cobb     8 / 10  22/10/2014 21:59:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella Parigi di inizio ventesimo secolo, una ricca ed eccentrica madama decide di lasciare ogni suo bene ai suoi gatti: la madre Duchessa e i tre figli Minou, Matisse e Bizet. Il maggiordomo Edgar non ci sta e li rapisce, abbandonandoli in campagna. Per tornare a casa, la famigliola si affida al randagio Romeo...
Ultimo lungometraggio approvato da Walt Disney prima della sua morte, Gli Aristogatti è anche il primo ad essere stato prodotto totalmente senza la supervisione del leggendario fondatore della factory del topo; dunque, esso rappresenta un altro tassello molto importante nella filmografia degli studios, benché molto pochi oggi ne siano consapevoli. Infatti, fra gli animatori vi era il dubbio se avesse ancora senso continuare la produzione di lungometraggi animati senza la guida di Walt; la decisione di andare avanti segna un passaggio a uno stato di maggiore maturità per tutti i collaboratori di Disney, ora costretti a cavarsela da soli. Alla loro testa, quello che Walt in persona aveva nominato affinché prendesse le redini, il membro dei famosi Nine Old Men Wolfgang Reitherman.
Se visto in tali circostanze, forse gli Aristogatti potrebbe deludere un tantino le aspettative ma, anche se di certo non regge il confronto con alcuni dei classici precedenti, rimane comunque un prodotto validissimo. Almeno, per quanto riguarda il mercato specificamente italiano. Questo perché, di tutti i classici Disney, questo più degli altri ha subito, nel processo di doppiaggio nella nostra penisola, un effetto di "italianizzazione" e ciò, insieme all'indubbia validità delle voci in sé, potrebbe essere stata la causa maggiore per la quale Gli Aristogatti oggi viene visto come uno dei cartoni Disney più divertenti.


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Doppiaggio a parte, il film in sé ha comunque molte frecce al suo arco, per quanto esse riguardino tutto tranne che la trama principale: non è la scarsa originalità della storia a disturbare (si tratta, come molti hanno già notato, della versione felina del La carica dei 101), quanto il fatto che le sezioni dedicate ad alcuni dei comprimari intrattengano molto di più. Ma di questo parlerò più avanti.
L'animazione è affascinante per come torna in modo più marcato alla stilizzazione de La carica dei 101 e, allo stesso tempo, se ne distanzia: l'approccio è ancora lo stesso, eppure è più morbido, meno aggressivo e più elegante, perfettamente in tono con l'epoca nel quale la storia è ambientata. Somiglia a una variante più grezza di Lilli e il vagabondo, e direi che è un complimento.


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Ma la storia e i personaggi, come al solito, rappresentano il fulcro della pellicola, e ambedue hanno i loro alti e bassi, inestricabilmente connessi fra loro poiché dalla validità dei secondi deriva l'efficacia della prima. Non per la prima, e purtroppo neanche per l'ultima volta, sono i protagonisti a costituire l'elemento debole del cast, messi totalmente in ombra da comprimari che danno vita a siparietti uno più esilarante dell'altro.


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Peccato, però, che solo una parte dei detti comprimari sia fonte di un tale divertimento, e nella trattazione dei protagonisti, la famigliola di gatti aristocratici, si faccia sentire un certo eccesso di zucchero e mieloso. Persino lo stesso Romeo è reso interessante più dal forte accento romanesco di Renzo Montagnani che dalla sua personalità, alquanto incolore. Il villain di turno, invece, è un elemento sia a favore che a sfavore: se, da una parte, il suo essere più che altro un buffone lo renda uno dei cattivi meno memorabili del canone disneyano, dall'altra l'intenzione non è affatto quella di renderlo minaccioso, e la sua buffoneria, di conseguenza, diventa improvvisamente un vantaggio che vitalizza molte sequenze del film.


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Non c'è molto da dire sull'aspetto musicale, se non che, al netto di qualche passaggio della colonna sonora che sfiora la cacofonia, esso si regge totalmente su un unico numero cantato ormai divenuto un cult. Un cult con il quale gli storici compositori Disney, i fratelli Sherman, non hanno niente a che fare.
Nel complesso, Gli Aristogatti è un classico ancora solido, forse non il migliore e forse fin troppo segnato dall'inseparabile elemento nostalgia e da un doppiaggio così superbo da averlo fatto diventare quasi un altro film rispetto all'originale; ma è in ogni caso, un eccellente mezzo di intrattenimento.