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TEOREMA regia di Pier Paolo Pasolini

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amterme63     8½ / 10  15/12/2011 23:56:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Teorema" è la visione della borghesia da parte di Pasolini, ed è una visione sublime.
La prima cosa che colpisce è la grande suggestione delle immagini: i colori, le scenografie, la purezza delle forme, il ritmo lento, riflessivo, la concentrazione (di stampo dreyeriano) colpiscono l'occhio e la mente. I paesaggi, i colori, il mondo evocato, sono abitati da personaggi sì rappresentativi, ma allo stesso tempo vivi, vitali, che soffrono, esprimono in maniera chiara e netta la loro essenza interiore.
"Teorema" è probabilmente il film più simbolico di Pasolini. L'uso, però, di forme metaforiche non si risolve in qualcosa di astratto o incomprensibile. Le associazioni che stanno dietro le immagini sono tutte legate a sensazioni nette, basilari, non a concetti astrusi o difficili da cogliere. E' un film difficile ma per niente noioso e soprattutto il suo messaggio è secondo me ancora attuale e comprensibile. Si vuole dimostrare che l'ambiente esteticamente così piacevole e ricco della borghesia è in realtà abitato dall'infelicità, dalla repressione degli istinti e dalla mancata realizzazione di sé.
Ancora una volta Pasolini fa a meno del mezzo classico della narrazione. La storia vive di momenti di stasi rappresentativa, più che di vicende che si susseguono logicamente. Centrale è il personaggio dell'ospite. Di lui non sappiamo assolutamente e volutamente niente. Rimane nella sua aura misteriosa e delicata che ne fa quasi un ente spirituale. Rappresenta l'irrazionalità artistica, sensuale e sentimentale, il grimaldello che rivela e fa scoppiare tutte le contraddizioni di una tipica famiglia borghese. Il suo compito è quindi strumentale; niente toglie che resti nella sensazione dello spettatore come una persona viva e affascinante. E' uno specchio che fa vedere alle persone per quello che realmente sono, quello che realmente vogliono. Escono fuori così tutte le repressioni, le insoddisfazioni, i fallimenti esistenziali. Le conseguenze non possono essere che disastrose, in quanto la società attuale con le sue norme rigide di comportamento opprime, esclude, causa sensi di colpa, nevrosi. La liberazione (lo spogliarsi di Paolo in piena Stazione Centrale di Milano) è impossibile. Non rimane che la disperazione, l'urlo finale che in qualche maniera fa venire in mente quello di Munch.
A questa "trama" che coinvolge la borghesia e la sua crisi esistenziale, se ne mescola un'altra (più difficile da interpretare) che ha per oggetto il vecchio mondo e la sua spiritualità (il personaggio della governante Emilia). E' il mondo non-borghese, illogico e irrazionale per essenza, fatto di spirito e antimaterialismo. Un mondo in via d'estinzione, ormai sotterrato. E' una coscienza altrettanto dolorosa rispetto a quella borghese.
Ci sono poi inserti che ritraggono un paesaggio primordiale, una natura pura ed essenziale, inserti di estrema suggestione (il paesaggio desolato dell'Etna). E' un simbolo molto potente, lasciato alla libera interpretazione dello spettatore. In questo mondo nudo crudo, dove non ci sono abbellimenti e illusioni, si consuma la tragedia dell'umanità alienata.