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SALO' O LE 120 GIORNATE DI SODOMA regia di Pier Paolo Pasolini

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Niko.g     3½ / 10  04/10/2011 13:12:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Qual è il significato di tutto ciò? L’identificazione del potere con l’orrore e la depravazione? Se fosse così, sarebbe una pretesa ideologica sconcertante, perché questo film, al limite, descrive un certo tipo di potere, anzi una sua degenerazione. A quanto pare, invece, nelle intenzioni di Pasolini, il messaggio vuole essere ben più ampio e rivolto alle principali categorie di potere (giudiziario, aristocratico, economico e religioso).
Ora, ponendoci in questa chiave di lettura, mi pare che l’associazione potere-violenza non sia per nulla scontata come il regista vorrebbe far credere. Pasolini, infatti, strumentalizza il potere a suo piacere, buttando nel calderone dell’orrore tutto ciò che egli odia e che identifica con ordine, istituzione, regola, mercato: tutte realtà perfettamente conciliabili con l’etica, la civiltà e il rispetto umano. Ecco allora che questa conclusione diventa oltremodo eccessiva, abnorme, a tal punto da implodere su se stessa. Insomma, non sta in piedi.
Di questa implosione non resta che la semplice sequenza delle aberranti giornate di alcuni criminali depravati, rappresentati da quattro fascisti (ma qui il fascismo non c’entra nulla, se non come pretesto). Uno spicchio di umanità deviata e perversa. E’ difficile andare oltre questo inutile e disgustoso quadretto, che avrebbe lo scopo di scuotere lo spettatore di fronte al potere che diventa "*****" da mangiare, il cui sapore sapevamo essere nauseante e vomitevole già prima della gustosa visione offertaci dal regista bolognese.
Un film svuotato di ogni contenuto, piatto anche nello squallore che vorrebbe trasmettere, tronfio di uno schifo ininterrotto e gratuito.
Si salva un certo pregio stilistico della scenografia e della fotografia, ma tutte le denunce al potere capitalistico che Pasolini avrebbe voluto lanciare con questo film metaforico, non si colgono assolutamente. Una metafora, che dire azzardata, è dire poco. Pasolini va letteralmente fuori strada, trascinando con sé tutti i significati anticapitalisti e anticonformisti che si era proposto e che finiscono per essere talmente pretestuosi, da svanire prima di essere colti.
Del resto, non è certo nel pensiero e nelle interviste di Pasolini, che va cercato il significato del film, quanto piuttosto nel film stesso, che deve poter parlare "da solo" e che invece si limita, con un’insistenza molto sospetta, direi patologica, a sguazzare nelle feci e nel sangue, senza raggiungere un senso compiuto, senza un’alternanza emotiva dei personaggi (necessaria per creare empatia e partecipazione nello spettatore), senza pulirsi di riscatto o di speranza, perché inchiodato da una critica sociale pretestuosa e debole quanto autocompiaciuta e masochista.

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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  04/10/2011 15:33:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Leggiti la recensione, magari impari qualcosa.
bulldog  17/10/2011 23:17:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Pasolini va letteralmente fuori strada"....no Niko sei tu che sei completamente fuori strada.
Questa è una delle poche opere cinematografiche degna di esser ricordata nella storia, e tutti sti commenti negativi che saltan fuori sistematicamente son davvero imbarazzanti.


Niko.g  18/10/2011 10:13:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tu ti sei limitato a considerarlo un capolavoro non si sa bene in base a quale motivo. Io, almeno, credo di aver espresso una critica approfondita sul perché lo trovo pretestuoso e fuorviante, sia dal punto di vista formale che di contenuto.


bulldog  19/10/2011 09:40:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si esatto, io solitamente mi limito a brevi considerazioni, la mia voglia di argomentare è sempre molto scarsa.
Se non ricordo male c'è però una buona recensione proprio su questo sito riguardo Salò..
Prendo atto che tu hai cercato di argomentare, mai le tue argomentazioni spesso(non sempre) metteno in mostra una limitatezza mentale davvero notevole.

bulldog  19/10/2011 09:44:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
*ma
Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  19/10/2011 09:46:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Confermo, la recensione di Zero è ottima e molto competente.
bulldog  19/10/2011 09:47:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si ecco quella di Zero, ottima.
sonoalessio  19/10/2011 10:59:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più che una recensione è un panegirico. L'autore dice più o meno gli aspetti (mercificazione dei corpi e compagnia bella) che continuo a sentire da voi che lo avete apprezzato poi tutt'a un tratto il recensore se ne esce con un "Risulta quindi inaccettabile l'accusa di volgarità e depravazione rivolta all'autore".
perchè?
anthony  19/10/2011 12:16:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No daì, è una gran bella recensione..impeccabile, profonda e iper-argomentata.
anthony  18/10/2011 11:31:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La tua critica è tutta fuorchè approfondita Niko.
E' condita di superficialità e luoghi comuni a go-go.
Niko.g  18/10/2011 12:45:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Accetto le tue osservazioni, ma ti pregherei di essere più specifico e di indicarmi su cosa non sei d'accordo e quali sarebbero questi luoghi comuni.
Altrimenti, ad essere superficiale è solo la tua inutile controrisposta.
anthony  18/10/2011 12:50:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Affermi che il film sarebbe "vuoto" e privo di contenuti solo perchè non ti piace e per il fatto che si focalizzaerebbe solamente sulla violenza crudam fine a se stessa; sono invece la violenza e il sadismo presenti nel film a rappresentare le chiavi di lettura profonde, piene di signifgicato e di denuncia nei confronti del Vero Potere dell'uomo contamporaneo: la mercificazione umana, il turbo-capitalismo in mano a finanzieri e banchieri, il consumismo più mercificatorio e disumano.
Questo rappresenta Salò e l'intera filosofia intellettuale di Pier Paolo Pasolini. Chi non ci legge questo...ma si sofferma unicamente all'approccio fisico e ludico della pellicola, secondo me (PARERE MIO PERSONALISSIMO), ne fa un'analisi superficiale e del tutto aleatoria.
sonoalessio  18/10/2011 15:10:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
caro anthony mi spiace ma nn sono affatto daccordo. quando niko scrive "le denunce al potere capitalistico che Pasolini avrebbe voluto lanciare con questo film metaforico, non si colgono assolutamente" di fatto confuta la tua obiezione. e su quella frase (come del resto di tutto il commento)non posso non essere daccordo. se da parte di P., c'era l'intenzione di denuncia per i poteri che citi, almeno in questo ammetti per onestà che Pasolini ha fallito miseramente. il film mostra tutt'altro. il film è strutturato male, perchè se era effettivamente quello il suo intendo, perche soffermarsi cosi a lungo su scene di violenza senza senso ai fini della trama?
anthony  18/10/2011 17:16:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pasolini non ha fallito affatto...la denuncia dei poteri forti che ho citato vengono colti proprio grazie a quelle di scene di violenza estreme che tu reputi senza senso.
Questa è stata la mia sensazione, non c'è null'altro da aggiungere..dal momento che partiamo da questi due punti di vista diametralmente opposti..(per te quelle scene sono solo "schifo e perversioni gratuiti e fini a se stessi; per me invece sono le chiavi di volta delle denunce feroci che fa Pasolini).
Niko.g  19/10/2011 13:22:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cosa che io non ho fatto. Infatti, non mi sono limitato all’aspetto visivo del film, ma l’ho messo in discussione proprio in rapporto al messaggio che intenzionalmente Pasolini voleva trasmettere.
Ho cercato di non appesantire troppo il commento, ma poi nella discussione con Amterme sono entrato nello specifico, chiarendo anche il mio punto di vista sulla scarsa efficacia di questa metafora e sulla discutibile pretesa di Pasolini di ridurre schematicamente la società in oppressi e oppressori, beandosi del proprio anticonformismo anarcoide.

anthony  19/10/2011 13:37:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pier Paolo Pasolini è stato il più grande intellettuale italiano del'900; morto perchè era troppo avanti anche per questi nostri tempi..figuriamoci con i suoi.
Comunque queste sono state le sensazioni negative che ho provato leggendo il tuo commento..e le confermo in toto.
amterme63  13/10/2011 23:53:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le tue critiche al film possono essere anche legittime (sono tuoi giudizi personali), ma una è proprio fuori luogo, cioè che il film sia "svuotato di ogni contenuto". Il contenuto c'è ed è molto profondo, perché scava a fondo in pensieri e atti che la civiltà umana ha nonostante tutto portato con sé e che la storia (le guerre, le stragi, le torture, le oppressioni, l'arbitrio, il disporre degli uomini come oggetti) e la filosofia (il materialismo da Lamettrie in poi, fino al superuomo di Nietzsche e alle teorie sulla superiorità razziale) hanno brutalmente portato alla consapevolezza.
Pasolini metaforizza (te ne sei accorto anche tu) rendendo comunque estremamente realistico e credibile, un aspetto - volenti o nolenti - fondamentale della natura umana, che riesce a insinuarsi e a sublimarsi in tanti aspetti della nostra vita sociale e culturale. Pasolini ha avuto il grande coraggio di denudare l'idea di potere di tutti i suoi orpelli e di mostraci di che reale natura consista. Dove le coscienze collettive e partecipanti non hanno voce in capitolo succede questo purtroppo (e in epoca fascista e nazista si faceva questo senza problemi).
Lo schifo in questo film non serve quindi a colpire lo spettatore ma a mostrare l'essenza di una pratica sociale. Non c'è assolutamente compiacimento perché non esistono eroi, solo gente passiva e gente meschina. L'antieroismo, il nichilismo strisciante può "disturbare" chi "crede", ma è un'ipotesi plausibile che non va scartata e che va presa in considerazione.
State attenti, fate attenzione, possiamo farci l'abitudine, adeguarci alle disparità, agli sfruttamenti, alla riduzione ad oggetto dell'essere umano, questo ci vuole dire Pasolini, di questo ci vuole fare consapevoli. E secondo me ci è riuscito benissimo, anzi meglio non poteva fare.
Niko.g  14/10/2011 18:34:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'intento di Pasolini di denudare l'idea del potere, mostrandocelo nella sua reale natura, è un intento, secondo me, fallito. La natura mostrataci, è una natura parziale, viziata da un preconcetto ideologico, irreale. Il potere, infatti, di per sé è neutro, non è né positivo, né negativo. A renderlo positivo o negativo è l'uomo, con i suoi princìpi etici, morali o immorali.
Nessuno (tranne i più irriducibili comunisti) penserebbero a criticare il "potere" che un genitore esercita sul proprio figlio. Eppure tale potere è necessario e, se esercitato nel giusto modo, porta i suoi buoni frutti. Stesso discorso per le altre forme di potere, come le regole di mercato, le strutture sociali, ecc.

Tornando al film di Pasolini, qui c'è un dualismo dal quale non si può uscire. C'è l'uomo depravato, corrotto, criminale e ci sono gli schiavi, i soccombenti, i parassiti. Non c'è nient'altro che questo statico dualismo che non trova alcun riscontro nella realtà. Non c'è un'introspezione psicologica, non c'è una crisi di coscienza, non c'è un recupero morale, non c'è un contrasto emotivo e tantomeno un rapporto di causa-effetto che vada oltre la pura perversione. C'è quanto di più piatto e involutivo ci possa essere. Per questo lo considero un fallimento.
Il compiacimento di cui parlo è quello che il regista mostra nell'insistere su questo piattume inverecondo, con quel tocco di masochismo che non faccio fatica ad immaginarmi.

Se alla proposta estrema di Pasolini, affianchi il suo opposto e cioè una favola, a suo modo altrettanto estrema come quella di Collodi con il suo Pinocchio, ti accorgeresti quand'è che una metafora funziona, di quale respiro abbia bisogno per essere colta, dello sviluppo di cui uno script narrativo necessita per essere credibile, pur dipanandosi nella metafora. La coscienza sociale (Geppetto), la coscienza emotiva (il grillo parlante), la pulsione psichica (il gatto), la libido (la volpe), la guida materna (la fata), l'esame di coscienza (la balena) che conduce (mi spiace che ti produca dei pruriti) alla scoperta della vera essenza.
Ora, se uno script altamente metaforico come la vicenda di Pinocchio, anch'essa critica nei confronti del cosiddetto potere vigente, ha passato l'esame di intere generazioni che ne hanno colto la valenza al di là del contesto favolistico (inserito a pieno titolo nella letteratura tout court da Benedetto Croce), ci sarà un motivo. Il motivo è che funziona nella sua coerenza oggettiva e piuttosto che stimolare il vomito, come il "catalogo" di perversioni sessuali a cui il film di Pasolini si ispira, spinge ad una riflessione potente e costruttiva.

Farci vedere tanta cacca e violenza, solo per ricordarci che nel mondo si producono cibi industriali e c'è la guerra, mi sembra francamente molto limitante.

amterme63  14/10/2011 23:10:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella mia risposta ti ho scritto "Dove le coscienze collettive e partecipanti non hanno voce in capitolo succede questo". Il quadro ritratto da Pasolini è un'ipotesi comportamentale e sociale che avviene in casi particolari, speciali, quando ad esempio non ci sono poteri neutri a controllare e a perseguire, quando chi fa le leggi le fa in maniera arbitraria e detiene pure il ruolo di imporle. In queste situazioni (come ad esempio durante il fascismo in Italia, il Nazismo in Germania, lo Stalinismo in Russia e in tante altre situazioni storiche anche presenti) potere e oppressione coincidono, il potere diventa sinonimo di dominio assoluto e quale simbolo di dominio assoluto è più rappresentativo dello stupro, dell'umiliazione, del dolore procurato. E' forse il massimo di "piacere" che uno si può procurare: il potere illimitato su tutto e tutti. Certo che è "parziale", ma niente vieta che possa realizzarsi, perché il sadismo purtroppo fa parte della natura di tanti esseri umani.
Per questo Pasolini ha voluto tirare fuori dall'opera di Sade una specie di modello, un'ipotesi, un'astrazione plausibile del reale. Per fortuna nella nostra attuale società ci sono i contrappesi, le contromisure. Questo film ci serve però proprio per capire l'importanza e l'utilità di qualcosa che blocchi le spinte ad assolutizzare i poteri (sempre presenti, sempre in agguato), le ambizioni e gli appetiti di pochi (o di molti?). E' uno shock utilissimo, doveroso. E' un aprire gli occhi su qualcosa che è fin troppo reale (non lo nascondere). Non c'è bisogno di mostrare "alternative". E' la nostra coscienza autonoma che per reazione è spinta a crearle.
Pasolini poi (in sintonia con i tempi - i primi anni '70) fa una critica al pacifismo. I ragazzi del film subiscono tutto senza reagire, la loro unica consolazione è la speranza in una giustizia ultraterrena. E' chiaro l'intento critico di Pasolini. Agli abusi si dovrebbe reagire, non subire, non porgere l'altra guancia o sperare nel castigo divino. Ovviamente questo è il pensiero di Pasolini e tu sei liberissimo di non essere d'accordo.

Per quanto riguarda "il potere che un padre esercita su di un figlio" è esattamente il contrario di quello che pensi tu. E' stato forse il potere più oppressivo che ha accompagnato la storia dell'umanità fin dai suoi albori ancestrali. Tanto che l'odio verso il "padre", verso l'autorità che limita la propria identità e libertà, è diventato patrimonio identificativo della natura umana, qualcosa con cui tutti noi dobbiamo più o meno fare i conti. Si tratta del famoso "complesso di Edipo", intorno al quale si sono formate intere correnti della psicologia/psichiatria moderna. Ora, tu puoi contestare il complesso di Edipo, dire che è tutta una bufala, ma non puoi negare l'estrema importanza che ha e ha avuto nel formare la nostra coscienza di esseri pensanti moderni (un po' come il concetto di Dìo).

La fiaba di Pinocchio è un modello e un'ipotesi, né più né più meno importante o efficace rispetto a Salò di Pasolini. Ognuno di loro riflette su di una sfaccettatura della variegatissima natura umana, dove c'è di tutto. Collodi ha il suo stile moralistico, didatticheggiante dove la morale e la lezione sono già preconfezionate. Salò invece lascia la risposta liberamente alla coscienza di chi guarda. Questa è l'unica differenza.

Comunque Niko.g, ti posso dire una cosa? (non ti offendere). Secondo me tu hai giudicato negativamente questo film solo perché il suo contenuto è in contrasto con i tuoi principi religiosi o morali (cosa comunque legittima). E questo ha oscurato qualsiasi altro giudizio di merito sul film.
In genere io cerco invece di separare il messaggio etico di un film dalla maniera in cui viene espresso (dando molta più importanza alla seconda). Ad esempio "Il trionfo della volontà" di Leni Riefenstahl è un film molto bello, nonostante che inneggi al nazismo. Tu sai che non sono un grande fedele religioso, eppure tra i miei film preferiti, un film che amo alla follia, è "Ordet" di Dreyer, un film profondamente religioso, di una religione di sostanza più che di forma. Altro film che mi fa impazzine è "Diario di un curato di campagna" di Bresson. Pasolini stesso, addirittura, ha girato "Il Vangelo secondo Matteo", probabilmente il film più bello e vero girato su Gesù Cristo. "Nazarin" di Bunuel è considerato uno dei film che meglio di tutti mettono in luce in maniera realistica e completa la missione di religioso nella società del '900. Questo a dimostrare paradossalmente che forse è quello che non crede che riesce meglio di qualsiasi altro a rappresentare l'essenza della fede.
Niko.g  15/10/2011 15:20:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sul complesso di Edipo non ti seguo, visto che parliamo di un fenomeno psichico collegato con lo sviluppo e la crescita, che però non pregiudica il valore imprescindibile che riveste l’educazione di un padre o di una madre (forma di potere), che non possono certo essere messi in discussione per via del complesso di Edipo, come invece una certa corrente ideologica ha fatto per anni, speculandoci sopra.
Sarebbe come mettere in discussione il ruolo del partner in un rapporto sentimentale, perché esso può generare gelosia. Sono fenomeni che rientrano nella sfera psichica prettamente soggettiva dell’individuo ed estrapolare conclusioni generali sulla valenza di modelli sociali o familiari è un’operazione che trovo sbagliata.

Riguardo alla tua osservazione sul fatto che il mio giudizio al film sia condizionato dai miei principi morali, tutto dipende dal film che mi trovo di fronte. Se è un film di intrattenimento, lo giudico in base a quanto è riuscito a divertirmi, se è un film storico, lo giudico in base a quanto è fedele nella sua riproposizione, se è un film che tocca problematiche etiche e morali lo giudico in base a quanto riesce a farmi riflettere.
Salò non mi ha fatto riflettere e non mi è piaciuto per i motivi che ho già esposto nel commento (tra i quali l’assenza di pathos e di trama, che nulla c’entrano con i miei principi), non perché io non colga che alcuni uomini abusano del potere che hanno.
Quando parli di stupro, umiliazione e dolore procurato, questi non sono simboli, ma piuttosto situazioni reali che avvengono in determinati contesti storici o sociali. Non ci vedo nessuna metafora in questi atti criminali. Se tu credi che il sadismo faccia parte di tanti esseri umani, io sono d'accordo con te. Però capisci che questo non ci illumina, non ci fa riflettere. Cosa che sarebbe avventua se Pasolini avesse inserito nel suo film un processo dinamico, piuttosto che uno statico e monocorde.

Se tu ritieni che Pasolini abbia voluto proporci un modello o un’ipotesi, secondo me svilisci la caratura intellettuale dello stesso Paolini che era troppo intelligente per costruire un film attorno ad un'ipotesi o ad una situazione a sé stante. Credimi, un intellettuale di questo calibro ha molte più certezze di quanto possa sembrare e quando mette in piedi un film di questo genere, lo fa per metterti davanti una verità, non certo per farti riflettere sui cattivi personaggi che animano la nostra società (sarebbe banale). Pasolini ti parla in termini filosofici, sociologici, ideologici o anti-ideologici che dir si voglia. Non c’è spazio per la contestualizzazione. Il fascismo, il nazismo e la dittatura, sono solo pretesti per dare il movente al film, che altrimenti non si reggerebbe nemmeno sulle già fragili fondamenta che lo sorreggono. Non credo che a Pasolini interessasse fare dietrologia, ma piuttosto mettere in pellicola la sua radicale e netta (ecco perché mancano le alternative) posizione sui poteri sociali.
Quindi, caro Amterme, il risultato è quello di una sconcertante conclusione (che nel commento ho spiegato perché ritengo errata): il potere giudiziario, l’economia di mercato, la religione, sono gli orrori della nostra società e fanno di noi le vittime sacrificali, destinate a soccombere e ad eseguire gli ordini imposti.

oh dae-soo  18/10/2011 17:17:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vi faccio i complimenti per l'interessante discussione.
Non aggiungo niente di mio perchè non potrei minimamente alzare di un solo cm il livello della discussione (semmai il contrario).

Mi limito solo a una battuta.
Credo che il lapsus di Niko nella prima riga del penultimo capoverso (Pasolini-Paolini) racchiuda in maniera straordinaria e involontariamente geniale tutto il suo punto di vista.
Ovviamente sto dando per scontato che abbiate capito a quale Paolini mi riferisco...
amterme63  15/10/2011 23:31:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravissimo, Niko.g. Con la tua ultima frase hai riassunto perfettamente il messaggio del film. E' questo il modello/ipotesi/messaggio architettato da Pasolini e perfettamente espresso, allo scopo di rivelare qualcosa che in genere non vediamo, non riusciamo a vedere, non vogliamo vedere e che questo film cerca di esprimere e mostrare nella sua purezza, nella sua crudezza. Per te la conclusione è "sconcertante", io avendo la passione di leggere libri di storia, di ascoltare sempre le notizie da tutto il mondo, la trovo terribilmente e tristemente plausibile. E' questione di punti di vista ma il succo del film non è poi così "sconcertante" come potrebbe sembrare.

Io trovo inoltre che la scelta di Pasolini di trasporre la storia delle "120 giornate di Sodoma" al tempo della Repubblica Sociale sia stata molto azzeccata. Perché ha voluto trasmettere l'idea che l'opera di Sade non è un semplice documento letterario, ma lo specchio, la sintesi di situazioni umane storiche e reali che possono accadere dappertutto. Visto che Pasolini è italiano e si è voluto rivolgere agli Italiani, per dimostrare questa idea (la realtà e la non-letterarietà del sadismo) ha scelto qualcosa che tanti italiani ricordano come un periodo terribile, bruttissimo, in cui la vita umana non valeva niente. Mio padre, mia madre mi hanno raccontato. Ti assicuro, Pasolini non ha poi drammatizzato o esagerato troppo con questo film. Anche questo fa riflettere. Qualcosa di simile è avvenuto qui, da noi, in Italia!

Mancanza di trama, di sviluppo, di pathos? Scelta voluta per non distrarre l'attenzione dello spettatore dall'essenza ideologica di quello che viene mostrato. Pasolini non vuole far immedesimare lo spettatore in qualcuno o in qualcosa, lo vuole tenere libero, distaccato per poter vedere e riflettere in maniera diretta, approfondita. Soprattutto non si deve "distrarre" nell'approccio al tema del film. Direi che il risultato è uno stile originale, molto solido, conseguente, ben strutturato, efficacissimo, perfetto. Tanto di cappello. Il mio 9,5 dato a questo film è basato soprattutto sulla grande potenza suggestiva delle immagini, sull'inesorabilità e sull'impatto del tema espresso (al di la della condivisione o meno). Meglio non poteva fare.

Riguardo ai film di genere io cerco di andare oltre rispetto a quello che fai tu. Non mi fermo al fatto che un film d'intrattenimento è solo intrattenimento, che il film storico è solo storia e il film morale è solo morale. Secondo me TUTTI i film (anche i più disimpegnati e secondari) esprimono, descrivono quello che noi siamo. Ad esempio i Cinepanettoni sono forse i film che meglio di tutti descrivono il nostro modo italiano di concepire il mondo che ci circonda, i valori, gli interessi. I film storici invece rappresentano più il presente che il passato, perché dal modo in cui i fatti vengono riportati si capisce che idee, che atteggiamenti abbiamo noi oggi. Insomma, TUTTI i film insegnano qualcosa, anche quelli "disimpegnati".
Niko.g  17/10/2011 13:35:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Guarda che la mia frase, avrebbe dovuto farti capire che il messaggio del film, essendo al fuori di ogni contesto storico, diventa pretestuoso. Continui a parlare del fascismo e del sadismo, riferendoti a ciò che sarebbe avvenuto in periodi bui anche in Italia, ma ti ripeto che Pasolini non aveva l’intenzione di descriverti episodi contingenti, non punta il dito contro i criminali e le depravazioni in quanto tali, ma li strumentalizza per farne una teoria sociologica sul potere (non vuole fare un collegamento col fascismo o con altri determinati contesti storici!).
Ora tu ritieni questa teoria un messaggio plausibile (Pasolini aveva invece una certezza), io lo ritengo pretestuoso e fuori dalla realtà. Soprattutto perché passa attraverso l'evidente strumentalizzazione della perversione di un manipolo di criminali depravati (perché tali sono, al di là di ogni ipotizzabile contesto sociale), per ricamarci sopra utopistiche teorie sociologiche e antropologiche. Infatti, un potere anarchico (mi riferisco alla sceneggiatura del film) è piuttosto un'utopia, in quanto, per come la vedo io, esistono semplicemente uomini anarchici. Esiste il diritto (la legge condivisa) ed esiste chi vi si oppone (l’anarchico o il criminale), ma questo non può inficiare la positività della legge (esercizio di potere) come ordine necessario per l'equilibrio sociale.
In altre parole, da un delirio di onnipotenza o di anarchia, non deriva l'uguaglianza potere = delirio = anarchia.

Riguardo al resto, se per te tutti i film (addirittura i cinepanettoni) descrivono quello che noi siamo, le cose sono due: o propendi acriticamente per un’esaltazione di ogni prodotto cinematografico, oppure non riesci a distinguere tra ciò che è un prodotto qualitativamente valido e costruttivo e ciò che non lo è.
In ogni caso rileggiti il tuo commento a "Grindhouse - a prova di morte" e mentre lo leggi prova a pensare al film di Pasolini. Potrebbe essere un’operazione interessante.

amterme63  23/10/2011 22:30:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao, Niko.g. Scusami, ma ti posso rispondere solo ora (sono stato una settimana senza internet).
Il tuo discorso può reggere, ma parte da un presupposto secondo me sbagliato, cioè il fatto che il film sia al di fuori di ogni contesto storico e ideologico. Invece secondo me il contesto storico-ideologico c'è ed è determinante. E' chiaro fin dai primi fotogrammi del film che ci troviamo nella pianura padana del periodo della Repubblica Sociale (detta Repubblica di Salò). Il titolo del film poi è chiarissimo. I personaggi ritratti poi rappresentano le classi sociali che storicamente hanno sostenuto tale regime (quelli che oggi chiameremmo i "poteri forti"). Ed è in base a questo preciso parallelo storico, caratterizzato soprattutto dal punto di vista ideologico (il potere di quella repubblica si basava soprattutto sull'inuguaglianza, sull'arbitrio e sul sopruso), che si regge tutta la struttura del film. Questa particolare caratterizzazione storica mostra nella sua pratica DOVE PUO' ARRIVARE il potere, se lo si lascia agire liberamente nella sua essenza. E' questo il messaggio del film. Non si ha intenzione in quest'opera di andare oltre questo fondamentale e importantissimo avvertimento. Il film molto prosaicamente ci vuole dire solo cosa NON dobbiamo fare. Non sta certo a questo film dire cose che vanno al di là dell'opera stessa. Non è detto quindi che l'alternativa debba essere l'anarchia (non mi risulta che Pasolini simpatizzasse per idee anarchiche - vedi la sua avversione per i movimenti del '68). Sarà in base alla mia, alla tua, sensibilità, esperienza, preparazione trarre conseguenze (tu le hai tratte - il potere è anche positivo ed è necessario - e sono rispettabilissime).
E' quindi il contesto storico e ideologico molto chiaro, molto preciso, molto conseguente che dà valore al film, che riesce a dare un senso alle scene di violenza (assolutamente non gratuite), che in qualche maniera attualizza e universalizza l'opera letteraria di Sade.
"Grindhouse - a prova di morte" non ha questo contesto, anzi probabilmente non ha alcun contesto (l'ho scritto nel commento) e questo condiziona irrimendiabilmente la riuscita artistica dell'opera. Ovviamente un giudizio su di un film non può prescindere dalla qualità e dalla sua resa artistica, su questo non ci piove. Ho voluto solo dire che pure il film più scadente, forse proprio quello, riesce a darci un ritratto veritiero e realistico di come siamo. Tutto qui.
Noodles_  14/10/2011 19:03:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravo, ottima riflessione.
Terry Malloy  04/10/2011 14:56:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ma tu di cinema non capisci proprio un caz.zo! (cit.)
anthony  04/10/2011 17:41:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Senza intenzione alcuna di offesa da parte mia nei confronti del commentatore:
Mai ho letto un commento tanto superficiale, tronfio di luoghi comuni e di pregiudizi così radicalmente pre-impostati.
Clint Eastwood  04/10/2011 19:58:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma rimanete coi piedi per terra, questo film è una mer-da e non c'è molto da aggiungere.
Terry Malloy  03/11/2011 17:42:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
mah dei due guarda...
Invia una mail all'autore del commento Laisa  31/12/2011 17:53:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quello di Pasolini è un Cinema poetico, in cui la poesia non è solo nella fotografia, non è solo nella sceneggiatura, ma in ogni movimento della macchina, nel montaggio. Ora, la morte di Pasolini è avvenuta prima che il montaggio fosse compiuto. In più, sono state rubate delle pellicole e utilizzati, per quelle stesse scene, dei “doppi” con altre inquadrature. Questo ha necessariamente distrutto buona parte della poesia che era nell’occhio del regista. Quello che ne deriva è quindi un prodotto dal sapore incompiuto, buono nell’intenzione di mostrare “come agisce il potere dissociandosi dall'umanità e trasformandola in oggetto” (Pasolini), ma che non centra pienamente il bersaglio forse proprio perché è mancato il montaggio, che è la parte cruciale e più delicata di un film.
Ma nonostante questo la profezia pasoliniana non viene scalfita, e possiamo brindare a lui davanti alle manovre dei banchieri cui stiamo assistendo, davanti alle leggi assurde che i politici hanno promulgato, che pare quasi di sentire “Infatti noi, qualsiasi cosa ci venga in mente, la più folle ed inaudita, la più priva di senso, possiamo scriverla in questo quadernetto, ed essa diviene immediatamente legale; se poi saltasse in mente di cancellarla, essa diverrebbe immediatamente illegale”. E come non sentirci a nostra volta prigionieri impotenti del sistema, costretti a subire soprusi e mangiare m***a?

Niko.g  02/01/2012 18:36:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Rispetto il tuo sentirti prigioniera impotente di un sistema e costretta a subire soprusi. Io non mi ritrovo in questa tua lettura, che troverei comprensibile in un contesto dittatoriale (e guarda caso Pasolini proprio lì va ad attingere).

Sono d'accordo con te sulla prima parte e sull'inevitabile incompiutezza del montaggio, ma la questione è di natura etica, non tecnica.
Questo guardare, in modo anche masochistico (non ci vedo alcuna poesia nella cacca), al male, al marcio che ha intaccato i potenti, non produce alcuna riflessione costruttiva, in quanto non spinge ad una proposta di vitale rinascita, ma spinge piuttosto al suicidio, perché non vi è alternativa al potere, se inteso come lo intende Pasolini.

Cosa posso fare dopo aver visto questo film, per liberarmi da questa oppressione? Rinnegare la democrazia in cui viviamo e tornare alla monarchia? O forse optare per una prelibata anarchia? Ecco, l'anarchia. Tu avresti un'altra soluzione?

A mio avviso, l'anarchia è un'utopia di ineguagliabile distruttività. Il potere, invece, purché sia legale, è costruttivo.
Ora, la legalità non è qualcosa di arbitrario, come Pasolini vorrebbe far intendere, ma nasce dal PRINCIPIO stesso di legalità che ammette che il potere venga esercitato in modo discrezionale ma NON arbitrario.
Tutto il resto è "solo" illegalità (per essere buoni), depravazione e perversione sessuale (per essere un po' più cattivelli).

Invia una mail all'autore del commento Laisa  02/01/2012 21:30:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Premetto che non dovrei nemmeno parlare perché non sono riuscita a guardare il film dall'inizio alla fine: ho visto solo l'anti-inferno mentre la seconda e terza parte le ho praticamente saltate quasi del tutto... ma continuo a pensare che tutto dipenda dal montaggio... non credo che lui avrebbe permesso che la crudezza - e lo schifo - coprissero il messaggio.
Però non puoi aspettarti delle proposte costruttive, perché il suo obiettivo non era offrire delle soluzioni, ma piuttosto far riflettere. E converrai che il film fa riflettere.
Il discorso sulla gestione del potere invece è più complesso, e la visione ideale che ne dai non ha riscontro nella realtà... Noi non viviamo attualmente in uno stato democratico, ma siamo sotto una democrazia formale, fittizia, che di democratico ha solo il nome -come ben sai - perché chi comanda sono delle moderne "società segrete" travestite da organizzazioni economiche, politiche e militari.
La monarchia sarebbe senz'altro una soluzione migliore.
L'anarchia potrebbe funzionare solo in un mondo in cui ognuno perseguisse il bene collettivo aprioristicamente, ma questo è attualmente utopico.
Per quanto riguarda il principio di legalità ti rispondo con un esempio: il codice della strada è discrezionale, quindi un vigile può decidere se farti la multa o meno. Non è obbligato a farti una multa. Ora però accade che la fa a te, e non la fa al tizio dietro di te. Il suo comportamento è discrezionale o arbitrario?
Ora sostituisci al vigile il nostro potere legislativo...

Niko.g  03/01/2012 18:32:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se hai tempo, prova a vederti il film fino alla fine. Credo che il montaggio definitivo non avrebbe alleggerito la visione, anzi, forse il contrario.
Comunque il paragone che hai fatto con il codice della strada non mi sembra del tutto corretto perché la discrezionalità dell’esercizio del potere a cui prima mi riferivo è intesa nel senso che lascia una libera scelta tra vari comportamenti sempre leciti, non nel senso che applica la legge arbitrariamente. Questo tuo esempio comunque è utile per spiegare meglio quello che intendo dire. Il vigile ha il compito di applicare le norme e può commettere atti di omissione, il che può rendere ingiusto o scorretto il suo comportamento, ma non la norma che è a monte. Inoltre, qualora applicasse in modo errato i regolamenti avresti possibilità di fare ricorso davanti al giudice. Quindi a mio parere il problema non è il potere in sé (massacrato da Pasolini in tutte le sue forme - economico, giuridico, ecclesiastico) ma dell’uomo immorale, cioè dell’uomo che, se privato di valori etici e di princìpi morali, combina disastri. Pasolini, però, non voleva sentir parlare di morale da indicare agli altri o di morale istituzionalizzata. In un certo senso è un film contro le istituzioni che, secondo me, schiaccia il film su un piano ideologico errato, identificando il potere con il crimine e non lasciando altre soluzioni che non siano il suicidio o l’anarchia.
In questo film io ci vedo solamente dei criminali malati psichici che abusano di giovani ragazzi. In tutta sincerità, non riesco ad andare oltre.
Falcone e Borsellino erano dei giudici, e come tali avevano in mano un potere, il potere della giustizia. Sono rimasti vittime di chi quel potere lo ha combattuto con il crimine e con l’illegalità. La mia posizione quindi è totalmente opposta a quella di Pasolini: non è il potere ad essere anarchico, ma è l’anarchia (l’opposizione alla legge dello Stato) che può pericolosamente diventare potere. In poche parole, per avere garanzie di libertà ci vogliono istituzioni forti, ci vuole il diritto e necessariamente un potere che difenda tale diritto.