kowalsky 9 / 10 24/03/2010 00:39:14 » Rispondi Colpo di fulmine!!! E' CINEMA PURO!!! Non riesco a ricordare un solo jail-movie che gli somigli, qualche affinità stilistica con il primo Kassovitz, Micheal Mann e Jean Pierre Melville, di cui il regista è ormai degnissimo erede. Girato con un rigore cronologico secco e senza sbavature, attraverso un minimalismo che denutre il cinema classico permettendosi di arricchirlo di tutto ciò che avrebbe altresì potuto essere ridondante (simbolismi compresi), "Il profeta" è un (s)oggetto non identificato, spiazzante, duro e controcorrente, indubbiamente uno dei film più radicali del cinema mondiale del nostro tempo. Ogni volta che scorrevano le immagini, mi tornavano in mente i classici letterari di edward bunker, ma mentre il cinema gioca sulla spettacolarizzazione vitale della "fabbrica degli uomini", questo film riesce miracolosamente a sovvertire le regole canoniche e a decontestualizzarle. Anche se almeno 120 minuti del film sono girati all'interno di un carcere, la nudità filosofica del non-luogo è tragicamente rilevante. Le divergenze verbali e razziali tra corsi e arabi sono ben diverse dal qualunquismo etnico e politically uncorrect di Spielberg ("Munich"), sembra quasi di trovarsi di fronte al mondo multiforme e monolitico di Jean-Claude Izzo nella sua trilogia marsigliese. Le didascalìe trovano un fondamento proprio attraverso la forma di un film che racconta l'escalation di un ventenne costretto a diventare infido e furbo per sopravvivere, ma che in fondo mantiene una sorta di purezza ancestrale (memorabile, in uno dei suoi permessi diurni, nel viaggio in aereo per Marsiglia, dove lo sguardo filtra lo stupore primordiale di chi non ha mai volato prima di allora). E in un certo senso anche i personaggi sono carismatici, nonostante siano privati dei meccanismi e degli attributi per renderli tali: è il caso di Luciani, ben diverso dallo stereotipo di un Joe Pesci, per esempio... la sua crudeltà va di pari passo con la sua solitudine, la sua diffidenza verso gli altri, l'unica capacità di circondarsi dei suoi "protetti" incutendo timore, attraverso l'arma della paura. "Il profeta" racchiude perfettamente l'essenza di un'umanità (?!) self-made, quindi lo svuotamento della morale nei codici della propria resistenza ambientale. Non è più questione di appartenenza razziale, ma di muoversi in costante e precario equilibrio per coronare, successivamente, la propria salvezza. Se di redenzione si tratta, passa per l'inferno. Unica attenuante manierista, proprio l'uso smodato delle didascalie. Ma non riuscirò facilmente a ridestarmi da questa fredda gerarchia, che monopolizza esclusivamente la necessità come trionfo attivo sulla rassegnazione
Delfina 24/03/2010 14:28:58 » Rispondi A me non ha ricordato Jean-Claude Izzo, invece, troppo romantico, ancora, e pieno di buoni sentimenti tutto sommato. Pensandoci bene, le influenze letterarie secondo me derivano direttamente dal realismo cupo di fine 800, da Zola, spietato nel descrivere le condizioni e le tare (alcolismo, violenza) dei sottoproletari dell'epoca, e indirettamente dal filone feuilleton popolare francese e Balzac. Sono d'accordo, però, sul richiamo a Bunker. La cosa che mi ha turbato di più del film è stata sicuramente
"Deve" ucciderlo, ma forse avrebbe potuto tagliarsi le vene, Malik, farsi mettere in infermeria o in isolamento: quindi l'ambiguità è già qui, è innocente, Malik, eppure già un assassino in nuce, in un certo senso.
kowalsky 24/03/2010 22:13:47 » Rispondi Izzo è comunque cupo nel suo romanticismo. Ma se ci pensi i personaggi non sono mai completamente negativi, così come il film non è un action movie tradizionale, non è un jail movie tradizionale, non è... stilisticamente è riflessivo e impetuoso. E se ci pensi i personaggi sono memorabili ma in modo antitetico rispetto alla norma, può succedere che le loro facce si possano dimenticare nonostante siano ottimi attori... credo sia un modo di girare molto "europeo" (mi ricorda il cinema tedesco pieno di attori favolosi ma di cui si scorda facilmente la faccia) ma rende il tutto molto spontaneo anche nella sua "ambiguità" (visto che fai riferimento alla Commedia Umana) . E quindi ho adorato questo modo di realizzare un film di 150 minuti privo di qualsiasi concessione patinata, quasi un meccanismo di un regista che diventa oserei dire personal trainer dell'attore principale
kowalsky 24/03/2010 22:16:22 » Rispondi Nils Arestrup si chiama quella vecchia carogna, attore eccezionale!!!
Delfina 25/03/2010 15:40:37 » Rispondi Sì, eccezionale davvero, come Tahar Rahim (che però in Francia sta già diventando una star, ho visto un video di non ricordo quale testata, dove è ripreso durante il trucco e sfila con abiti alla moda stile "bobos", bohémien metropolitano). Quanto a Jean-Claude Izzo, è cupo, è vero, ma non racconta mai una discesa all'inferno, il degrado involontario di un'anima come in questo film. È vero che i personaggi non sono completamente negativi (ma il vecchio corso lo è, mi pare). Tuttavia, un lato troppo poco sviluppato è quello delle visioni mistiche che colgono Malik: visioni, voci o sogni che gli suggeriscono di volta in volta la giusta strategia o, alla fine, quello che appare come un vero e proprio invito alla redenzione:
ossia la voce che, verso la fine del film, gli dice di studiare la verità della parola divina, il Corano, ed allontanasi dagli uomini - cioè dal crimine.
Non si capisce bene dove vada a finire questo tema: o forse la risposta è già contenuta nell'epilogo del film: Malik decide di ignorare questo lato della sua mente, i messaggi mistici o religiosi della sua coscienza, per incamminarsi trionfale come un nuovo, sfolgorante piccolo capo. Eppure mi sarebbe piaciuta più chiarezza su questo punto....
PS: tempo fa gli avrei dato 8 o anche di più, ma ho deciso di essere più severa d'ora in poi nei giudizi...
Trovi che sia completamente negativo il corso? Non so, alla fine c'è un abisso imperante quando capisce la sua solitudine, quando neanche la violenza lo conforta più a costringere gli altri ad obbedirgli, e anche nella sua brutale disperazione che lo confina ai margini di tutto, soprattutto lontano dalla libertà. C'è un fallimento morale, anche in questo.
LEMING 29/03/2010 13:27:43 » Rispondi Ti rispondo non in merito a questo film, ma perchè ho letto solo ora il messaggio che mi avevi mandato più di un mese fa sul forum (vedi che io lo frequento pochissimo), e mi ha fatto molto piacere leggere ciò che mi avevi scritto, per cui sorvolando su tutte le polemiche che abbiamo avuto negli ultimi tempi, il fatto che io la pensi molto diversamente da te in ambito politico-sociale, nulla osta sullo spessore della persona, per cui siccome penso di essere intelletualmente onesto, ti chiedo publicamente scusa per delle frasi pseudo-offensivo-ironiche che ti ho scritto nelle nostre piccole scaramucce, è proprio vero che conoscendo meglio le persone, quando queste ti si pongono in maniera educata e civile, si può cambiare anche il parere su di loro, per cui di nuovo scusa ed impara a rispondere cliccando il tasto giusto! :-)) Ciao Lemming