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ALICE IN WONDERLAND regia di Tim Burton

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     6½ / 10  09/03/2010 01:40:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cominciamo col dire ciò che il film NON è: non è la fiaba-romanzo di Lewis Carroll, questa è la Alice di Tim Burton. Così come l'"Arancia Meccanica" di Stanley Kubrick non è l'"Arancia a orologeria" di Anthony Burgess (che ritirò la firma dalla sceneggiatura del film!) o, per restare sempre a Burgess, i suoi "Diavoli di Loudun" non sono "The Devils" di Ken Russell.
Purtroppo, però, questa considerazione non è un pregio come tutti gli amanti del cinema si aspettavano, ma è diventata il peggior difetto del film: agli scherzi e ai celeberrimi calembour linguistico-semantici di Carroll non corrisponde altrettanta originalità nella messa in scena di Burton che, invece, ha optato per una narrazione lineare tradendo lo spirito profondo del libro cui si è ispirato. Questo è francamente poco perdonabile per il regista americano!
Volete un esempio riuscito di traduzione in immagini di un delirio linguistico? Andatevi a rivedere "Zazie dans le métro" di Louis Malle...
Proseguiamo col dire il maggior limite generale del film di Burton: la produzione Disney. Che ne ha fatto un (peraltro non proprio atteso) blockbuster ma che senz'altro ha limitato il genio sovversivo del regista che tuttavia è riuscito a disseminare il racconto di alcuni elementi originali propri, a cominciare dall'ambientazione gotica e da elementi decisamente "gore" comunque molto in linea con la tradizione dei cartoon Disney tratti da fiabe (ricordate "Cenerentola", per esempio?).
Terminiamo col limite tecnico maggiore del film: l'uso assolutamente limitato e comunque non artisticamente rilevante del 3D. Anche qui mi sarei aspettato un vero e proprio exploit da parte di Burton e dell'esercito di animatori e grafici messigli a disposizione dalla Disney! Finora sembra che "Avatar" sia la sola pellicola di riferimento in tal senso... peccato perché là c'è tanta effettistica quanta inconsistenza nella trama!

Passiamo ai pregi: assolutamente da incorniciare la prestazione di Johnny Depp che si conferma così miglior traduttore in corpo, faccia e sentimenti dei desideri del regista americano. Una coppia artistica tanto consolidata e simbiotica non si vedeva dai tempi di De Niro-Scorsese o di Fellini-Mas*****nni... Gran plauso anche alla "Regina Rossa", personaggio reso complesso dalla lettura del regista e dell'attrice che l'ha incarnata.
La vera "rivoluzione" che Burton introduce in questa "Alice-grande-pubblico-per-famiglie" sta in due dettagli che forse a molti sono sfuggiti ma che sono una costante nel suo cinema: uno è che gli eroi trionfanti sono tutti personaggi femminili (tra l'altro trionfanti su altrettanti personaggi maschili) e l'altro è la visione senz'altro ambigua del bene e del male che riesce a dare. Qualcuno ha notato come sono stati tratteggiati i personaggi della Regina Bianca e di quella Rossa? La seconda ci viene proposta come una vittima dell'incomprimibile desiderio di essere amata; la prima, sotto l'aura di una bontà peraltro legata a un voto -e quindi sospettabile di non essere stata liberamente scelta- nasconde una crudeltà e una perfidia davvero terribili. Questo autentico "rivolgimento di carte" sa di trasgressivo per una produzione rivolta a un pubblico familiar-infantile che, specie negli States, si aspetta sempre di sapere da che parte sta il Bene e da che parte sta il Male, oltre che aspettarsi che il primo batta immancabilmente il secondo. Qui la vittoria del Bene non coincide col "Bene oggettivo" dell'inconscio collettivo di chi guarda, ma con l'esaltazione del "diverso", del "matto", dello "svitato" (o meglio, di chi viene indicato come tale da una società di ottusi schiacciati dalle convenzioni sociali): in questi tratti riconosciamo ancora un Tim Burton altrimenti ubriacato dai potenti mezzi della Disney e dalla pioggia di soldi che questa sua ultima fatica gli sta fruttando.
Speriamo di tornare presto a poter godere appieno del genio che altrimenti è.
fulvioseverino  09/03/2010 22:41:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono contento che qualcuno si è accorto della perfidia nascosta nel personaggio della Hataway(si veda la terribile condanna finale) e del vero character Buroniano,alias La Regina-Bonham Carter-Rossa.Non è l'unico elemento sovversivo di Burton nella pellicola, comunque...Tim è sobrio, garantito.