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TEOREMA regia di Pier Paolo Pasolini

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alphaville     9 / 10  28/09/2008 11:38:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Parabola amarissima, tenera e disperata e di grande forza drammatica sull'impossibilità di vivere autenticamente la propria vita e l'amore nella moderna società borghese (riguarda tutti noi, quindi), "Teorema" è innanzitutto un'opera di poesia: lo si nota dall'inconsueto e antinaturalistico uso dei colori (cfr. un segmento della parte iniziale, virato in toni opachi vicini al bianco e nero), del montaggio (l'ordine cronologico viene scardinato, ad es. l'arrivo vero e proprio dell'Ospite è posteriore alla sua prima comparsa all'interno della villa, in favore di accostamenti spiccatamente metaforici, cfr. le inquadrature del deserto etneo che ricorrono più volte a simboleggiare l'aridità spirituale del mondo borghese rappresentato nel film), dei dialoghi (spesso costituiti da spezzoni di poesie o addirittura lirici essi stessi, come nelle magnifiche scene delle confessioni fatte all'Ospite) e dei silenzi (che occupano la quasi totalità della pellicola, prova evidente di una società che non sa più comunicare).
Irrimediabilmente pessimista, Pasolini piange con i suoi personaggi la perdita materiale dell'oggetto d'amore e l'impossibilità di un suo recupero a livello spirituale-intellettuale in un mondo ormai completamente dominato da un consumismo che ci ha disumanizzati. Splendidi il commento musicale (che spazia dal lancinante "Requiem" di Mozart alle partiture di Ennio Morricone), la fotografia di Ruzzolini e tutte le interpretazioni.
Tra le scene più belle, ricordiamo almeno il già citato segmento decolorato che mostra, immersi in un'atmosfera esangue e mortuaria, i momenti più insignificanti e banali della vita quotidiana dei protagonisti, venandoli di un'indefinibile tristezza; la scena della malattia del padre, assistito dalla figlia e dall'Ospite, scandita dallo straziante "Introito" del "Requiem"; la scena della seduzione della figlia, un balletto amoroso ispirato dalla lettura di alcuni versi di Rimbaud; i monologhi-confessione pieni di verità e di disperazione; l'urlo finale del padre nel deserto.