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TEOREMA regia di Pier Paolo Pasolini

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bulldog     7½ / 10  02/01/2010 16:29:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Silente e spietato.
Teorema di Pasolini è la distruzione delle sterili basi etiche borghesi.
Stracolmo di metafore, è un film che culmina nel pessimismo più assoluto in un deserto senza prospettive.
Zero00  05/01/2010 11:07:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, non è proprio così, non c'è pessimismo, anzi il contrario: il corpo e la sessualità sono rappresentati in maniera giocosa e positiva e il finale è liberatorio.

Scusa, non voglio fare la lezioncina, solo che a Pasolini ci tengo troppo e volevo chiarire questo punto.
bulldog  05/01/2010 11:33:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Figurati non ti scusare ci mancherebbe.
Il finale è liberatorio hai ragione ma per me è 'pessimista' perchè nel deserto ci ho visto una metafora del piattume sociale dove il grido di liberazione rimane soltanto un grido inascoltato.



Zero00  05/01/2010 11:54:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, questo è vero, ma stai guardando la cosa in prospettiva "futura". Anche Pasolini se ne rese conto (oddio, lo sapeva già, ma in fondo lui era un idealista) ma solo più tardi, cinematograficamente con Salò e letterariamente con Petrolio (passando per l'africa, le poesie in forma di rosa, ecc).

Guardando il film e i suoi simbolismi da una prospettiva che coincide con quella dell'autore, Teorema è un film "felice" e liberatorio. Chi è lo "straniero" se non Cristo, forte delle caratteristiche "sessuali" che lo hanno sempre contradistinto, privo di una sacralità che non sia quella del corpo? Cosa parla questo film, allora, se non di un "avvento" positivo che inverte e converte le strutture di una società borghese e bigotta, di una verità che si svela a questa società e la cambia, partendo dal singolo individuo (per pasolini la "rivoluzione" non doveva essere di "gruppo" ma individuale)?

Hai ragione, il grido di liberazione (potremmo dire sovversivo, non molto lontano dal grido comunista) rimarrà inascoltato, ma questo noi lo sappiamo solo in prospettiva. Preso il film in se, questo grido un cambiamento lo ha portato perchè da qualcuno è stato ascoltato.

La finisco qui, come al solito sono stato troppo prolisso.
The Gaunt  05/01/2010 11:55:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Zero scusa, per me non è liberatorio il finale, anzi è un urlo di frustazione di fronte al proprio nulla, quello borghese basato sul possesso, dove il donare e il donarsi è un concetto sconosciuto.
La sessualità è il mezzo in cui il personaggio di Stamp scardina dall'interno la regola borghese.
Semmai il sesso come liberazione è rappresentato come dici tu nel Fiore delle Mille e una notte.
bulldog  05/01/2010 12:08:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un urlo liberatorio di frustrazione direi :-)

Zero la tua analisi in prospettiva ci sta ma io non son un esperto di Pasolini e della sua evoluzione pertanto non posso controbatterti su questo punto.
Mi limito a ribadire ciò che ci ho visto io di primo impatto,concordo con TheGaunt a grandi linee,la sua visione è molto vicina a ciò che ho colto io.

Zero00  05/01/2010 12:14:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Allora ti consiglio di leggere e vedere tutto di questo maestro italiano. Io l'ho trovato illuminante. Puoi essere d'accordo o no con lui, puoi odiarlo o amarlo, a volte è realmente disgustoso ma, cazz.o, era avanti anni luce e dotato di un'auto coscienza incredibile.

Per il resto ho deciso che ci scriverò una recensione :D
bulldog  05/01/2010 12:20:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho tutto ma al momento è a prender polvere in libreria :-)

Quando ne avrò l'ispirazione probabilmente lo farò,ad oggi Pasolini non mi affascina particolarmente e non lo trovo illuminante.
Magari con PP ci reincontreremo in futuro o forse no,chissà.
Zero00  05/01/2010 12:24:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vabbè, dai, già è qualcosa il fatto che tu abbia apprezzato parte dei suoi film, visto che da te mi posso aspettare qualunque cosa :P
bulldog  05/01/2010 12:27:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Salò è un capolavoro assoluto,leggererò la tua rece di Teorema con piacere :-)
bulldog  05/01/2010 12:33:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
**leggerò

PS:ultimamente ho apprezzato anche Edipo Re di PP.
Zero00  05/01/2010 12:10:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come ho scritto prima, devi vedere il personaggio nelle vesti messianiche di un cristo "ateo". Un cristo come quello del Vangelo di Pasolini stesso, non molto lontano da quello della letteratura tardo antica. I connotati sensuali (o, in Teorema, sessuali) sono quelli di una sessualità liberatoria e liberata, naturale (la stessa dei ragazzi di vita, dove per naturale non intendiamo positivo o negativo) che scardina le regole borghese e per questo liberatoria (quelle regole "bloccano" l'individuo, codificano il suo modo di vivere).

Messa di fronte a questo cristo ateo, la famiglia (in nucleo fondamentale della borghesia) perde le proprie basi e subisce un ribaltamento. Ogni componente risponderà a mondo proprio a quel grido di cui parlavamo io e bulldog. Ma la frustrazione di pasolini non è verso la consapevolezza del nulla, quello verrà dopo con la caduta dell'ultimo baluardo pasoliniano, il sottoproletariato.
Il finale apre la possibilità ad un cambiamento che, come dicevo prima, per pasolini deve essere individuale, quindi è liberatorio nel senso stretto del termine, libera dalle catene dell'istituzionalismo (anche sessuale) borghese.
The Gaunt  05/01/2010 12:40:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Partiamo da due intepretazioni differenti perchè tu parli di un cristo "ateo" mentre io lo vedo come la personificazione dell'Angelo sterminatore bunueliano. La borghesia non verrà liberata dalla sessualità dell'Estraneo (Stamp) perchè è troppo radicato il concetto di possesso in lei. Dopo la sua partenza ogni componente della famiglia cercherà nei modi più differenti a crearsi dei succedanei al rapporto che avevano intessuto con l'Estraneo proprio perchè viene a mancare questo possesso tipicamente egoistico della borghesia. L'unico personaggio che riesce a uscire dall'empasse è infatti la cameriera che non fa parte della famiglia borghese pu essendo contigua. Dopo aver inutilmente atteso un ritorno che non avverra mai, semplicemente si dona alla terra, torna in un certo senso verso l'arcaico.
Zero00  05/01/2010 13:39:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ecco, esattamente. La cameriera è colei che è stata liberata, e come tale torna alla terra. Lei viene liberata, è la santa o la rivoluzionaria. Perchè la rivoluzione di Pasolini è un ritorno alla terra, al primordiale, alla propria vera natura. Ma anche gli altri vengono colpiti: il padre lascerà tutti i suoi beni perchè ne comprenderà il vuoto (e la sua fine è quella di un eremita, che si perde nel "deserto". Il figlio cercherà la propria strada nell'arte, pur fallendo. La madre riscoprirà la pripria sessualità divenendo una prostituta (ma ricorda che anche i ragazzi di vita di Pasolini si prostituivano). La figlia risponderà al vuoto delle strutture borghesi annullandosi. Sono comunque risposte.

Per quanto riguarda i connotati cristologici di Stamp, sono definiti già dall'inizio del film, quando assistiamo ad una sorta di annunciazione.

Il problema è che il vuoto e le restrizioni borghesi non sono il punto di arrivo nel film, ma quello di partenza.

La lettura bunuealiana dell "estraneo" è interessante ma, se non sbaglio, l'unica soluzione in quel caso sarebbe ristabilire l'ordine precedente. Ma perchè allora nel film di Pasolini questo non succede?

A quel punto della sua attività Pasolini non era ancora arrivato al fallimento, quello verrà dopo, con il cadere della classe sotto-proletaria. Lo dimostra il fatto che Teorema sia precedente alla trilogia della vita, di cui pone le basi.
The Gaunt  05/01/2010 17:24:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il problema è che il vuoto e le restrizioni borghesi non sono il punto di arrivo nel film, ma quello di partenza."

Per me si torna al punto di partenza. Quando in quel servizio giornalistico dove il padrone della fabbrica

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER dona la sua azienda ai suoi operai, ma questi si dimostrano scettici perchè "Un borghese è sempre un borghese".
La nudità del borghese in mezzo al deserto riflette il proprio vuoto morale, sua moglie non si dona bensì vuole possedere meccanicamente altre persone per rivivere il rapporto con l'Altro senza riuscirci, mentre la figlia come dici tu si annulla perchè non riesce ad accettare che l'Altro non ci sia più. C'è sempre comunque l'idea del possesso o di un rapporto privilegiato, connotato tipicamente borghese, che viene a mancare. Il fatto è che quello che tu vedi come una liberazione per la famiglia borghese per me è la disperazione, diciamo come i tossici in crisi d'astinenza, la quale però durerà in eterno (il panorama stesso dell'Etna potrebbe indicare uno scenario infernale, non certo paradisiaco di liberazione). Un bisogno che diventa di primaria importanza ma nè il donare una fabbrica o il proprio corpo non porterà alcun beneficio.

In Bunuel è diverso perchè non c'è il contatto con l'Altro, il virus (chiamiamolo così) si crea all'interno perchè è la stessa borghesia che lo produce. Può ristabilire l'ordine è vero, ma allo stesso tempo vivono in una condizione come di coloro che stanno sul bordo del precipizio. In Teorema il fattore patologico è totalmente esterno alla borghesia stessa ed essendo incapace di affrontarlo o di rapportarsi sarà la causa della sua distruzione.

In effetti però come hai sottolineato la cosidetta società dei consumi (che per Pasolini era anche peggio per certi aspetti al fascismo) assimilerà proprio il sottoproletariato.

Ps: Lo vedi che ogni tanto qualche discussione interessante e costruttiva si riesce a farla ancora in area commenti?
Zero00  05/01/2010 18:31:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ok, siamo arrivati ad un punto certo: per pasolini, alla fine, c'è la distruzione della borghesia. Questo è il punto principale: tu lo vedi come un evento negativo e poco consolatorio, io invece al contrario. Stiamo parlando di una rivoluzione che scardini dalla base i fondamenti della società borghese.
L'estraneo è la sessualità, la libertà, la vita nel senso stretto del termine. Entrando in contatto con una realtà borghese che nega tutte queste caratteristiche, la scardina, la rivoluziona. A questa "rivoluzione" sopravvive solo chi accetta di tornare in contatto con l'intimo, il naturale, il sessuale (la serva).

Il problema è che per pasolini non è un evento negativo e per questo non c'è pessimismo: forse non è consolatorio come avevo detto inizialmente ma viene individuata una possibilità di cura (appunto il sottoploretariato).

Il pessimismo ci sarà quando, come dici tu, il sottoploretariato verrà assorbito e scomparirà.

La cosa che può creare più dubbi, forse, è l'appartenenza stessa di pasolini alla società borghese.

(sì, fa piacere ogni tanto parlare di qualcosa di interessante e in questa maniera aperta e civile)




The Gaunt  05/01/2010 22:47:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ovviamente dal punto di vista borghese è un evento negativo e al contempo era l'augurio di Pasolini. L'equivoco di base sicuramente è che partiamo da due punti di vista diversi: tu lo vedevi dal punto di vista del regista, io da quello dell'oggetto che il film ritrae, cioè la borghesia. La speranza dell'uno (Pasolini) e la distruzione dell'altro (la borghesia).

L'ultima osservazione è interessante, però alla fine l'appartenenza in fondo non vuol dire "essere" borghese. Senza dubbio Pasolini era unico e uno dei più grandi intellettuali, se non il più grande, della seconda metà del secolo scorso. Comunque sarebbe stata una bella domanda da fargli.
Zero00  05/01/2010 23:23:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
be, pasolini era e sapeva di essere un borghese. questa cosa lo tormentava forse, chissà, dalla poesia a gramsci si intuisce qualcosa, o da l'usignolo della chieda cattolica.

A parte questo alla fin fine stiamo dicendo cose complementari, anche se mi chiedo a questo punto da quale prospettiva si debba analizzare un film, se da quella del regista, ricostruendo la sua poetica o da quella del film stesso, del soggetto, inteso come prodotto a se. O forse da entrambi i punti di vista.
The Gaunt  05/01/2010 23:44:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dall'idea che mi sono fatto sicuramente era una specie di peso, però aveva un senso del sacro che per un (dichiarato) non credente era piuttosto insolito. Quando dico sacro non intendo letteralmente quello cattolico, anzi.
E' da tempo che devo andare a Casarsa presso il Centro Studi Pasolini e mi devo decidere una buona volta di farci una visita, dopotutto da Treviso non è lontano.

Per come lo intendo io, generalmente la cosa centrale è il film da analizzare, poi certamente se la pellicola fa parte di un percorso di maturazione del regista, non si può tralasciare nè quello che ha fatto prima, nè ciò che ha determinato dopo, oltre ad altri fattori esterni (periodo storico, contesto ecc.) se sono importanti.
Adesso che ti preso la rece, a te l'onere e l'onore.

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Zero00  06/01/2010 00:11:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se parliamo della sacralità di Pasolini intendiamo una sacralità fisica, sensuale/sessuale. Però non possiamo dimenticare l'istruzione cattolica che l'ha estremamente infuenzato e "diviso" in un certo senso.

Anche io tendo a mettere al primo posto il film, ma parlando di Pasolini parliamo di un regista, poeta, letterato e critico, oltre che intellettuale a 360 gradi, quindi di un artista con un determinato percorso e con una poetica complessa e intricata. Teorema poi è un opera prima scritta che filmata, e la cosa si fa più complicata.

Comunque, vediamo che ne tiro fuori dalla recensione, spero di riuscire a fare un lavoro simile a quello che ho fatto con Salò, in pratica:

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