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WELCOME regia di Philippe Lioret

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  03/01/2010 23:51:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è qualcosa di questo film (i primi 40 minuti) che arriva a smuovere le nostre coscienze e a far emergere i (necessari) rimorsi collettivi, e questo è davvero importante.
Molto più importante, oserei dire, del buon samaritano affetto da un'improvvisa crisi di identità, un tardivo affetto paterno, che arriva a regalare un costoso anello del suo matrimonio naufragato a uno sconosciuto.
E' inutile menarla tanto, la realtà non è (più) così. Se il regista avesse voluto osare - come nella prima parte del film - non avrebbe ammiccato più di tanto a toccare le corde emotive (non implosive) dello spettatore.
La sceneggiatura è perfetta per un film capace di dosare il giusto impatto sociale con una storia delicata e commovente, ma io preferisco vergognarmi di me stesso per le fughe dei profughi coperti di sacchetti di plastica piuttosto che intenerirmi per l'ospitalità conviviale data a un ragazzo curdo.
Non voglio essere più pessimista del solìto, però l'esistenza di un personaggio come quello di Lindon sembra un bel ritratto del buon senso che abbiamo perso per strada.
E allora, questo rassicurante titolo, "Welcome" (alias benvenuti) diventa un furbo escamotage del regista per dirci che no, non siamo tutti uguali e neanche gli immigrati lo sono (può essere credibile un 17enne che cerca Lamerica in Inghilterra ma solo per ritrovare la sua amata?).
Un film impeccabile, amaro, persino molto bello a tratti, che sembra consumare la sua amarezza (o cattiveria) in un bonario gioco di illusioni dove l'affetto e l'altruismo (condivisibilissimi) sembrano prevalere su tutto.
E accidenti la piega iniziale era quella giusta: ma non come i Dardenne, il miglior Loach persino l'ultimo Costa Gavras hanno cercato di fare: una ferita sempre aperta, la poesia di un fallimento che non ha neanche l'alibi affettivo come risorsa e speranza.
Altrimenti si rischia di sentirsi perduti, un pò confusi, davanti a questa gradevole misuratezza che ci fa dimenticare tutto, anche i sacchetti di plastica.
Resta soltanto/soprattutto il grande mare della Manica a dominare la speranza di un primatista/campione precario
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  03/01/2010 23:58:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ehm Lioret non Lindon