Dom Cobb 4 / 10 18/06/2012 20:17:49 » Rispondi Signori, prendetemi anche per un idiota, per un mentecatto, per un blasfemo, ma... questo non rientrerà fra i miei classici preferiti, né fra quelli che mi piacciono, mai e poi mai! Questo perché lo trovo troppo vecchio, troppo datato... solo i bambini o i collezionisti di film vecchi o i fan sfegatati dello zio Walt (fra questi ci sono anch'io, ma non sono sfegatato) riuscirebbero a sopportarlo. Poi, vi sembrerà strano, ma fra tutte le cose che c'erano, la strega era quella che mi spaventava di meno! Esattamente, se c'era qualcosa di cui avevo una paura matta, ebbene, guardate negli spoiler:
In primis, proprio lei...Biancaneve in persona! Con quella faccia un po' così, e le espressioni un po' così che mi pareva fumata...roba che ci facevo gli incubi la notte! Poi, la sequenza della fuga nel bosco, ma dico io, era proprio necessario far muovere i rami come dita o inserire occhi nei tronchi e nei cespugli???? Pensate che iniziavo a guardare il film dal momento in cui lei viene trovata dagli animali perché i primi venti minuti non mi piacevano e li saltavo! Infine, l'animazione in generale la trovavo estremamente inquietante: troppo fluida, sembrava quasi live-action, cosa che già nel successivo Pinocchio non si notava (tant'è vero che il modo in cui Lady Marian danzava in Robin Hood mi è parso subito tremendamente familiare).
OK, d'accordo che è il primo film d'animazione mai fatto, ma questo non basta a convincermi che devo rivederlo. Non lo farò mai, per il resto della mia vita.
adrmb 21/06/2012 12:08:38 » Rispondi Esattamente perchè non ti piace?
Dom Cobb 20/09/2012 16:28:33 » Rispondi Non mi piace perché, pur essendo tecnicamente parlando un capolavoro che ha fatto storia, questo cartone è fondamentalmente per i più piccoli, e alla mia età ormai mi risulta estremamente difficile farmi coinvolgere da una storia affrontata in maniera così... be', non voglio suonare offensivo... bambinesca, specie se la protagonista è una donna. Posso dire lo stesso di molti altri cartoni Disney degli anni '40 e '50: una volta forse mi appassionavano, ma adesso non ci riesco più (per la Bella Addormentata ho fatto un'eccezione e mi sono convinto a prenderlo per tre motivi: la musica, l'animazione e lo scontro finale -nonché per i contenuti speciali- ). Persino le canzoni sembrano essere state composte apposta per essere apprezzate solo dai bambini (dal mio punto di vista, non penso che canticchiarle si addica a un maggiorenne come me, ma se per te è diverso, allora buon per te). Per non parlare del fatto che Biancaneve non mi era mai piaciuto particolarmente, c'erano troppe cose che mi spaventavano, ancora oggi devo farmi coraggio per guardare un'immagine del film senza rabbrividire.
adrmb 28/10/2012 09:13:11 » Rispondi Ho capito. Be' in effetti la storia è una fiaba, ma non per questo lo ritengo un film infantile. Secondo me ci sono bellissime metafore, come lo sdoppiamento della figura materna o il castello sulle nuvole, che un bambino non riuscirebbe a comprendere e che a mio parere aumentano il valore del film. Sulle canzoni sono d'accordo, non è di certo la miglior colonna sonora disneyana, ma per me sono integrate perfettamente. Capolavorone anche 'La Bella Addormentata'. All'epoca lo bocciai, ora lo considero una delle punte della Disney.
Dom Cobb 17/08/2014 02:22:47 » Rispondi Tanto tempo fa, in una terra lontana lontana, c'era una principessa, Biancaneve, costretta dalla perfida matrigna, la Regina, a lavorare come una serva e ad indossare stracci per soffocare la sua beltà. Quando la Regina decise di farla uccidere dal Cacciatore, la principessa fuggì nella foresta, trovando rifugio nella casa dei sette nani...
E' bene fare una precisazione: chiunque abbia l'occasione di leggere questa mia recensione, si scordi di tutto quello che ho scritto sopra, parole dette senza ragionare e senza il benché minimo spirito critico. E chiunque legga questa mia recensione, sappia che l'ho scritta subito dopo aver rivisto il film.
Correva l'anno 1937 quando Walt Disney, proprietario dei Disney Studios autori di una serie di cortometraggi animati noti come Silly Simphonies, e pioniere nel campo dell'animazione come mezzo di comunicazione di massa (in specie, cinematografica), rivoluzionò il mondo, la cultura di tutti i secoli a venire e, in generale, il modo di fare cinema con un esperimento avuto in cantiere per ben quattro anni: Biancaneve e i sette nani. Un progetto che molti, a cominciare dal fratello Roy Oliver Disney e dalla moglie, avevano creduto troppo rischioso, che i media finirono col battezzare "la follia di Disney", e che invece, al momento della sua uscita, alla presenza del crème de la crème delle personalità hollywoodiane dell'epoca, sbalordì tutti. Tutti, nessuno escluso, al punto da guadagnarsi a fine proiezione una standing ovation e al punto che lo stesso affermato regista Sergej Eiszensteijn arrivò a definirlo "il più grande film mai fatto". Da quel fatidico 21 Dicembre, quando il primo lungometraggio di animazione giunse sugli schermi, niente è mai più stato lo stesso: dunque, già solo l'importanza che Biancaneve ha avuto in ambito culturale e puramente filmico basta ad elevarlo al grado di pietra miliare della storia del Cinema, con la maiuscola. In una recensione che si rispetti, però, va anche preso in considerazione il gusto soggettivo, che in questo caso trova in me uno spettatore che, senza urlare al miracolo, rispetta e riconosce l'impegno profuso nella realizzazione del film, nonostante non possa metterlo fra i miei preferiti della Disney. Nulla si può dire del lato tecnico, l'animazione in sé: essa risulta così perfetta oggi, in un cinema fatto di prodigi tecnologici di ogni tipo, figurarsi come doveva apparire all'epoca, in un Cinema fatto solo di bianchi e neri, in cui le possibilità erano molto più limitate. Certo, anche se lo stile, per alcuni particolari elementi,
il modo in cui i personaggi sgranano gli occhi, alcuni tratti dello stesso character design, soprattutto i nasi dei nani
è figlio del suo tempo, l'attenzione per i dettagli, la fluidità dei movimenti (in certi punti debitrice del rotoscoping), l'integrazione dei personaggi con gli sfondi, effetti come i riflessi sull'acqua sono tali da stupire, senza se e senza ma. In fondo, stiamo parlando di un film degli anni trenta, in cui figura roba capace di mettere a tappeto le penose Barbie computerizzate che la Disney sta realizzando fin da Tangled. Ma è sul lato contenutistico che il film gioca le sue carte più interessanti: la storia, nonostante un incedere a tratti un po' troppo veloce,
i primi dieci minuti scorrono via quasi di corsa a causa del ritmo frenetico della narrazione
ha una struttura e un'evoluzione di una semplicità che, oggigiorno, molti potrebbero far coincidere con la banalità per il modo in cui sceglie allegramente di ignorare dettagli oggi considerati di vitale importanza.
I nani sono fratelli o solo amici? Non viene mostrata alcuna città del regno in cui tutto si svolgerebbe, ci sono solo il castello, la foresta e il cottage dei nani, nello stesso castello non ci sono guardie, il principe appare e scompare a seconda delle esigenze della trama, Biancaneve e i nani fanno amicizia nel giro di una notte passata a mangiare e ballare, la Regina decide di occuparsi personalmente della principessa e se ne va dal castello, travestita da vecchia, senza lasciare dietro nessuno che regni al suo posto. Diamine, non c'è neanche un re!
Eppure, è proprio in questa semplicità narrativa che risiede uno dei maggiori pregi del film: una volta, ho sentito qualcuno dire che la parola chiave per comprendere questo film è "emozione", che il film ci fa vedere ciò che noi vogliamo vedere a livello emotivo, non a quello logico. A fine visione, ho constatato che questa persona non ha torto: nonostante le cosiddette facilonerie della trama, nonostante i suoi buchi a livello logico, noi ci sentiamo soddisfatti, la pellicola risulta "completa" proprio perché soddisfa i nostri bisogni a livello di emozioni, tramite una storia semplificata al massimo, quasi fosse anche il film una fiaba di quattro paragrafi da un libro di fiabe. Ed è una semplicità che i film, al giorno d'oggi, dovrebbero riscoprire, poiché oggi il cinema vive nell'ossessione di dover spiegare qualsiasi cosa, anche il dettaglio più insignificante, o di dover complicare la trama nel timore che sia "troppo prevedibile".
E' un simile approccio che, secondo me, rovina in parte film come Frozen.
Proprio nel concetto della stimolazione delle emozioni rientra l'uso di atmosfere cupe e serie, non solo in campo narrativo. Infatti, uno dei motivi per cui tutti erano scettici riguardo al successo del film era dato dall'allora vigente concezione dei cartoni animati soltanto come fonte di gag e commedia. Qui, invece, nonostante queste ultime non manchino, e al netto di qualche momento che si ricollega direttamente alle atmosfere vivaci delle Silly Simphonies, la fa da padrone un impianto piuttosto serioso supportato da uno stile che, in alcune sequenze, fa il verso a un certo dimenticato Cinema impressionista europeo, quale il Nosferatu o il Cabinetto del Dottor Caligari: il risultato è una serie di momenti dal sicuro impatto su un pubblico giovanissimo o, in generale, impressionabile.
In particolare le sequenze di Biancaneve che si smarrisce nel bosco o della Regina che si trasforma in vecchia (per non parlare del design della vecchia) sono fonti di sicuro spavento per i più piccoli.
E il bello è che i personaggi hanno comunque abbastanza spazio da poter brillare di luce propria: i nani, inutile dirlo, sono quelli più memorabili, così come la Regina e, forse, persino Biancaneve, che rende il suo essere monodimensionale come una sottiletta
nel senso che di lei sappiamo solo che è una santa, buona e docile come un agnello, e nient'altro
il perno che la eleva a personaggio simpatizzante. Memorabili anche gli animali della foresta, a loro volta caratterizzati da un design forse un po' troppo smaccatamente di inizio anni trenta. Fa da contorno una colonna sonora che, con le sue canzoni, ha fatto storia, entrando nella memoria collettiva mondiale, e comunque sempre evocativa. Nel connubio fra la musica e le immagini, nel modo in cui la prima viene usata per sottolineare e, sì, anche andare oltre la seconda, quasi descrivendo i personaggi quando i dialoghi e le animazioni non hanno tempo per farlo, è da rintracciare la bravura di Disney. Perché, prima di ogni altra cosa, gli premeva raccontare storie e personaggi, e qui, come in tutti i film in cui sarà coinvolto in modo completo, lo dimostra ampiamente. Una pietra miliare, dunque, contro la quale c'è poco o nulla da dire, se non che di doppiaggi italiani forse se ne sono sentiti di migliori; comunque, il suo impatto e la sua qualità oggettiva non possono negare a questo film, primo nel suo genere e rivoluzionario in senso lato, un voto positivo. Non il massimo, ma solo perché non è tra i miei preferiti. Voto: 9
Se proprio volete saperlo, non ero affatto sicuro che me lo sarei goduto così tanto nel rivederlo; in effetti, metà del godimento è consistito nel rimettere insieme i brandelli del film che ancora ricordavo man mano che le immagini si susseguivano davanti a me.