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SALO' O LE 120 GIORNATE DI SODOMA regia di Pier Paolo Pasolini

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PaulTemplar     8½ / 10  11/11/2011 12:10:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se si guarda alla sceneggiatura con acriticità,e si leggono i vari passi, si nota immediatamente quello che in fondo è il discorso del regista, summa di tutte le sue opere precedenti.
Solo che questa volta non c'è più la gioiosa sessualità dei film precedenti a salvare il comune mortale.
Il sesso,l'unica cosa rimasta al povero, al servo, diventa l'arma con cui annichilirlo.
Attraverso la sodomia, gesto che per lo scrittore è "il più assoluto per quanto contiene di mortale per la specie umana, il più ambiguo, per questo accetta, allo scopo di trasgredirle, le norme sociali, è infine il più scandaloso, perché pur essendo il simulacro dell'atto generativo, ne è la totale derisione" l'uomo è degradato.
Il potere diviene un paradosso:" "Ma scusi, noi, non siamo forse la dimostrazione vivente di che è realmente il Potere? L'unica vera, grande, assoluta Anarchia, è quella del potere. Infatti noi, qualsiasi cosa ci venga in mente, la più folle ed inaudita, la più priva di senso, possiamo scriverla in questo quadernetto, ed essa diviene immediatamente legale; se poi saltasse in mente di cancellarla, essa diverrebbe immediatamente illegale. Le leggi del Potere, non fanno altro che sancire questo potere anarchico,… e ciò vale per qualsiasi potere".
C'è spazio anche per il suo ateismo e per Dio;" "Si tranquillizzi, Eccellenza, è vero che noi tendiamo a identificarci fatalmente in modo parossistico e un poco fasullo col presunto rappresentante dell'ordine, cioè con Dio, e ciò è seccante, ma dopo aver meditato a lungo sono giunto ad una conclusione liberatrice: basta sostituire la parola DIO con la parola POTERE, così tutto rientra perfettamente nel programma che ci siamo prefissi".
Nulla sembra salvarsi,e Pasolini,in un crescendo wagneriano,sembra chiudere la porta alla speranza.
Salò è un film scomodo, terribile, ma con un suo fascino sinistro.
La terribile morte che colse lo scrittore proprio durante la parte più importante per un film, il montaggio, impedì di valutare appieno il progetto nella sua globalità.
Certo è che se Pasolini avesse messo mani ad altri progetti, difficilmente avrebbe potuto superare lo scandalo e le polemiche che suscitò il film alla sua uscita.
Dall'accusa di copromania a quella di degenerato passando attraverso tutti gli insulti possibili e immaginabili, il suo nome venne letteralmente fatto a pezzi.
Il film venne processato più volte per oscenità, e a risponderne davanti ai giudici fù colui che aveva creduto nel progetto, il produttore Grimaldi.
Giudicare Pasolini attraverso questa sua ultima opera è un errore fatale.
Salò rappresenta un passaggio,uno dei tanti avvenuti nel corso della sua tormentata vita.
Non di certo il più importante,anzi.
Paradossalmente è il Pasolini meno fedele a se stesso,anche se è il più duro.
Ma la necessità di far discutere, di provocare per scuotere le coscienze, un atteggiamento che il poeta ebbe sempre nei confronti del suo pubblico e dei suoi critici lo portarono a questo film, che un risultato lo ttenne:scandalizzare.
E tutto sommato quello che Pier Paolo Pasolini fece per tutta la vita