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VIOLA DI MARE regia di Donatella Maiorca

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     5½ / 10  02/02/2011 10:10:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tratto dal romanzo "Minchia di re" di Giacomo Pilati, "Viola di mare" dimostra un profondo rispetto per la condizione femminile, qui inserita quasi come ornamento all'interno di una "società degli uomini".
Ed è bella l'idea di ritrarre un affetto e un amore tra due donne su di un'isola che da infelice si trasforma quasi nel suo contrario; c'è la sensazione di vivere in un altro mondo, lontano da una civiltà più avanzata (ammesso che nel continente della fine dell'800 si fosse potuta trovare), aggrappati a un primitivo istinto protettivo e distruttivo insieme (la famiglia e il paesino dettano le regole). Splendidi gli scenari dell'isola di Favignana, dove il film è stato girato, che avrebbero potuto tuttavia farsi impeti allegorici di superstizione, tra donne streghe, possessioni demoniache e il ruolo di una chiesa e di un parroco così malvagi nel loro essere violentatori di fisici e coscienze.

Queste "women in love" desiderano l'indipendenza, anche sessuale. Ma la traccia è esile (si deve passare ancora una volta attraverso la tragedia e il sacrificio), il "viola di mare" che cangia il suo sesso sembra più un viola quaresimale, subissato da un destino inesorabile dal sapore verghiano.
I canoni rappresentativi della vicenda sono abbastanza banali, mancano slanci concreti, ci si accontenta di una narrazione più che formale e generica. Sembra quasi che la produzione di Medusa abbia vigilato sullo scenario, pronta a piantare i paletti di quei confini che "sarebbe meglio non valicare".

Per fortuna c'è l'armonica coppia formata da Valeria Solarino e Isabella Ragonese, le quali danno ai loro tormentati personaggi quel senso di solidarietà, delicatezza e quotidianità che formano il vigore dell'intera iniziativa.
Un'idea posta in essere da un cast tutto al femminile: dalla regista Donatella Maiorca alle musiche composte da Gianna Nannini che avvicinano la pellicola ai nostri tempi, fino alla produzione (e a un piccolo ruolo) di Maria Grazia Cucinotta e alla sciatta sceneggiatura.