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SALO' O LE 120 GIORNATE DI SODOMA regia di Pier Paolo Pasolini

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#Lou     7½ / 10  05/06/2009 16:05:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io ho guardato il film perplessa.
Quand'è finito ho guardato lo schermo nero perplessa.
Poi ho spento perplessa, ma pensavo "non ho mai visto tante schifezze e devianze tutte insieme".
Ho pensato anche che se questo film non fosse stato firmato Pasolini, sarebbe stato bocciato subito. Lo penso tutt'ora.
Però, oltre che a pensare questo, ho notato come la forma fosse priva di contenuto. Un elemento che salta subito all'occhio e si può vedere per esempio attraverso l'ambientazione (una villa elegante che fa da sfondo alle più grandi bassezze umane), attraverso il linguaggio (i seviziatori usano un vocabolario forbito e un modo loquace per esprimere e raccontarsi schifezze d'ogni tipo) oppure attraverso la cultura stessa (i carnefici son ben istruiti, s'intendono di musica, parlano di Kant, Nietzsche e conoscono persino la Bibbia, ma sono come parole prive di significato per persone che non conoscono morale. Una cultura che non nobilita l'uomo).
Partendo da questo presupposto sono arrivata a fare una serie di congetture: di come la malvagità sia insita delle bestie anche se d'aspetto umano, una malvagità grezza, ignorante che deve dimostrare, più che agli altri, a se stessa la propria forza. Da qui, sodomizzare, annichilire e umiliare la vittima sono le uniche azioni tangibili che la malvagità ha di sapersi superiore. Essa sa solo sottomettere fisicamente il corpo altrui che, come una merce, viene comprato, usato e poi gettato.
Un pò mi fa venire in mente la concezione arendtiana della banalità del male, dove gli aguzzini non sono che semplici squallidi e mediocri animali, vittime della loro stessa violenza.
Purtroppo non ne sono rimasta eccessivamente coinvolta, pur essendo talvolta rimasta schifata.