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THE BOX regia di Richard Kelly

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oracolo     6½ / 10  08/01/2010 19:55:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Reiterazione a ripetere”; userò, forse inappropriatamente, un termine di origine psicoanalitica per introdurre questa mia personale “opinione” su The Box, ultima fatica cinematografica di Richard kelly.
Spazio e tempo, “porte di confine” (Ahh! Che splendida definizione), messaggeri disturbanti (...Frank...Mr. Steward), la fine del mondo...sono tutti temi che si ripresentano in forma “riveduta e corretta”in questa nuova opera adattandosi ad una matrice narrativa che dichiara tutta la sua sudditanza nei confronti del bellissimo (questo sì) Donnie Darko. I film di Kelly, non sono facili, ed in fondo questo potremmo definirlo un pregio; ma la sensazione è che il regista si sia autocelebrato rifacendo il verso a se stesso con risultati purtroppo deludenti.
Così, se in Donnie Darko proponeva una collocazione temporale a cavallo degli anni 80, ottimamente supportata da una splendida colonna sonora (oltre che da costumi e scenografie) in The Box troviamo “in alternativa” una precisa ricostruzione iconografica e stilistica dei primi anni 70 (in America), enfatizzata da una fotografia sporca e patinata. La mia sensazione è che in realtà il regista (memore degli ottimi risultati di critica e pubblico) abbia voluto riutilizzare lo stesso layout (una sorta di sua cifra stilistica), riadattandolo e plasmandolo su di una nuova storia che esattamente come Donnie Darko (anche se con un processo diverso) entra in looping per riportarci infine ad un punto ben preciso da intendersi quale chiave di volta dell'intera matrice narrativa. Una dinamica già usata (con risultati più o meno soddisfacenti) da registi del calibro di Lynch (in Lost Highway), ma soprattutto M. Night Shyamalan (il sesto senso, Unbreakable, The village). La differenza è che mentre in D.D. i piani di lettura sono diversi, complessi e mirabilmente legati ad una serie di nozioni tra il reale ed il puramente fantasioso che ben riescono ad immergere completamente lo spettatore in una vorticosa concatenazione di eventi fino alla rivelazione finale (variabile a seconda delle diverse scuole di pensiero). In “The Box” i primi 25 / 30 minuti sono davvero magistralmente diretti e interpretati, sono sequenze nelle quali è riconoscibile una sorta di rumorosa inquietudine di fondo; un disagio dell'anima che serpeggia e che pian piano prende il posto della “maschera” da tranquilla famiglia felice americana. C'è qualcosa di più, ci sono aspettative disattese e traumi interiori repressi.
Eccezionale la forza espressiva e gestuale di Mr. Steward nel descrive a Cameron Diaz il funzionamento della macchina ed il relativo “contratto”.
Andando oltre, il calo qualitativo e stilistico è tangibile; il film si sfilaccia...racconta ma non risolve e le possibili interpretazioni hanno una base davvero deludente legata alla “degenerazione morale”e al possibile riscatto “solo se”...Non mi sento comunque di bocciarlo pienamente, anche se alla fine è già il secondo tentativo (vano) da parte di Kelly di riprodurre lo standard eccelso raggiunto con Donnie Darko.