sandrone65 9 / 10 10/12/2011 10:35:35 » Rispondi Non si può proprio dire che questo film non sia originale!!! Confesso di non averlo capito immediatamente. Ho dovuto rifletterci e leggere i commenti degli altri per inquadrarlo bene e quindi apprezzarlo. Il film è profondamente cinico e cinicamente profondo.
Rappresenta l'elaborazione del senso di colpa della protagonista per aver coronato il fallimento della propria esistenza dando in adozione il proprio figlio. E' una costruzione mentale, unica ed estrema fuga dalla disperazione. Allora tutti i tasselli del film vanno a posto e ogni elemento appare nella giusta prospettiva. Il regista riesce ad illuminare nitidamente il contrasto tra la crudezza della realtà (il concepimento nella toilette, lo squallore del lavoro in fabbrica e della periferia, la solitudine e la gelosia della figlia, perfino l'accostamento delle ali del bambino con quelle del pollo nel supermercato) ed il tentativo di Katie di ricostruire dentro di sè una vicenda personale umanamente accettabile. Questi elementi di crudezza realizzano un "effetto trasparenza" straordinario, appaiono cioè come elementi reali che emergono nel sogno consolatorio di Katie e ci forniscono gli spunti per leggere la vicenda come realmente si è svolta. Sono indizi della situazione reale che Katie vuole rimuovere e sovrascrivere. I lividi sulla schiena del bimbo erano davvero le botte che il piccolo Ricky che non smetteva di piangere prendeva dal padre. L'effetto di repulsione che lo spettatore riceve alla vista delle ali che spuntano sanguinanti dalla schiena del bambino ci fornisce lo spunto per comprendere lo shock provato da Katie nel rendersi conto dell'orribile realtà. L'inspiegabile accettazione di Katie dell'anomalia del bimbo e la sua decisione di non far sapere nulla a nessuno (e io che mi chiedevo perchè diavolo non chiamava subito un'ambulanza!!!!) sono funzionali al meccanismo di rimozione attuato. Katie lascia scorrere quasi volontariamente la corda che trattiene Ricky e lo lascia volare via davanti alle telecamere in maniera apparentemente inspiegabile, ma spiegabilissima con la sua necessità interiore di lasciar volare via il figlio, di immaginarlo libero, di attribuire alle sue ali d'angelo la sua incapacità di trattenerlo, di crescerlo e di amarlo come lei avrebbe voluto.
Una favola delicata (la straordinaria bellezza del bimbo riconduce obbligatoriamente la nostra mente alla favola, astuzia perfida del regista) come elaborazione di una realtà che non lascia spazio alle aspirazioni umane.